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Lega A - Aquila Trento, questa sconosciuta. Ma a turno tocca a tutte diventare Cenerentola

di Umberto De Santis

Fa male. Fa così male questo campionato di serie A col "Vulnus" delle diciassette squadre, che la Lega si ricorda tutte le settimane di omettere dal calendario delle partite di segnalare la squadra che dovrà sostenere il turno di riposo obbligatorio.

Il frutto avvelenato di un allargamento del numero di squadre mal ponderato - eppure qualche Cassandra li aveva avvertiti, i capitani del Vapore - seguito dalla rincorsa al consenso tra Bianchi e Petrucci - qualcuno in cima alla piramide se le dovrà prendere pure le responsabilità, no? - ha generato un mostro per cui ogni settimana sparisce mediaticamente dal martedì al martedì successivo una formazione di serie A.

Prima della necessaria segnalazione abbiamo aspettato di vedere se fosse stata una dimenticanza o una scelta deliberata. Buona la seconda. E non ce ne voglia l'Aquila Trento se la citazione nel titolo dell'articolo è toccato a lei.

Si sarebbe potuto discutere dell'indubbio vantaggio concesso al tecnico della Nazionale Sacchetti, che la sua Vanoli non l'aveva vista praticamente per tutta l'estate al saldo di un paio di scrimmage, di cominciare il campionato alla seconda giornata.

Oppure del fatto di piegarsi alla EuroLeague permettendo all'Olimpia Milano di saltare il turno del 26 dicembre - niente panettone per Messina: sarà in campo a Mosca dal CSKA - con quattro partite in dieci giorni a cavallo del Natale (19 dicembre Valencia in casa; 22 Trento casa; 26 CSKA fuori; 29 Virtus Bologna fuori) per quello che potrebbe diventare un incubo.

Ma questa serie A ha bisogno che si parli di lei? Le affettate dichiarazioni di grande successo dei mesi scorsi possono abbindolare il pubblico dalla attenzione scarsa, non certo chi si occupa di marketing e pubblicità e deve spendere bene i soldi che le aziende gli affidano. Tanto è vero che le azioni di rilancio si sono studiate, a Bologna, le commissioni per invertire la rotta stanno lavorando, ma i risultati latitano.

Anzi, uno è arrivato e stavolta ce ne vogliamo prendere una parte del merito. Avevamo scritto nella passata stagione che il rotocalco infrasettimanale  "LBA On Air" di Guido Bagatta era una avventura editoriale obsoleta, velleitaria e fallimentare. Lo dicevano i numeri. Cane non morde cane, per cui le nostre piccole considerazioni non sono state seguite da un dibattito pubblico dei grandi giornalisti italiani.

Ma il silenzio ha pagato, perché in questa stagione i vertici di Legabasket non hanno continuato nell'esperienza nè l'hanno riproposta con un'altra grande firma del nostro giornalismo. Noi non ci saremmo offesi certamente con il cambio del conduttore, e non vogliamo sapere se sia un problema di format (le idee per svilupparle bisogna averle e spesso non basta nemmeno...) o di mancanza di fondi da investire in proposito.

Il problema è anche che chi ha responsabilità vuole evitare di farlo sapere in giro. Abbiamo dirigenti e uffici stampa abilissimi nell'arte della "excusatio non petita" ma abilissimi nello scansare la discussione sui problemi reali sul tappeto. Pensare solo al proprio orticello alla lunga non paga. Perfino a Cincinnato - uno che voleva stare solo tranquillo - toccò di andare in guerra per farsi gli affari suoi.

Legabasket oggi dimostra di non saper fare sistema. E questa settimana il conto lo paga l'Aquila Trento. Che si adegua, e a parte il doveroso comunicato della partita di EuroCup, muore mediaticamente fino alla ripresa degli allenamenti martedì prossimo. A meno che, letto questo articolo, qualche furbo informatizzatore consigli la pubblicazione di quattro righe retrodatate. Alle 10:43 l'ultima news era su Malaga. Andate a controllare, amici, chissà che le visualizzazioni sul sito possano avere una impennata!


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