.

Virtus e il caso Cacok, l'avvocato Grassani: «Senza precedenti. Convinceremo l'EuroLega»

di Redazione Pianetabasket.com

La scorsa settimana la Virtus Bologna ha annunciato la risoluzione del contratto con Devontae Cacok attraverso il Collegio Arbitrale della LBA. Di fatto lo statunitense non è più un giocatore della Virtus ma solo in Serie A e non in Europa. L'avvocato della Virtus, Mattia Grassani, ha fatto il punto circa la situazione a Massimo Selleri de Il Resto del Carlino. "Non c'è nulla di personale e per il club è stata una decisione difficile, ma la Virtus Pallacanestro ha esercitato un diritto sancito tanto dal contratto individuale di lavoro stipulato con Cacok quanto dall'Accordo Collettivo vigente tra società di Serie A e giocatori professionisti. In entrambe le previsioni viene riconosciuto al club il potere di rivolgersi al Collegio Arbitrale e richiedere la risoluzione del rapporto in essere con l'atleta che sia risultato inabile alla prestazione sportiva e alla preparazione tecnico-atletica a seguito di infortunio protrattosi per un periodo ininterrotto di 7 mesi e mezzo. Il ricorso per ottenere la risoluzione è stato proposto il 30 settembre scorso, trascorsi oltre 9 mesi dall'incidente di gioco, senza che, anche all'attualità, il problema fisico si sia risolto. Inoltre, va tenuto presente che il Collegio si è pronunciato all'unanimità, tre voti a zero, a favore della domanda proposta dalla società per cui Cacok, dal 30 settembre scorso, non è più tesserato per la Federazione Italiana Pallacanestro e il suo contratto non ha alcuna validità".

In EuroLeague il contratto resta però valido. "Questo è il vero tema da risolvere: se l'atleta non può rendere la prestazione per inabilità fisica, ciò deve valere tanto nel nostro paese quanto nel contesto continentale. Per tali ragioni la Virtus farà valere i diritti riconosciuti dal Collegio Arbitrale anche in Europa, onde ottenere l'estensione dell'efficacia risolutiva della pronuncia pure nella massima competizione europea".

Gli effetti di questo caso. "Questo è un caso senza precedenti. La sentenza restituisce alle società quella forza contrattuale, sindacale e gestionale che compete loro. Il rapporto Club/atleti è squilibrato a favore di questi ultimi e i proprietari devono fare quadrato per contare maggiormente, in tutte le sedi. Ormai, la serie A, ma anche la A2 e la serie B, sono, a tutti gli effetti imprese. I soldi non durano per sempre e la pallacanestro funziona perché ci sono presidenti visionari che investono, complessivamente, centinaia di milioni di euro all'anno nello sport. Gli sviluppi del lodo Cacok possono - aggiungo - devono, produrre effetti significativi sul movimento il peso dei club, soprattutto in Europa. Non più e non solo doveri, ma anche diritti che tutelino gli ingenti investimenti delle proprietà. Diversamente, imprenditori del calibro di Armani, Zanetti e Gherardi, saranno sempre più isolati. Bisogna partire dal concetto che senza le società lo sport, nella sua totalità, dalle bocce al football, è destinato a implodere".


Altre notizie
PUBBLICITÀ