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EuroLeague - Olimpia Milano è a Tel Aviv: stasera grande match contro il Maccabi

di Redazione Pianetabasket.com

Mediolanum Forum ore 08.45 – Il pullman dell’Olimpia si lascia alle spalle la sede per dirigersi verso l’aeroporto di Malpensa. Non c’è traffico – la giornata festiva aiuta -, non c’è ancora Dada Pascolo – resta a casa a lavorare – ma ci sono code lunghissime per il check-in – abbastanza usuale nei voli El-Al, la compagnia di bandiera israeliana, scrupolosissima in materia di sicurezza – e poi al controllo passaporti almeno per i possessori di passaporti extracomunitari. Ci sono sempre episodi curiosi come il viaggiatore che ai controlli di sicurezza vorrebbe convincere l’addetto a lasciarlo passare con due bottiglie di vino da un litro nel bagaglio a mano. Il volo decolla alle 11.50 per quattro ore spese in aria e un’altra smarrita a causa del fuso orario.

Ben Gurion Airport ore 16.26 – Si atterra con quattro minuti di anticipo. Poi il controllo passaporti potrebbe richiedere ore se il Maccabi non si adoperasse per garantire alle avversarie un trattamento di favore. Cosi l’intera operazione si esaurisce in una mezz’ora. Il problema è il traffico che costringe a superare un ingorgo autostradale per giungere a destinazione.

Leonardo Hotel ore 18.10 – Ci troviamo a tre chilometri dalla costa ma in una zona trafficata a 10 minuti scarsi di pullman dall’arena. L’hotel è lo stesso di sempre, una torre imponente con un bar-ristorante italiano nell’atrio. La squadra consuma uno snack veloce, frutta e verdura insieme a riso bianco e petto di pollo. Alle 19.20 scatta la riunione tattica seguita dalla partenza per l’allenamento.

Menora Mivtachim Arena ore 19.45 – Una volta si chiamava Yad Eliyahu poi sono arrivati i “naming rights” e naturalmente è cambiato tutto. L’impianto venne inaugurato nel 1963, poteva contenere solo 5.000 spettatori e non aveva copertura. Nel 1972 venne coperto e fu aggiunto un secondo anello. Poi ha vissuto numerose operazioni di make-up e adesso mostra i suoi 55 anni solo dall’esterno. Può ospitare 10.383 spettatori. L’Olimpia arriva alle 19.45 durante la parte conclusiva dell’allenamento del Maccabi. Itay Segev è l’unico giocatore rimasto della squadra dell’anno passato della quale faceva parte Andrew Goudelock. Ora si basa molto sul talento delle due guardie, Pierre Jackson che è stato MVP della settimana nel Round 1, un giocatore velocissimo, da contropiede, e Norris Cole che normalmente parte dalla panchina ma è un terrificante realizzatore. Jackson e Cole giocano spesso assieme anche se Michael Roll (tiratore puro) e DeAndre Kane (atleta da uno contro uno) hanno quasi sempre la prima “chiamata”. DeShaun Thomas, un mancino, gioca sia da 3 che da 4, apre il campo ma ha anche fisico. Il 4 titolare è il giovane Jonah Bolden, scelto da Philadelphia nell’ultimo draft. È pericolosissimo a rimbalzo d’attacco. Dentro l’area i due intimidatori sono l’ucraino Artsiom Parakhouski e Alex Tyus. Tutti e due stoppano molto, Parakhouski è un temibile rimbalzista offensivo mentre Tyus sa correre e arrivare da rimorchio come anche Bolden. La rotazione la completano la guardia John Di Bartolomeo e l’alona Jake Cohen che sugli scarichi può fare male.

 



 

 

Press Room ore 20.00 – C’è sempre un interesse morboso sul basket a Tel Aviv così il ritorno di Goudelock e quello in Israele di Simone Pianigiani è oggetto di estrema attenzione. Per smaltire le richieste viene organizzata una conferenza stampa prima dell’allenamento. “Non mi sorprende che il Maccabi abbia cambiato tanto, per quanto mi riguarda capisco che esiste una parte del basket che è business. Sono contento di essere dove sono. Sarebbe falso dire che non sono stimolato dal tornare in questo impianto e come tutti i miei compagni ho grandi motivazioni per questa stagione”. Il Coach parla subito dopo: “In Israele sono stato un anno ma è stato bello e intenso. Ho lasciato Gerusalemme solo per un progetto sportivo importantissimo che è legato ad una visione di prospettiva lunga. Questo è il primo passo per entrare stabilmente in futuro tra le prime otto squadre d’Europa. Non sono tornato in Italia solo perché sono italiano, ma per il progetto. Ho trovato in società ragazzi giovani che trasmettono entusiasmo, strutture del primo livello, una visione pluriennale e un proprietario che si cura molto del modo di lavorare prima che del singolo risultato. E’ quello che volevo: alla mia età ho la fortuna di poter scegliere. Sappiamo che domani qui dentro non sarà semplice per l’atmosfera e poi perché il Maccabi è sempre il Maccabi e sta giocando con fiducia. Gerusalemme? Non sarebbe corretto parlare di quello che stanno facendo ma l’Hapoel oggi è un club importante a livello europeo, vale l’EuroLeague e questo concetto vale molto di più di una o due sconfitte. La squadra è stata costruita bene, il coach è esperto, qualche sconfitta può starci”. In campo l’allenamento dura circa un’ora e 40. Poi si torna in hotel, cena e via all’attesa della battaglia di giovedì.


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