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Gigi Datome a tutto campo, cinque giorni prima delle Final Four

di Redazione Pianetabasket.com

Mancano cinque giorni all'inizio delle Final Four di Euroleague, in cui giocherà un italiano alle ore 21:00 con la maglia del Fenerbahçe. Un giocatore che, forse un pò a sorpresa, si è rivelato un leader importantissimo per la truppa di Obradovic che, rispeto agli anni pur bellissimi in maglia Virtus Roma, è ad un livello molto superiore. Flavio Vanetti per il Corriere della Sera intervista Gigi Datome.

Dai Boston Celtics (e ancora prima dai Detroit Pistons) fino a Istanbul, sponda asiatica del Fenerbahce, per mettere le mani su quella che ci piace ancora chiamare Coppa dei Campioni. Final Four dell'Eurolega: a Berlino si comincia venerdì e Gigi Datome spera, domenica, di giocare la finale. Vorrebbe dire che un italiano può di nuovo ambire a essere re d'Europa, posto che di regine (nel senso delle squadre) non ne sforniamo più dal 2001 e che difficilmente se ne vedono a breve all'orizzonte. A proposito, piccolo Rischiatutto: chi è stato l'ultimo nostro giocatore che ha alzato la coppa? «Gianluca Basile con il Barcellona nel 2010».

Risposta esatta: il capitano della nazionale è preparato. Accordato il permesso di ordinare la sua cena a base di sushi, prima di sottoporsi all'intervista. Un sushi chiamato Final Four: non è da mangiare, è metaforico. Ma come lo preparerebbe Gigi Datome? «Miscelerei vari ingredienti e partirei da una sensazione personale, anzi da due. La prima: sarebbe un sogno scrivere la storia per il Fenerbahce e per la Turchia, che nel basket non ha mai avuto squadre campioni d'Europa. La seconda: mi piacerebbe essere uno che ha anche vinto con Zelimir Obradovic, non solo uno che ha giocato per lui».

Al rientro in Europa aveva auspicato uno scenario da protagonista: ci siamo. «Sono in linea con le attese: mi aspettavo tanta responsabilità sul campo e l'ho ottenuta. E c'è anche di più: la sorpresa migliore sta nella mentalità e nella coesione del gruppo».

La Nba è veramente un capitolo chiuso e alle spalle? «Forse sì. 0 forse no. L'esperienza americana mi ha insegnato a concentrarmi anno per anno su che cosa è meglio fare».

Lei è tornato, «Mago» Bargnani pure; e Alessandro Gentile non è tentato di sbarcare tra i «prò»: fase di crisi tra gli azzurri e l'America? «Io mi sono tirato fuori; però, come detto, i piedi non li ho tolti. Quanto al Mago, non so che cosa abbia in mente, mentre nel caso di Ale dico solo che fa bene: ha spinto parecchio il suo corpo ed è stato pure sfortunato. Ha sempre la possibilità di andare a Houston, ma deve essere una scelta sua, oltre che dei Rockets».

È davvero ancora importante giocare nella Nba? «Sì, è importante. Belinelli, Gallinari e lo stesso Bargnani hanno avuto più soddisfazioni di me. Ma non ho rivalse da inseguire e aggiungo che la cosa principale è poter scegliere».

Si avvicina l'estate dei Giochi e deU'«italian dream». «Chiedo solo che la Nazionale arrivi al preolimpico in piena salute». Ma ce la vede a Rio 2016? «Le partite secche tolgono chance ai più forti. Eppure sono fiducioso. Conterà la mentalità e conterà considerare tutti al nostro livello: vietato sottovalutare sia noi stessi sia gli avversari più deboli».

Ettore Messina è il nuovo «conducator». «Sono felice di chiudere con Obradovic la stagione dei club e di iniziare con Messina quella della Nazionale». Se la sente Pianigiani... «Non mi sgambettate, con Simone. Di lui avrò sempre un bel ricordo: mi ha fatto crescere e come Ct è riuscito a fare sì che l'Italia tornasse a essere rispettata da tutti».

Giocare a Istanbul, tra politica, tensioni e insidie del terrorismo: è complicato? «Noi siamo privilegiati, abbiamo una vita a parte anche se a volte l'attualità bussa alla porta: proprio di recente una nostra partita è stata rinviata e poi giocata a porte chiuse a causa dell'esplosione di una bomba nella città sede della trasferta. Cerco di stare distante dalla politica e da certe cose: ma non mi chiudo in casa e non cambio le mie abitudini».

Venerdì il Vitoria; e se passate, o Cska Mosca o Lokomo-tiv Krasnodar. Siete favoriti, eppure non sarà facile. Ma voi avete coach Obradovic... «È il valore aggiunto: otto titoli europei di club; ha più Final Four lui che chiunque altro, dirigenti inclusi». Ce lo racconta in breve? «Burbero, ma non cattivo. Tosto con i giovani. È una leggenda vivente, però ha sempre fame di vittorie e questo mi ha stupito. Mi ha aiutato a migliorare nelle letture offensive e in quello che serve sul campo. Forse pensate che si incazza se sbagli un tiro. No, si incazza se sbagli una valutazione. Con lui sto imparando la perfezione nelle scelte». 


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