La FIP elegge il presidente: Gianni Petrucci, Guido Valori o la terza via?
Alla fine il redde rationem è arrivato: da domani, venerdì 20 dicembre, si vota per il prossimo presidente della FIP che il giorno dopo, sabato mattina, verrà proclamato dall'Assemblea convocata. Lunedì scorso Piero Guerrini ha fatto la sua previsione su Tuttosport, affermando che "dai corridoi emerge il nome dell'ex presidente del CONI". E' certo che nelle ultime settimane Gianni Petrucci non ha mancato di sbandierare ai quattro venti di avere in tasca l'80% dei voti. Eccesso di sicurezza o paura delle urne al punto di voler condizionare gli indecisi? A Roma c'è un detto: chi entra papa in conclave esce cardinale. Quello che è quasi sicuro sono le posizioni dei comitati regionali, quello che non è certo sono le posizioni di tecnici ed atleti che potrebbero cambiate l'esito della votazione. In fondo, nei corridoi citati da Guerrini qualcuno avrebbe tentato in tutti i modi di invalidarne il voto senza successo, e gli elettori questa mancanza di rispetto se la potrebbero ricordare.
Il presidente uscente non avrebbe nemmeno dovuto essere candidato a questa tornata elettorale, se non che la politica ha fatto anche a lui il regalo di permettergli di correre a una condizione: prendere il 66,6% dei voti. Troppo facile, dirà il lettore, visto che quattro anni prima aveva preso il 90... Dal momento che in politica non si fanno regali, tanto meno se uno non li chiede, non abbiamo idea di quanto costerà alla pallacanestro e agli sport italiani questa generosità della politica. Noi pensiamo che qualcuno si sia accorto in questi ultimi quattro anni, che l'andazzo di gestione è andato sempre peggio, che non abbiamo aspettato la comparsa di Valori per dire che era un suicidio trasmettere la Nazionale sul satellite e non in chiaro (a proposito non hanno mai offerto un dato di audience, il che dice tutto), che il femminile andava ramengo come numeri di atlete e financo di società, che la giustizia federale era talvolta, diciamo obliqua, che un Consiglio Federale quasi sempre di brevissima durata non poteva fare altro che ratificare le decisioni senza discussione, che il presidente era talmente impegnato con la Salernitana calcio da non poter presenziare alle manifestazioni FIP. Per non parlare della burlesca gestione del caso Banchero.
Petrucci ha anticipato la sua campagna elettorale mandando in giro per l'Italia Datome e Trainotti a raccattare claque; dei campetti promessi nemmeno un cantiere avviato eppure ne vorrebbe fare 100; e il femminile durante questa estate elettorale ha assommato perdite ancora più grosse, compreso l'avvallare l'iscrizione di una società priva dei requisiti alla serie A. Nemmeno in campagna elettorale ha mantenuto una promessa, e questo qualcuno potrebbe ricordarselo nell'urna. E' probabile che Guido Valori non prenderà il 50,1% dei voti ma questo ha relativa importanza. Nel caso Petrucci non arrivasse al fatidico 66,1% dei voti si andrebbe a nuove elezioni, sempre gestite dal presidente uscente ma senza lui come candidato: la terza via. E allora si correrebbe o con il solo Valori o con l'emergere di un altro candidato. Nei corridoi di Guerrini si dice che Petrucci spingerebbe alla corsa Luigi Datome. Fosse l'ex campione del Fenerbahçe e dell'Olimpia Milano o fosse un diverso candidato, ci chiediamo chi avrebbe il coraggio di presentarsi come il burattino del vecchio politico, ma questa sarebbe un'altra storia.