Old Star Game 2018, Tonut : “Tanta Nostalgia per Cantù. Rimpiango ancora quei tempi”

Old Star Game 2018,  Tonut : “Tanta Nostalgia per Cantù. Rimpiango ancora quei tempi”

Un gradito e speciale ritorno quello di Alberto Tonut sabato 24 Febbraio alle ore 20.30 al Pala Banco Desio per il “derby triangolare” all’Old Star Game 2018, evento benefico, devolto alla Fondazione Operation Smile Italia Onlus, oltre alla prevendita su VivaTicket on line e nei punti vendita, si potranno acquistare i biglietti a partire dalle ore 18.00 ai botteghini del palazzetto. Si partirà con la prima sfida che sarà Cantù-Varese per poi procedere con la perdente che sfiderà l’Olimpia Milano. I quarti per ogni partita saranno 2.

 

Alberto, ha nostalgia ?

 

Molta. I tre anni che ho giocato a Cantù sono stati bellissimi e ho tanti di quei ricordi da farci un libro. Rimpiango davvero quei tempi”. Parole al miele di Alberto Tonut verso una cittadina e una società che l’aveva colto a braccia aperte sulla soglia dei trent’anni.

Alberto, triestino puro, classe 1962, ala possente dal tiro micidiale, dopo aver esordito a 17 anni con i colori della sua città e avere difeso quella maglia per cinque anni cambia mare e per 7 stagioni sarà il giocatore simbolo di Livorno. Poi la grande occasione con l’approdo a Cantù,  in una prestigiosa società che aveva vinto la Coppa Korac qualche mese prima e che era nel pieno di una rifondazione, con l’addio definitivo di Marzorati dalle scene e le partenze di Pessina e Bouie.

“Ricordo ancora quell’estate del ’91. Ero al mare in Sardegna con la famiglia quando “Toio” Ferracini, diventato mio procuratore dopo anni da protagonista sui più prestigiosi parquet, mi comunicò che Cantù era interessata a me. Una notizia che mi lusingò molto vista la storia di questo club. Non esitai un istante e terminai istantaneamente le vacanze per presentarmi il prima possibile, con grande entusiasmo, alla corte del “Sciur Aldo Allievi”.

Sin dai primi giorni avevo capito di aver fatto la scelta  giusta per la serietà della società e la disponibilità di tutti nei mie confronti. La sensazione era quella di essere entrato a fare parte di una grande famiglia”.

Con i nuovi compagni Tonut entrò subito in sintonia.

“Se si hanno come compagni Pace (Mannion), “Gillo” (Gilardi), “Lupo” (Rossini), “Beppe” (Bosa) e “Rambo” (Gianolla) oltre ad “AC”  (Adrian Caldwell) come fai a non andare subito d’accordo? Era un mix di allegria e ironia e certe volte anche di goliardia. Ma in allenamento nessuno sgarrava. Insomma era bello stare insieme, uno spogliatoio fantastico. Con  Gianolla poi si creò un rapporto fraterno agevolato dal fatto che ci trovammo coinquilini in una villetta bifamigliare con le rispettive famiglie che in  pratica sono crescite assieme”.

 

Ritroverai in panchina Coach Fabrizio Frates, come ti sei trovato ai tempi?

 

“Benissimo. Ha valorizzato al meglio le mie caratteristiche mostrando costantemente fiducia. Ha saputo trasformare quello che sarebbe potuto diventare un dualismo con Bosa, il nuovo capitano, in una splendida e complementare coppia di ali. Fabrizio poi mi ha voluto in A2 a Gorizia nel ’97 a conferma della  sua fiducia nelle mie qualità”.

 

Cosa ricordi con più piacere di quel triennio?

 

“Innanzitutto la nascita di mio figlio Stefano a Cantù il 7 novembre del 1993. Tra l’altro riflettevo proprio in questi giorni che lui ha già vinto più di me a soli 23 anni: lo scorso anno lo scudetto con Venezia e in Nazionale l’oro continentale Under 20 nel 2013. Io mi sono fermato all’oro con la Nazionale a Nantes, Europei del ’83, e a quello del ’93 ai Giochi del Mediterraneo. Lo scudetto l’ho solo sfiorato, purtroppo”. Un altro bellissimo ricordo è legato all’affetto che i tifosi mostrarono subito nei miei confronti tanto da dedicarmi uno striscione con scritto: “Tonut sindaco” e un coro confezionato tutto per me che ricordo sempre con immenso piacere: “Cucù, cucù, Pessina non c’è più, non ce ne frega niente adesso abbiam Tonut che segna più di Riva e McAdoo…”. Ricordo con grande affetto la curva, gli Eagleas, Juary e compagni. Pensate che ho ancora la sciarpa, custodita come una reliquia, che mi regalarono al mio arrivo a Cantù. E poi a gratificarmi ulteriormente ci fu la mia seconda vita in azzurro grazie alle buone prestazioni in maglia canturina. A 31 anni, in occasione degli Europei in Germania, coach Ettore Messina mi volle con sé in Nazionale”.

Capitolo derby:

“La prima cosa che mi chiesero i tifosi canturini fu quella di battere Milano e Varese, tanto per mettere subito le cose in chiaro - ricorda sorridendo Alberto Tonut -. Comunque le stracittadine non mi hanno mai fatto paura da tante che ne ho giocate sia in terra friulana in maglia Trieste e Udine contro Pordenone e Gorizia,  che toscana, quando vestivo i colori di Livorno, contro l’altra squadra di Livorno, Pistoia, Siena, Firenze. Comunque posso affermare che siamo sempre scesi in campo contro Milano o Varese concentrati al massimo e mai timorosi, e al Pianella non passava nessuno! Dovevamo vincere per la classifica, certo, ma soprattutto per i nostri tifosi perché sentivamo quanto ci tenessero e non potevamo deluderli”.

 

Hai mostrato subito un grande entusiasmo per il “Ritorno dei Miti” a Desio il 24 febbraio, con la triade più vincente della storia: Cantù, Milano,Varese, che si sfideranno in un triangolare carico di suggestioni:

 

“Non poteva essere diversamente - conclude Tonut -. Ne ho sentito parlare parecchio di questo evento e l’idea di fare un’opera solidaristica e contestualmente abbracciare compagni e avversari di un’epoca fantastica del nostro basket era un richiamo troppo forte per rinunciarvi. Ho le ginocchia provate da mille battaglie ma stringerò i denti per poter essere in campo. E già che ci sono porterò con me la sciarpa che mi regalarono gli Eagles in quella lontana ma bellissima estate del “91”.

 

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Ufficio Stampa Old Star Game

Dino Merio