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ESCLUSIVA PB - Matteo Librizzi: «Sogno di legarmi a vita a Varese e esserne capitano»

di Redazione Pianetabasket.com

Dopo aver chiuso la scorsa stagione anzitempo a causa di un infortunio alla spalla, Matteo Librizzi è tornato pronto per aiutare la nuova Openjobmetis Varese di coach Herman Mandole. Il tecnico argentino l'ha impiegato per 12 minuti a partita nelle prime due gare della stagione di Serie A, con il 22enne che ha chiuso entrambe le gare con plus/minus positivo nonostante le sconfitte con Brescia e Tortona. Per la rubrica "Future Stars" curata da Alberto Benadì di Parla Canestro per PianetaBasket - QUI il primo episodio con Filippo Galli,  QUI il secondo con Stefano Trucchetti, QUI il terzo con Saliou Niang -, QUI il quarto con Octavio Maretto, ecco l'intervista al play biancorosso. Dagli inizi alla Robur et Fides Varese, alla prima in Serie A, l'importanza di Roijakkers, la presenza di Luis Scola e gli obiettivi personali e con Varese, con il sogno di diventarne capitano.

Nasci e cresci a Varese, inizi a giocare nel minibasket della Robur et Fides Varese fino poi a trasferirti nella Pallacanestro Varese con cui fai tutta la trafila del settore giovanile. Oggi sei nel roster della prima squadra in A1 della OpenJobmetis, che orgoglio è per un ragazzo giovane come te che ha Varese nel cuore fin da piccolo poter combattere e difendere i propri colori? 
"Essendo nato e cresciuto a Varese ho sempre tifato la squadra della mia città infatti fin da piccolo andavo sempre al palazzetto o in curva o in tribuna a fare il tifo per i colori biancorossi.
Per me è un onore e un sogno che si avvera ogni volta che indosso la canotta di Varese e nonostante siano ormai diversi anni che gioco in prima squadra non ho ancora realizzato bene quello che ho fatto. E' un orgoglio grandissimo poter giocare per la squadra del mio cuore soprattutto nelle gare casalinghe davanti a un pubblico straordinario come quello varesino che si dimostra ad ogni partita il nostro sesto uomo in campo".

Essendo ormai in pianta stabile nel roster della prima squadra ti sei potuto e puoi confrontarti ogni giorno con giocatori di altissimo livello: che sensazione hai di questa nuova squadra pronta ad affrontare la stagione appena iniziata. Chi ti ha impressionato di più da un punto di vista tecnico fisico e chi ti ha aiutato di più a integrarti nel gruppo?
"Siamo una squadra molto giovane perciò abbiamo bisogno sicuramente di più tempo rispetto ad altri roster che hanno maggior esperienza. Le mie sensazioni sono però molto positive perché è un gruppo di ragazzi di altissimo livello soprattutto fuori dal campo, che danno il massimo ad ogni allenamento e che vogliono migliorarsi costantemente.
Tra quelli che mi hanno impressionato di più nel mio ruolo sicuramente ci sono Nico Mannion perchè è un giocatore dominante di un livello altissimo e Marcus Keene che nonostante non abbia mai avuto grande esplosività o velocità faceva delle cose durante la gara che ti lasciano esterrefatto.
Per me è una grande fortuna potermi confrontare con giocatori di questo calibro in quanto mi permette di potermi migliorare sotto ogni aspetto giorno dopo giorno.
Ad aiutarmi nell'inserirsi all'interno del gruppo non posso non citare il nostro ex capitano Giancarlo Ferrero perché sia a me che a Nicolò Virginio ci ha sempre trattato come giocatori "adulti" facendoci rispettare da tutto il gruppo squadra nonostante la nostra giovane età e poca esperienza".

Nella stagione 21-22 inizi alla Robur poi a gennaio improvvisamente arriva Rooijakkers e ti chiama in prima squadra. Raccontaci le sensazioni di quel momento e l'impatto che hai avuto in prima squadra. Quanto è stato importante Roijakkers per te? 
"Ad oggi Rooijakkers è stata la persona più importante per la mia carriera perché prima di lui nonostante fossi comunque un buon prospetto nessuno si sarebbe mai potuto immaginare di vedermi giocare in pianta stabile e non come dodicesimo del roster in Serie A1.
Fin dai suoi primi giorni come capo allenatore a Varese mi ha dimostrato grande fiducia portandomi direttamente a giocare in prima squadra ed è stata per me una sorpresa incredibile".

Ormai da anni Luis Scola opera come amministratore delegato in società. Che figura è per voi, soprattutto per voi giovani e quanto secondo te sta aiutando Varese a crescere? 
"Luis l'ho conosciuto ancora prima che iniziasse questa sua esperienza da dirigente perché nei suoi anni da giocatore a Varese io ero aggregato con la prima squadra ed è stato molto disponibile con noi giovani aiutandoci sempre sia in allenamento che in partita soprattutto quando ho esordito durante il Covid a Trieste.
Per quanto riguarda il suo nuovo ruolo sta facendo secondo me un ottimo lavoro, ha riportato un grande entusiasmo che forse negli anni precedenti si era un po' perso ma soprattutto rappresenta un punto di riferimento per tutti ancor di più per noi giovani".

Quest'anno avete un nuovo head coach Herman Mandole che dopo aver fatto prima assistente a Matt Brase nella stagione 22-23 e dopo con Bialoszewski lo scorso anno, si è guadagnato la panchina come primo allenatore. Che impressioni ti ha fatto, come ti trovi con lui e quanto stai migliorando sotto la sua gestione? ​​​​​​​
"Con Herman è il terzo anno che lavoriamo insieme [era assistente di Brase e Bialaszewski ndr], mi trovo molto bene con lui abbiamo costruito un bel rapporto anche fuori dal campo e sono molto felice che abbia un occasione così importante da capo allenatore di Varese.
Una delle cose che apprezzo più di lui è sicuramente la sua schiettezza nel dire le cose in faccia soprattutto quando c'è qualcosa che non funziona negli allenamenti o nelle partite lui non si fa problemi a dirti la sua. 
Mi piace molto la gestione che ha del gruppo e personalmente mi sta aiutando molto a farmi giocare un po' di più con la palla in mano rispetto agli anni precedenti dove avevo più compiti in fase difensiva".

Sei giovane ma sicuramente promettente e con delle doti tecniche indiscutibili. Qual'è il tuo più grande obiettivo che vorresti raggiungere durante la tua carriera?
"Il mio vero obiettivo in questo momento è quello di diventare un giocatore di Serie A a tutti gli effetti, cercando di guadagnarmi rispetto come giocatore e per questo lavoro duramente ogni giorno. Il sogno della mia carriera è legarmi a vita a Varese o comunque rimanere per più anni possibili, sperando un giorno di poter indossare la "fascia" da capitano".


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