Virtus Bologna, questi sono i piani per rimanere una grande del basket europeo
La migliore tra le novità dell'ultima assemblea dei soci della Virtus Bologna è la conferma dell'amministratore delegato Luca Baraldi. Sulle colonne del Corriere, Daniele Labanti afferma che il manager non avrebbe accettato di rimanere al suo posto in una ottica di ridimensionamento degli obiettivi che una società prestigiosa come la Virtus deve tenere sempre avanti a se. Ancor prima di essere reso pubblico, si viene a sapere che il bilancio del club felsineo avrebbe evidenziato una perdita di circa 3,5 milioni, dal momento che non erano andati in porto i tagli alle spese decisi nell'estate 2023, a cominciare dalla permanenza di Lundberg per finire alla brusca separazione con Scariolo. La copertura del passivo determinerà entro la primavera anche un eventuale ridefinizione delle quote azionarie, e se e come Carlo Gherardi possa diventare l'azionista di riferimento nominale, oltre a essere già stato il punto di riferimento silenzioso degli ultimi sei mesi.
Come sempre, urge la necessità di aumentare i ricavi. Problema ancora più grosso se parliamo di pallacanestro, vista l'inesistenza dei ricavi televisivi e del merchandising. In attesa che la nuova arena veda la luce - i naming rights darebbero un apporto non indifferente - Baraldi dovrà agire sulla compagine sociale, sia nell'opera già attiva di ricucitura con la Segafredo dell'amministratore Pietro Tosato per evitare che nell'estate 2025 sparisca definitivamente dalla maglia (la prossima settimana arriva una nuova maglia da gioco con il marchio più visibile) dopo aver tirato fuori i quattrini per confermarsi in EuroLeague, sia in quella di allargare il numero dei soci, cominciando dagli imprenditori che in estate hanno dato una mano importante a superare l'impasse provocata dalla crisi dell'impero Zanetti.