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Pozzecco: «Italia competitiva, mi fa imbestialire quando non ce lo riconoscono»

di Iacopo De Santis

Il coach dell'Italbasket Gianmarco Pozzecco si racconta a tuttotondo, le sue parole a il T Quotidiano. Si parte dall'inizio: "Quando il presidente Petrucci mi ha dato l'incarico, mi ha detto una cosa importante: che vestire la maglia azzurra è emotivamente importante, ma allenare l'Italia ti cambia la vita. Inoltre, io ho avuto la fortuna di esordire a Trieste, praticamente a casa mia, e la prima volta che ho sentito l'inno da allenatore è stato qualcosa di estremamente emozionante. All'inizio non credevo fosse possibile, pensavo che vestire la maglia azzurra da giocatore fosse unico, ma allenare questo gruppo lo è ancora di più".

I giocatori valgono più di tutto
"In partita, ho degli up e down in cui fatico a gestire la tensione, non sono proprio lucidissimo, diciamo così. Non ho mai fatto male a nessuno, ma ho fatto svariate brutte figure. È brutto da dire, ma sono fatto così. Io sono soddisfatto quando riesco a far vivere ai miei giocatori le emozioni che ho vissuto io da giocatore. Ho sempre pensato che fare il manager fosse questo, ovvero aiutare i propri giocatori nel realizzare i loro sogni. La mia gratificazione è vedere i miei giocatori felici".

I risultati dell'Italbasket negli ultimi anni
"Essere competitivo con la Nazionale, al giorno d'oggi è molto complicato. Ci sono rappresentative impensabili qualche anno fa. Noi siamo stati abbondantemente competitivi sia ai mondiali che agli europei, ma ritengo non ci sia stato pienamente riconosciuto. A me questo fa imbestialire: se non viene riconosciuto il merito, mi infastidisco. L'estate scorsa a Porto Rico abbiamo giocato molto peggio dei due anni precedenti: ci può stare dopo due estati meravigliose".


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