Marco Belinelli: «Dicevano che non avessi il fisico né il carattere»
Nell'intervista a Vogue Italia, oltre che a parlare delle sensazioni rispetto alla fine della carriera che si avvicina, Marco Belinelli ha parlato anche del suo periodo negli Stati Uniti d'America, dove ha giocato dal 2007 al 2020 con 860 partite giocate nella NBA. «Gli Stati Uniti mi hanno dato tanto, mi hanno fatto conoscere tante persone, mi hanno aperto. Ci sono stato bene, anche se ogni volta che venivo via da Bologna piangevo. All’inizio ero muto proprio. Non mi sentivo in diritto di parlare, finché non ho vinto. Dicevano che non avessi il fisico né il carattere, che non ero abbastanza aggressivo. Non ho risposto a parole, solo coi fatti sul campo», dice il capitano della Virtus, che aggiunge:
«Mi piace far cambiare idea a chi mi massacra, perché fondamentalmente, allo stesso tempo, non me ne frega niente: all’inizio sì, me la facevo un po’ sotto, ma poi ho imparato ad annullarmi, in campo mi astraggo, entro in un’altra dimensione, sento solo quel rumore della retina quando la palla entra che mi fa innamorare come quando ero bambino, e così faccio l’ultimo tiro della partita, quello decisivo, nella Nba o nella finale scudetto italiana come se fossi da solo al campetto, uguale. La classe è far sembrare facili le cose difficili. Per prendersi quei tiri importanti serve coraggio e io ne ho, tanto che la palla vada dentro o fuori chi vuole dirti bravo ti dice bravo a prescindere e chi vuole dirti che fai schifo nemmeno cambierà idea».