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ESCLUSIVA PB - Elisabetta Tassinari “Un onore per me giocare in maglia Virtus”

di Vera De Biasi

Eccoci come ogni Venerdi con una nuova puntata della rubrica Focus sulla Serie A femminile. Questa settimana si è raccontata ai nostri microfoni  la capitana della neopromossa Virtus Bologna, Elisabetta Tassinari, che ha accolto con grandissimo entusiasmo la nostra proposta. 

La guardia classe ‘94,si appassiona alla pallacanestro fin da piccolissima. Muove i primi passi nelle giovanili del basket Cavezzo per poi ritornare nella sua amata Bologna dove ha disputato varie stagioni nel campionato di Serie A2. La scorsa stagione  recita un ruolo da protagonista per la storica promozione in Massima Serie del Club Bolognese, senza fermarsi nemmeno di fronte alle difficoltà del Club ma anzi stupendo tutti con il suo gioco (14.4 punti di media in 37 gare). Per questo viene considerata un perno fondamentale dalla società , e le viene affidata la fascia di capitana nella sua stagione d’esordio in Serie A. Ha inoltre collezionato diverse presenze con le rispettive nazionali giovanili  dall’ under14 all’ under20. 

Quali sono le tue emozioni  dopo le prime partita giocate in Serie A con la tua Bologna? 

Scendere in campo per la prima volta in A1, con la maglia della Virtus Bologna è stata un’emozione che difficilmente scorderò, a prescindere dal risultato delle prime partite. Ancora stento a realizzare di avercela fatta. Non potrei definirla una fortuna perché abbiamo lottato tanto per conquistarla, ma di certo è un onore vestire quella maglia.

Non è stato un avvio di stagione molto convincente per la squadra. Cosa secondo te non ha funzionato e su cosa dovete migliorare?

Purtroppo si, una sola vittoria   su sette gare si può definire un inizio alquanto complicato. Sapevamo non sarebbe stato facile approcciare il salto di categoria, in un campionato di alto livello che vede 3 o 4 squadre quasi “imprendibili” ed il resto delle compagini, a mio parere, sullo stesso livello. Ogni partita per noi è una finale e purtroppo il calendario non ci ha finora agevolate, avendo disputato due sole gare tra le mura casalinghe. È mancato quell’amalgama di squadra imprescindibile se si voglia vincere: ritengo che la nostra squadra schieri personalità e giocatrici di grande talento, che necessitino di essere inserite in un sistema che coinvolga tutte, alla condizione di essere disposte, alle volte, a sacrificare la propria soddisfazione personale, a favore di quella della squadra. Pur nella nostra innegabile difficoltà attuale, percepisco grandi margini di miglioramento: credo ci sia un’alta percentuale di potenziale da dovere ancora sfruttare, alla quale si accompagna la volontà di miglioramento da parte di tutte. Ce la faremo. 

Come ci si sente ad essere considerate un pilastro fondamentale della squadra?

È bello avere delle responsabilità: senza queste non esisterebbero le soddisfazioni. Mi sento importante per la squadra, a maggior ragione per il ruolo di capitano che mi è stato affidato: il mio obiettivo è tramutare il peso della responsabilità di indossare la maglia virtus in energia e voglia di vincere; non è così immediato riuscirci. Cerco di aiutare la squadra, partendo dalle cose utili, senza guardare numeri o statistiche. Cerco di trasmettere con l’esempio un atteggiamento positivo e vincente, nella certezza che il resto delle cose, con l’impegno quotidiano, vengano da sè. 

Come hanno gravato su di voi atlete i problemi della società del passato finale di stagione? Cosa è cambiato nel giocare in maglia Virtus?

Lo scorso finale di stagione è stato un momento di svolta per noi, come giocatrici, ma soprattutto come persone: vincere il campionato in una situazione così difficile, ci ha dato la consapevolezza reale che una squadra compatta e unita, una squadra vera, possa trionfare a discapito di ogni complicanza. Quella vittoria è un tesoro che porteremo per sempre con noi. 

Quest’anno siamo professioniste, è tutto molto diverso. Abbiamo la fortuna di affrontare un campionato di A1 con una maglia così importante... la nostra sfida è quella di alzare la qualità tecnica del nostro gioco, senza mai venir meno a quei valori morali e a quella forza di spirito che ci hanno sempre guidate negli scorsi anni e che, in fin dei conti, sono stati il segreto delle nostre vittorie. 

Descrivi cos’è e quanto vale per te la pallacanestro.

La pallacanestro per me è amore e odio. È gioia e sofferenza. È caduta e rinascita. Nella mia carriera sono sempre dovuta passare attraverso grandi difficoltà per assaporare ogni piccola o grande vittoria. La pallacanestro, per me, è l’attimo prima di entrare in campo, un groviglio di emozioni fortissime, di adrenalina e felicità. Allo stesso tempo la mia pallacanestro è l’istante dopo una sconfitta, magari di un punto allo scadere: un groviglio di sofferenza, di delusione, di “chi me lo fa fare?” . Cado, a volte sbucciandomi il ginocchio, a volte rompendomelo proprio... ma trovo il modo e mi rialzo. Ancora una volta. Sicuramente non l’ultima.

Questo è la mia pallacanestro. 


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