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LBA - David Moss spiega perché “Il basket non è uno sport per fighetti”

di Redazione Pianetabasket.com

Arrivato a 40 anni, David Moss ha appeso le scarpe al chiodo e si è reinventato, insieme alla Germani Brescia, nel ruolo di Player development coach dello staff di Alessandro Magro. Un ruolo poco esplorato nelle società di pallacanestro italiane (c'è il solo  Veljko Perovic a Venezia a tenergli compagnia), ma che diventerà importante nei prossimi anni. L'ex Siena e Milano Moss ne ha aprlato in  una intervista rilasciata a Il Foglio il 9 marzo 2024: qui alcuni passaggi e il link per la lettura completa.

Pallacanestro globale tra Europa ed NBA. “Se si ha l’opportunità di mescolare le due cose è un vantaggio: acquisisci nuove abilità che prima magari rappresentavano una tua debolezza. In Europa e in Italia siamo un po’ dietro, ma la pagina del libro la stiamo girando tutti insieme”. 

Lo stato della gioventù. "A scuola e in palestra stiamo perdendo tanti bambini dietro al cellulare o altro, e mi dispiace. Tanti giocatori giovanissimi hanno questo pensiero: voglio essere un buon giocatore, devo fare il fighetto. Vogliono mostrare di non fare fatica. Parlano persino male all’allenatore: fino ai 20 o 25 anni non hai niente da dire, non hai fatto niente nella tua carriera, devi solo stare zitto e ascoltare. Magari l’allenatore sta sbagliando, ma devi stare zitto e ascoltare."

Leader nel gruppo a Milano e Brescia. "Gentile era troppo giovane, fortunatamente per lui c’era (Olimpia Milano 2013-14, ndr) qualche veterano come me, Keith Langford, Curtis Jerrells… Anche a Brescia, all’inizio (2015/16, ndr) era capitano Alessandro Cittadini, ma sin dal mio arrivo mi sono messo a disposizione di tutti con il mio modo di lavorare. Per tantissimo sono stato esempio senza usare la parola: negli ultimi anni ho iniziato a usare molto più la voce perché era importante. Nei momenti difficilissimi parlo molto di più: le parole servono in questi momenti, non in altri."


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