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Il Michael Jordan prima di Michael Jordan: Charles 'Chuck' Taylor

di Redazione Pianetabasket.com

(di FRANCESCO RIVANO). A volte mi capita i parlare con qualcuno che legge i miei articoli o che ha letto i miei libri e la domanda più ricorrente è: “cosa ti porta a scrivere?” Non è facile spiegare come dietro a questo impegno ci sia la necessità di dar sfogo a un mondo di idee che hanno bisogno di trasformarsi dalla forma evanescente di un pensiero alla forma concreta dello scritto. Così come non è semplice far capire che dalle cose più lontane da un campo da basket si possano trarre spunti per poter scrivere di basket. L’ispirazione può derivare da un semplice episodio di vita quotidiana tra i più comuni come osservare un atteggiamento durante una chiacchierata, leggere una frase di un libro, guardare la scena di un film, ascoltare una strofa di una canzone; a volte può influire anche un singolo gesto quotidiano proprio come accaduto per questo articolo. Eh si perché l’idea di scrivere questo articolo nasce nel  momento in cui questa mattina mi sono allacciato le scarpe.    

C’è mai stato un Michael Jordan prima di Michael Jordan? Non sto parlando di livello tecnico e non voglio fomentare il dibattito inutile sul chi sia il più forte giocatore di tutti i tempi, anche perché ritengo che sia l’esercizio più stupido in cui si sia cimentato l’appassionato di Basket. Sto parlando di cercare un personaggio legato alla pallacanestro che abbia avuto un impatto a livello merceologico simile  a quello di His Airness nel mondo dell’abbigliamento sportivo e più specificatamente nel mondo delle calzature. Batta un colpo chi non ha ai avuto o non abbia mai desiderato un paio di Nike griffate Air Jordan. Batta un colpo chi non ha mai avuto o non abbia mai desiderato un paio di Converse griffate All Star. Per poter cercare il primo prototipo di MJ dobbiamo fare un salto indietro nel tempo parecchio lungo e unire due degli Stati Uniti d’America che hanno un legame con il gioco piuttosto importante: l’Indiana e il Massachusetts.

Charles, noto Chuck, nasce nella Contea di Brown, Indiana nel Giugno del 1901, e fin da piccolo propende per lo sport nato da pochi anni grazie all’invenzione del Professor James Naismith. Frequentando la Columbus High School capisce di voler vivere di basket e da semi professionista, una volta concluso il percorso scolastico, gioca da guardia per alcune squadre di Detroit e di Fort Wayne finché non sigla il contratto più importante della sua carriera con gli Akron (a proposito di dibattiti su GOAT) Firestone Non-Skids. Non pensate ai contratti odierni così come non pensate alle Arene gremite delle attuali partite NBA; siamo negli anni ’20 e fare del Basket l’unica fonte di sostentamento non è possibile e per questo Chuck prova a presentarsi di persona a Chicago, nella sede staccata di una delle poche aziende di calzature che strizza l’occhio al Basket nata a Malden in Massachusetts a inizio del ‘900. L’utilizzo di una suola in gomma molto pronunciata ha portato la Converse dal 1908 al 1917 a specializzarsi in scarpe che ben si adattavano alle necessita del cestista medio e Chuck intravede nell’azienda fondata da Marquis Mills il potenziale giusto non solo per poter migliorare le sue performance sportive attraverso una scarpa più confortevole, ma anche per poter dominare il mercato per gli anni a venire. È il 1921 quando Chuck Taylor entra a far parte del Team Converse e da lì in poi si apre il primo miracolo di marketing a livello sportivo. Le competenze tecniche di Chuck unite alle sue capacità di vendita che si tramutano in una strategia di marketing futuristica, portano Converse a monopolizzare il mercato e Chuck a diventare il volto di riferimento. Alla guida del Team Converse All Star Team, squadra itinerante di proprietà dell’azienda, Chuck si sdoppia nel duplice ruolo di tecnico e di venditore che lo porta in giro per gli Stati Uniti d’America per divulgare il verbo di uno sport ancora giovane e promuovere l’acquisto della scarpa perfetta per poterlo praticare. Le All Star diventano un “must have”, vengono scelte come scarpe ufficiali del Team USA durante le Olimpiadi di Berlino e vengono addirittura individuate come calzature perfette per  le truppe statunitensi durante la seconda guerra mondiale, periodo in cui Chuck, arruolato nelle forze armate, guida la squadra della base militare della Wright-Patterson Air Force.

E la NBA come si poneva nei confronti della Converse? Da quando Walter Brown e compagnia, nel 1946 decisero di unire la NBL con la BAA dando vita a quello che ad oggi è lo spettacolo cestistico della NBA, le All Star non ebbero rivali trovandosi ai piedi del 90% dei giocatori della Lega. Se negli anni ’60 non avevi ai piedi un paio di All Star della Converse non eri un giocatore cool. Il 1968 è l’anno in cui il mondo della pallacanestro si rende conto di dover rendere omaggio a colui che ha reso possibile il connubio Converse-Basket. È l’introduzione nella Naismith Basketball Hall of Fame a rendere eterno Chuck Taylor, ma è lo stesso 1968 l’anno in cui la sua vita si spegne generando quello che sarà l’inizio della fine del monopolio Converse nel pianeta Basket. L’avvento di marchi alternativi, in primis Nike, capaci di adattarsi al mercato usufruendo di tecnologie più evolute, relega Converse a un ruolo secondario, passando da scarpa icona dello sport nordamericano e icona di una cultura  punk rock che negli anni ‘80 e ’90 ha attirato l’attenzione delle masse. Questa transizione porta a una lenta ma inesorabile discesa dei profitti che costringe la Converse a chiudere i battenti finché la Nike non ha deciso di mantenerla in vita.
Oggi la All Star della Converse è ancora una delle scarpe più vendute al mondo e per chiunque di voi, allacciando la scarpa all’altezza della caviglia, si chieda di chi sia la firma che si legge nel logo circolare  su cui si staglia la stella (solitamente) azzurra, sappia che appartiene a Charles Hollis “Chuck” Taylor, il Michael Jordan prima di Michael Jordan.

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Francesco Rivano nasce nel 1980 nel profondo Sud Sardegna e cresce a Carloforte, unico centro abitato dell'Isola di San Pietro. Laureato in Economia e Commercio presso l'Università degli Studi di Cagliari, fa ritorno nell'amata isola dove vive, lavora e coltiva la grande passione per la scrittura. Circondato dal mare e affascinato dallo sport è stato travolto improvvisamente dall'amore per il basket. Ha collaborato come redattore con alcune riviste on line che si occupano principalmente di basket NBA, esperienza che lo ha portato a maturare le competenze per redigere e pubblicare la sua prima opera: "Ricordi al canestro" legato alla storia del Basket. E da pochi mesi ha pubblicato la sua seconda, dal titolo "La via di fuga" Link per l'acquisto del libro.


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