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La parabola discendente di Bargnani. Nel 2006 conquistò gli americani, ora la possibile fuga

di Alessandro Palermo

L'incredibile parabola di Andrea Bargnani, da chiamata numero uno al draft del 2006 a giocatore poco apprezzato negli States. La prima scelta assoluta dei Toronto Raptors ha sicuramente avuto un buon inizio di carriera nella lega più importante al mondo, per poi però prosciugarsi verso un rapido declino. E pensare che "Il Mago" era, degli italiani presenti in NBA, il giocatore a godere di più stima dagli addetti ai lavori. Il romano era partito col botto, ingranando abbastanza in fretta, dimostrando che in quel contesto poteva starci benissimo. Mentre Bargnani aveva addosso gli occhi dell'America intera, un certo Marco Belinelli (approdato negli USA l'anno successivo) faticava terribilmente a Golden State nel biennio 2007-2009, prima di passare anch'egli a Toronto per trovare, però, ancora meno spazio. Analizzare ora quella situazione, di quegli anni, fa decisamente effetto per come sono andate le cose. Bargnani, cinque anni fa, si divertiva a distribuire ventelli in giro per gli Stati Uniti. "Il Beli", invece, non trovava fortuna neanche in Canada e prese addirittura in considerazione l'idea di abbandonare l'NBA, per fare ritorno in Europa. Bargnani iniziò la sua era americana con 11.5 punti di media in 65 incontri nel suo anno da rookie, fino ad arrivare alla stagione 2009/2010, nella quale giocò 80 partite su 80 da titolare con 17.2 punti ad allacciata di scarpe. In quella stagione Belinelli, arrivato ai Raptors con grosse motivazioni, ma relegato in panchina a guardare il suo connazionale dominare in campo, non poteva sapere però che presto le cose sarebbero cambiate a suo favore. L'anno successivo Marco lascia il Canada Center per accasarsi a New Orleans. Quella stagione, invece, per il Mago fu straordinaria: venne nominato capitano della squadra e, di fatto, leader dopo la partenza shock di Chris Bosh direzione Miami, facendo ancora meglio dell'anno precedente. 21.4 punti di media in 66 gare, con la perla del Madison Square Garden dove l'ex Treviso ne mise 41 contro i New York Knicks di Danilo Gallinari. Ora però, riavvolgiamo la pellicola e torniamo ai giorni nostri. Cosa notiamo? Niente, semplicemente che la situazione e le sorti dei due giocatori si sono completamente rovesciate. Il film ha un'altra trama, un altro protagonista, un altro finale. Belinelli è passato dall'essere "uno qualsiasi" a diventare uno dei migliori tiratori del campionato numero uno in assoluto, vincendo per altro anche il "Three Point Contest" nell'All Star Game del 2014. Nello stesso anno, Marco si è seduto sul trono del mondo della pallacanestro vincendo l'anello con San Antonio, sfidando e battendo King James, costretto ad abdicare. Belinelli si è preso la sua rivincita sul mondo, su tutti quelli che in Italia lo criticavano e, fidatevi, erano tanti a disprezzare quello che oggi è il nostro simbolo oltre Oceano. A Bargnani, invece, dopo aver lasciato Toronto per New York prima e Brooklyn poi, è andato tutto storto, complice anche qualche infortunio di troppo. Alla prima scelta del 2006 non resta che sperare di "raccattare" un misero contratto in una qualsiasi franchigia, perchè il suo sogno, in fondo, è quello di rimanere negli States a dimostrare a tutti quanto vale ancora. Certo che una fine peggiore Bargnani non poteva proprio averla, il triste declino di un giocatore arrivato in America con un milione di buoni propositi e di premesse importanti. Il 28 giugno del 2006, "AB", fu il primo europeo della storia ad essere stato scelto alla prima chiamata del draft. Mentre, oggi 24 febbraio 2016, potrebbe chiudersi la sua carriera a stelle e strisce per fare ritorno nel vecchio continente. Attendiamo il grande ritorno del Mago, la nostra Nazionale ne ha bisogno.


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