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Cantù al bivio: Bazarevich si o Bazarevich no?

di Umberto De Santis

Di troppa rivoluzione si può anche morire. L'intervento di Dmitri Gerasimenko su Cantù è stata una rivoluzione d'Ottobre made in Russia che segnerà sempre più profondamente nel tempo la società brianzola. Ma è vero anche che la "nuova politica economica di Lenin" portò alla fame il paese all'inizio degli anni Venti. Come dire che ci vogliono i giocatori buoni per fare una grande squadra, ma pensare di inserire nel gruppo un allenatore straniero senza doverne pagare lo scotto dell'ambientamento è una azione di superficialità che può dare imediate risposte negative.

Bazarevich è entrato dopo Corbani che aveva un record di 6 sconfitte e 4 vittorie. Non ha fatto molto meglio, accumulando nelle 15 gare seguenti 7 vittorie e 8 sconfitte. Le due gare vinte consecutivamente all'inizio del girone di ritorno avevano illuso più di uno, ma il trittico perso Reggio - Torino - Brindisi ha ridimensionato tutti e tutte le aspettative. La sconfitta contro Venezia ha fatto da spartiacque lanciando i lagunari verso i playoff in una classifica talmente corta che davvero portare a casa i due punti il Sabato Santo sarebbe stato fondamentale.

Ridurre il tutto a una serie di tiri aperti sbagliati come ha fatto Bazarevich in conferenza stampa non va a fondo del problema. Tanto che stamattina l'indiscrezione della Provincia di Como per un esonero di Bazarevich non ci stupisce. Si dice che il vice coach Nicola Brienza dovrebbe portare la stagione al termine. La gatta frettolosa fece i gattini ciechi?

Bazarevich SI. E' un giocatore prima (con excursus italiani a Gorizia e Trieste) e un allenatore poi di grande esperienza, uno che è abituato a trattare con grandi giocatori e può aiutare il club a uscire da un consolidato provincialismo. Pretendere che arrivasse con la bacchetta magica e farlo fuori prima che riesca ad ambientarsi e a capire un modo comunque diverso rispetto alle sue esperienze da tecnico in Russia di fare il basket sarebbe come darsi la zappa sui piedi.

Bazarevich NO. Con gli ingenti investimenti di uomini, anche provenienti da esperienze in Russia, doveva costruire un sistema che valorizzasse meglio il singolo. La sconfitta con Venezia indica una preoccupante involuzione, anche psicologica. Gerasimenko furioso per la resa della squadra senza il carattere vincente: è il momento giusto per tagliare con il tecnico e cercarsi un general manager con cui scegliere un nuovo progetto con un nuovo allenatore.


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