Pallacanestro Varese: c'è davvero da riformare la giustizia sportiva?
Per un giorno, domenica 16 aprile, la pallacanestro giocata in serie A ha preso il sopravvento su carte bollate e riti processuali e, con un pizzico di fortuna e forse con qualche scelta azzeccata nel finale di gara, la Pallacanestro Varese ha risposto sul campo a chi la vedeva già defunta e retrocessa dopo la penalizzazione.
Abbiamo il deposito delle motivazioni, per una volta velocissimo (ricordiamo che in passato il Tribunale Federale il tempo a disposizione se lo prendeva tutto) anche perché l'inizio dei playoff incombe - al via il 13 maggio - e di irregolarità ce ne sono già abbastanza da vagliare per rischiare di aggiungere anche un rinvio dagli effetti catastrofici.
Una domanda che alcuni si sono posti negli ultimi due giorni è sull'utilità di far uscire il bubbone proprio adesso. Forse sarebbe stato meglio attendere la fine del campionato, dicono quelli che ci sembrano più convinti di dire qualcosa che faccia figo agli occhi dei tifosi piuttosto che desiderosi di venire a capo della faccenda. Ci sono pure i legittimi interessi delle altre squadre, non crediamo sia possibile scegliere un "momento giusto".
A Varese dell'esistenza del problema lo sapevano dal 2019, da quando non avevano pagato, a torto o ragione non interessa in questa sede, gli emolumenti del giocatore Tepic. E in seguito questa mancanza è stata spazzata via dall'ordine del giorno come della polvere sotto il tappeto. E' stato un errore gravissimo anche se comprendiamo le difficoltà di dirigenti e Consorzio di sopravvivere al Covid e alle sue conseguenze.
Tutto il processo del Tribunale federale è validato da una sentenza del BAT puntuale nella descrizione dei fatti e nelle date. Il presidente Vettorelli, in quanto tale, ha certificato alla Com.Tec. fin dalle comunicazioni obbligatorie sul terzo trimestre 2019 e poi per i campionati 2020-21, 2021-22 e 2022-23 l'inesistenza del debito. Ha pure evitato di costituirsi a Losanna: per farlo occorreva presentarsi con almeno due persone più un avvocato da pagare, e allora tanto valeva pagare la seconda rata da 10.000 euro. Confesserà mai che in cassa non c'erano?
In tutto questo bailamme siamo stati aggrediti dalle opinioni su presunte "interferenze" federali e su ipotetiche "volontà oscure di danneggiare la Pallacanestro Varese". E perfino invocazioni di riformare subito "la giustizia sportiva". Invece le motivazioni della penalizzazione ci appaiono molto puntuali e daranno filo da torcere alle argomentazioni degli avvocati difensori. L'unica cosa coerente che riconosciamo a certi dirigenti è di aver pervicacemente cavalcato il rinvio del problema finché non è arrivato l'argentino Gigante Buono a cacciare i soldi.
Infine, dobbiamo un doveroso ringraziamento ai signori Romagnoli, D'Andria e Coppola. Per chi non sapesse chi sono, si tratta dei tre giudici che, mossi a pietà, hanno considerato di non far retrocedere Varese in A2 come da richiesta della Procura ma si sono limitati a rendere impossibile la conquista dei playoff come condanna per aver nascosto per tre anni il contenzioso con Tepic che per tre volte avrebbe impedito l'iscrizione del club alla serie A.
Casualmente, però, si tratta dello stesso collegio giudicante che ha spedito all'inferno l'Eurobasket Roma con la sentenza del 20 luglio 2022, azzerando quella al momento più importante società capitolina. Un club che non aveva reiterato alcun reato, e che era in possesso dell'accordo con il giocatore prima che la FIP fosse a conoscenza della causa pendente al BAT. Procura e Tribunale hanno istruito e portato a termine un processo in 21 giorni cercandosi le carte, mentre per condannare Varese ci sono voluti oltre 4 mesi usufruendo di un racconto completo ed esaustivo fatto dal Tribunale di Losanna. Due pesi e due misure? Figli e figliastri? Non è questo il nostro mestiere. Non vorremmo però che queste considerazioni arrivino alle orecchie del TAR del Lazio. La magistratura civile ha già messo le mani su questa querelle Eurobasket, adesso potrebbe entrare a piedi uniti in casa del CONI.