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Cantù e il rischio di pagare cara la stagione della continua incertezza

di Paolo Corio

Italiche bizzarrie: il PalaDesio diventa un hub per il vaccino anti-Covid, ma parquet e tribune rimangono aperte al basket. Così, mentre da una parte dei tendoni blu i cittadini “over 80” ricevono (finalmente) la prima vaccinazione, dall’altra parte di quegli stessi tendoni una Cantù che per il Coronavirus si ritrova senza il top-scorer Gaines e con lo staff tecnico più che dimezzato (out coach Bucchi e anche il primo assistente Gandini) paga a Brindisi un dazio ancora più pesante di quello fatto supporre alla vigilia dalle rispettive posizioni in classifica.

A far male all’Acqua San Bernardo, più di quei 93 punti incassati da una Happy Casa che di certo sorprenderà anche in futuro più forti avversarie con il suo potenziale offensivo, sono quei 71 punti messi a segno con grande sofferenza (40,9% dal campo), con ogni singolo canestro a sembrare una meta dell’appena concluso Sei Nazioni di rugby. Ma il vero problema, a ben guardare, sta oltre qualsiasi percentuale al tiro: risale invece in quelle gerarchie lasciate in sospeso per troppo tempo sul perimetro come sotto canestro. Chiuso già con ritardo il rapporto con Woodard, lo stesso si sarebbe dovuto fare con Kennedy, con la soluzione Bigby-Williams che a quel punto avrebbe forse lasciato posto a decisioni più ponderate. Così, invece, la squadra è andata avanti in una situazione che club dai roster più attrezzati possono chiamare “turn over”, ma che in Brianza ha avuto sinora solo il significato di una continua incertezza per i singoli e per la squadra in generale, fino all’ultima decisione di firmare il croato Radic per tagliare un sempre meno volitivo Kennedy.

Non c’è quindi nemmeno tanto da stupirsi se sul perimetro Thomas (comunque con un tabellino da 12 punti e 7 rimbalzi) è parso non solo contro Brindisi meno sicuro del giocatore visto a inizio stagione o se Bayehe (5 punti e 2 rimbalzi) è tornato di nuovo a pagare dazio nel colorato perché messo in difficoltà dalla batteria di lunghi brindisini (a partire da Perkins), ma anche dalla tensione per il nuovo confronto con Radic (12 punti, 7 rimbalzi), subito in evidenza con un semi gancio di scuola slava, seguito però da una prova da 5/11 dal campo. E quella del nuovo centro, apparso un po’ troppo preso dall’avere un ruolo da realizzatore piuttosto che dal mettersi al servizio della squadra, è l’ennesima incognita di un finale di stagione in cui Cantù deve anche fare i conti con un Leunen che appare sempre più stanco (5 punti e 4 rimbalzi, compensati da 5 assist contro Brindisi) e con un Jazz Johnson (6 punti, con 1/11 dal campo) che continua a farci pensare che nel basket di vertice ci sia sì posto per i folletti, ma solo se capaci di avere ogni volta un impatto sulla partita decisamente diverso dal suo (percentuali di realizzazione incluse).

Sul ponte sventola quindi bandiera bianca? Nossignore, da queste parti non è proprio ammesso. Ma il percorso si è fatto ancora più difficile e non possono più esserci passi falsi per arrivare alla salvezza: la vittoria interna con Trento (domenica 11 aprile alle 19,30) è praticamente un obbligo, così come quella contro Reggio Emilia (18 aprile, sempre al PalaDesio). Mentre per fare punti a Brescia (14 aprile) e a Bologna contro la Fortitudo (25 aprile), così come per chiudere in bellezza il 2 maggio in casa contro la Sassari di coach Pozzecco, ci vorrà onestamente una Cantù davvero diversa da quella vista sinora. Una Cantù con molte meno incertezze. (Paolo Corio)


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