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Sassari - Luciano e Pinuccio Mele: tutta la verità, nient'altro che la verità

di Erika Gallizzi
Luciano (a destra) e Pinuccio Mele (a sinistra)

Il campionato della Dinamo è finito una settimana fa, in gara-4 dei quarti di finale play-off con l’Armani Jeans Milano. Un risultato straordinario per una neo-promossa, al primo anno della sua storia in Serie A, senza un primo sponsor e con tanti problemi vissuti e superati durante la stagione. L’ambiente cestistico sassarese è ancora elettrico, i riconoscimenti sono giustamente tanti ed a Sassari non c’è nessuno che non se li goda. Il primo a goderseli è, naturalmente il Presidente Luciano Mele, con il quale abbiamo fatto una lunga chiacchierata, parlando davvero di tutto. Una chiacchierata che, come una partita “strana”, vede una squadra pimpante nel primo tempo e poi, nel secondo, spenta. Abbiamo rivissuto l’annata sportiva, le gioie, i momenti più esaltanti e quelli più difficili. Poi abbiamo parlato della questione sponsor. Insomma “dopo l’intervallo”, stavolta anche insieme al General Manager Pinuccio Mele, ci si è fatti molto seri e dalle considerazioni su soddisfazione e felicità, si è passati all’amarezza ed al momento della verità.
- Come ci si sente “all’indomani” di un’impresa durata un’intera stagione?
“E’ una grande, grandissima soddisfazione perché all’inizio del campionato, se avessimo parlato di risultato sportivo, non avremmo mai e poi mai potuto ipotizzare di arrivare al sesto posto assoluto. Abbiamo sempre detto che il campionato di Serie A era suddiviso in diverse fasce, una inarrivabile formata da Siena, Milano, Bologna, Roma, Treviso, Cantù, poi una fascia intermedia ed infine quella più bassa. Noi ci collocavamo in quella media. Certo che, arrivare sesti a fine stagione regolare, vedendo dopo di noi squadre come Roma, che non ha fatto nemmeno i play-off, oppure la stessa Bologna, veramente è stato qualcosa di strepitoso, straordinario. Se poi si fanno altre considerazioni, tipo il fatto che per metà campionato ed anche per la parte finale abbiamo dovuto rinunciare a Diener, viene da pensare che chissà cosa sarebbe potuto succedere se lo avessimo avuto. Per carità, tutto è possibile, magari non avremmo avuto risultati migliori, però, se tanto mi dà tanto, visto che Diener ha dimostrato cosa è nel momento in cui ha giocato, magari qualcosa in più ce l’avrebbe data. Però direi che pensare di poter fare di più, dal punto di vista sportivo, sia pretendere troppo, per cui siamo soddisfatti al massimo, anche perché il nostro obiettivo è sempre stato quello di fare campionati dignitosi, soprattutto per il pubblico. Quando qualcosa va male, il mio pensiero va subito al pubblico, mi dispiace per la gente. Soffro anch’io, è vero, ma queste cose si fanno fondamentalmente per gli altri e solo in minima parte per sé stessi. L’altra grande soddisfazione è quella dei dati sulle presenze al palazzetto. Considerando la capienza dell’impianto ed il fatto che, comunque sia, Sassari è una città abbastanza piccola rispetto ad altre realtà, essere tra le prime società per numero di spettatori è motivo di grande orgoglio e gratificazione. Il nostro pubblico con il suo calore, e non lo dico solo io ma è riconosciuto da tutti, è uno dei migliori. E’ una cosa importante e ci fa molto piacere”.
- Quali erano le più grandi scommesse, i rischi maggiori che avete preso in estate, in sede di costruzione della squadra e che, evidentemente, si sono rivelate vincenti?
“La maggior scommessa, seppur relativa, è stata la scelta di Hunter. Abbiamo cercato di fare un biennale con lui, invece purtroppo non l’ha fatto”.
- E’ stato anche quello che vi ha fatto penare di più, ritardando la decisione in attesa dell’Nba e facendovi inserire una clausola di “uscita” dal contratto, qualora fosse arrivata l’attesa chiamata…
“Esatto, ci ha fatto un po’ soffrire ed era quello sul quale contavamo maggiormente. Una scommessa sicuramente vinta, e l’ha vinta in primis lui. Ora non so cosa succederà, ma sicuramente è un giocatore che durante il campionato è cresciuto moltissimo. L’altra scommessa, secondo me, riguardava i giocatori che avevano fatto e vinto con noi la Legadue l’anno scorso: Vanuzzo, Devecchi e Hubalek. I primi due l’hanno stravinta, perché hanno dimostrato che nei loro ruoli, come italiani possono starci tranquillamente. Hubalek ha avuto la sfortuna di infortunarsi, per cui non è semplice esprimere valutazioni. Certo è che chi lo ha sostituito ha fatto molto bene. E’ stato un problema di spazi perché quando Plisnic è arrivato, non gli si poteva dire di giocare due mesi e poi rischiare di lasciarlo senza squadra, fermo. Ha fatto bene, si è conquistato il posto e non sarebbe stato corretto poi toglierlo o sostituirlo. Anche Pinton era un giocatore alla sua prima esperienza in Serie A e mi sembra che abbia dimostrato buone cose. Ma la cosa bella è che i successi non sono dovuti al singolo, ma al gruppo. Ormai se non hai un gruppo, non vai da nessuna parte, se non in qualche partita isolata”.
- Hubalek non è riuscito a dimostrare qualcosa a livello sportivo, ma sicuramente lo ha fatto sotto il profilo umano, restando al suo posto, senza creare il minimo problema. Di ciò gli si deve dare atto, visto che spesso viene descritto come una “testa calda”:
“E’ un ragazzo straordinario, uno che ormai sta mettendo radici qui a Sassari e mi sa che il suo futuro, che lo vedrà di certo andare in giro per il mondo a giocare basket, avrà come meta finale la nostra città. E’ un ragazzo molto in gamba, molto affezionato e lo siamo anche noi a lui”.
- Vi aspettavate da White le meraviglie che ha fatto?
“Sinceramente sì. L’anno prima in quel ruolo avevamo Kemp, che non avevamo potuto trattenere perché, con i noti problemi legati alle sponsorizzazioni, anche la scorsa estate, inizialmente, non eravamo in grado di assicurare niente. Noi stessi gli avevamo detto di prendere le sue decisioni e, qualora avesse avuto chiamate interessanti, di non lasciarsele sfuggire perché non sarebbe stato giusto né tantomeno corretto, da parte nostra, vincolarlo senza certezze e rischiare di fargli perdere quell’opportunità. Dunque l’eredità da raccogliere era pesante, perché Kemp ha lasciato un ricordo importante a Sassari, ed io stesso lo avevo fatto notare a Pinuccio. Lui mi aveva risposto “papà, stai tranquillo, perché Kemp è un bravissimo giocatore, tutti quanti lo apprezziamo, ma il valore di White, a certi livelli, Kemp deve ancora dimostrarlo”. Anche White non aveva mai giocato in Italia. E’ capitato spesso che giocatori bravissimi siano arrivati nel campionato italiano e siano andati via dopo poco perché non sono riusciti ad ambientarsi. Ma devo dire che White è stato bravissimo. E’ arrivato alla fine un po’ stanco, ma ci sta”.
- Quali sono stati i momenti più esaltanti di questa stagione, ammesso che si riesca ad estrapolare dei tasselli da un mosaico perfetto nella sua interezza?
“La cosa bella è che individuare i momenti più positivi è difficile, perché è stato un campionato esaltante. Tolta la parentesi legata al periodo in cui abbiamo collezionato qualche sconfitta consecutiva di troppo che rischiava di mandarci in depressione, esaminandola invece con obiettività, dobbiamo considerare che ci siamo trovati in un momento in cui Diener era a mezzo servizio e forse nemmeno, Hubalek si è fatto male, Vanuzzo aveva qualche problema. Eravamo un pronto soccorso. Lì la squadra è stata brava a mantenere la serenità, senza cadere nel panico, che poi è ciò che fa maggiori danni, e superare il momento. Quindi, i momenti belli sono stati tanti. La vittoria su Siena è stata la cosa più eclatante, per cui resterà un ricordo particolare ed una grande emozione, penso per tutti e non solo per me. Ma anche con Cantù in casa abbiamo fatto una partita importante, fallendo solo l’ultimo tiro, e la vittoria su Roma resta di un’importanza fondamentale perché ci ha dato la matematica salvezza. E come non citare la vittoria in gara-1 dei quarti play-off a Milano? Quella vittoria e vedere che poi in gara-2 e gara-3, quest’ultima per 30 minuti, ce la siamo giocata, la metterei insieme a quella con Siena. Quelle squadre sono di un livello tecnico totalmente diverso, anche perché hanno dei budget che hanno niente a che vedere col nostro. Il finale di campionato, quella serie di vittorie: Bologna, Roma, Siena. E tutto senza mai montarci la testa, ma capendo sempre più che squadra eravamo. Un campionato straordinario”.
- Parlando dei momenti esaltanti, abbiamo già citato anche quello più brutto: la fase in cui la squadra ha patito tanti infortuni. E’ stata brava la squadra stessa a non disunirsi, ma non si può non sottolineare la bravura ed il sacrificio economico della società che, senza uno sponsor principale, è tornata sul mercato per portare a Sassari una pedina che poi si è rivelata fondamentale.
“Plisnic ci ha dato molto equilibrio e, cosa non secondaria, ha portato serenità nello spogliatoio. E’ un ragazzo straordinario. Dietro le quinte ci sono tanti piccoli episodi che fanno capire che è una grande persona ancor prima che un bravissimo atleta e per questo lo ammiro davvero tanto. Nel momento in cui gli è stato detto “devi saltare la partita di Siena”, lui ha accettato serenamente la decisione senza dire assolutamente nulla. Ed è facile capire quanto chiunque tenesse in modo particolare a giocare quella gara. Questo dimostra la maturità dell’uomo. Quindi io su Plisnic preferisco dare un giudizio prima come uomo e poi come atleta, perché è veramente un ragazzo strepitoso che penso ogni allenatore vorrebbe allenare”.

Passiamo ora al…secondo tempo. Abbiamo parlato delle note liete, di un campionato che è sembrato una favola, di un’escalation di emozioni che ad una settimana dalla fine faticano ancora ad affievolirsi perché troppo forti e troppo belle. Ma c’è sempre la nota dolente: la mancanza dello sponsor. Alla Dinamo sono stati accostati tanti “nomi”: Moby, Carrefour, Saras, Decathlon, Costa Crociere, Ferrero e Kinder, Meridiana, Ichnusa, De Vizia, E-On, La tazza d’oro.
- Come si procede? Ci sono novità?
“Se lei mi chiedesse quale è stata la sorpresa del campionato, purtroppo dovrei dire che è stata proprio questa, il fatto non trovare uno sponsor, anche se in genere al termine sorpresa si accostano cose positive. Quando io, prima del campionato, dicevo che non avrei voluto prendere impegni senza avere certezze, ovvero contratti di sponsorizzazione firmati, chiunque mi rispondeva “ma scusi, ma come può ipotizzare o solo avere il timore di disputare il campionato senza un main sponsor, per giunta in serie A"? Ahimè, questo è successo e questa è una grande, grandissima amarezza. Sono stati presi impegni importanti, non si può scherzare quando si parla di milioni di euro. In questo momento non c’è niente di definito. Abbiamo fatto una conferenza stampa, come sapete, il 30 marzo perché non volevamo aspettare all’ultimo momento, son passati due mesi, ma di concreto, oggi, non c’è nulla. L’unica cosa concreta è che i tempi ormai stanno per scadere. Se lei mi chiede qualcosa sul futuro, devo risponderle che non credo si possa parlare di futuro senza un main sponsor. Ma questo non solo qui a Sassari, alla Dinamo, penso che non potrebbe parlare di campionato forse nemmeno Siena se non avesse dietro il Montepaschi, né Milano se non ci fosse Armani, né Roma se non ci fosse la Lottomatica e si potrebbe continuare elencando una per una tutte le squadre. La risposta è che non dipende da noi. Senza main sponsor il giocattolo si sfascia e immagini con che dolore da parte nostra, dopo sei anni di lotte, di sacrifici per costruire un progetto per il futuro, vedere svanire tutto. E’ una cosa incredibile ed incomprensibile. C’è ancora qualche giorno di tempo ed io mi appello….”
- Qualche…quanti giorni?
“Pochi. Diciamo una settimana. Se in settimana non si sblocca qualcosa… Però, lo dico con la massima serenità, questa volta io non devo avere solo promesse…”
- Quelle pare che ci siano già…
“Tante, non sono mai mancate! Quando l’estate scorsa abbiamo iscritto la squadra al campionato, prendendo impegni non indifferenti, io ho ricevuto una telefonata nella quale mi si diceva “c’è uno sponsor pronto”. Una volta iscritti, questo sponsor è venuto a mancare. Prima ha iniziato a rimandare di due o tre giorni, poi di settimana in settimana, di mese in mese. Siamo arrivati alla fine del campionato così. Questo mi dispiace molto, per cui ora gli impegni dovranno essere scritto e non a parole, sicuro”.
- Torniamo un attimo al fatto cui accennava lei. Supponiamo che non ci interessi sapere chi fosse questo sponsor che poi si è tirato indietro. Ma si può almeno sapere quali motivi ha addotto per defilarsi da una trattativa già andata in porto?
“Molto generica: sono mancati dei presupposti aziendali. E i miei presupposti? Io i giocatori e tutto il resto dovevo pagarli. Nessuno firma pre-contratti, ti dicono che ti devi fidare. Ma io dico che non mi fido più. Mi avevano chiamato una sera alle ore 22 “c’è l’azienda pronta a fare il main sponsor”, io risposi “guardi, facciamo subito” e mi dissero “eh, domani non ce la facciamo, ma lunedì o martedì sì”. Questa è la delusione più cocente. Non ho nessuna difficoltà ad ammettere che mi sono pentito amaramente di aver iscritto la squadra in quel momento. Il campionato siamo riusciti a portarlo a termine, con risultati straordinari, però quello che io ho sofferto son cose incredibili, sacrifici inimmaginabili. In questi giorni si sentono tante cose, che sono più chiacchiere da bar che altro, del tipo “lo sponsor c’era, ma non l’hanno accettato perché volevano…”. Sono cose talmente stupide che probabilmente non meriterebbero nemmeno di essere commentate. Ma le pare che io, non dormo la notte, poi mi si presenta uno sponsor ed io dico no perché volevo due anni, tre anni, perché ho messo condizioni su questo o su quest’altro? Oppure sento dire che non ho accettato perché lo sponsor era concorrente della Ford”.
- Effettivamente si è parlato anche di un’ottima proposta di sponsorizzazione da parte di Kia…
“Hanno fatto il nome di Kia? Sono amico di una persona della Kia e avevo chiesto una mano con uno striscione come contratto pubblicitario, qualcosa. Ma nulla. Però invito chi dice queste cose a venire qui a parlarne con me, può darsi che qualcosa mi sia sfuggito. Avevo ricevuto una telefonata da un suo collega giornalista, che mi diceva “complimenti, finalmente sarà contento visto che c’è lo sponsor”. Avevo chiesto lumi perché io non ne sapevo niente e mi avevano risposto “sì, guardi, 500000 euro subito e 300000 euro dopo due o tre mesi” (era ciò che si diceva di Sisa, parecchi mesi fa, ndr). Erano solo chiacchiere, mentre gli stipendi da pagare non possono essere chiacchiere”.
“Ho avuto un contatto a Milano _ prosegue il Presidente _ Avevo rilasciato un’intervista su Sky Sport 24, il giorno dopo ho ricevuto una telefonata di un’azienda che, ascoltata l’intervista, era interessata a sponsorizzare la Dinamo. Ho dato immediata disponibilità e ci siamo incontrati a Milano. Solo che più che dare una sponsorizzazione a noi, si trattava di dare lavoro a loro. Se uno mi dice che è disposto a darmi 100000 euro, ma io gliene devo dare 150000, insomma non mi pare una buona trattativa. Il concetto era questo”.

Nel frattempo arriva anche Pinuccio Mele, gm della Dinamo e figlio del Presidente. Anche lui partecipa attivamente alla chiacchierata e contribuisce a togliere molti dubbi ai tifosi: “Non ho mai sentito nessuno di Costa Crociere, Ichnusa mi ha risposto che fa solo sagre. Abbiamo sentito Meridiana, Moby sia l’anno scorso che recentemente…”
- Moby e l’armatore Onorato si trovano in un periodo particolare della loro attività e sono in aperto scontro con la Regione…si potrebbe ipotizzare un’intercessione della Regione stessa, visto che le manovre politiche in questi casi contano eccome, per dirimere la questione e trovare un punto d’accordo mettendo in mezzo la Dinamo?
“Chiedetelo alla Regione _ sorride Pinuccio Mele _ La Regione ci è vicina, così come il Sindaco di Sassari, ma ci stiamo muovendo anche noi”.
Interviene il Presidente Luciano Mele: “Facciamo un po’ di ordine: con Meridiana abbiamo fatto due incontri, uno a Cagliari ed uno a Olbia, abbiamo mandato un progetto. Inizialmente ci è stato proposto qualcosa, ma poi la sponsorizzazione non rientrava nei loro piani, si poteva al limite prevedere qualche accordo di scontistica su viaggi. Ma alla fine non si è fatto nulla. Latte Arborea, 3A, mandato il progetto e nessun riscontro. A Moby è stato mandato il progetto due volte”.

Il gm Pinuccio Mele torna sulle voci secondo le quali tanti sponsor sarebbero stati rifiutati o perché prevedevano un impegno di un solo anno, o perché le cifre erano inferiori al milione di euro, oppure ancora perché si trattava di aziende concorrenti al campo lavorativo dei Mele stessi: “A me non fanno arrabbiare le voci che girano, ma le persone che le inventano e, in totale malafede, le fanno girare”.
- Ma che motivo ci sarebbe? Avete dei nemici che hanno interesse a parlar male di voi?
“Non lo so. Io credo di avere molti amici e sicuramente non ho fatto del male a nessuno. E se qualcuno mi dimostra, invece, che sono stato scorretto, gli chiedo anche scusa. Però lo deve dimostrare. Le voci girano tutte, si può anche inventarne una ora e si scopre sicuramente che in giro c’era già. Mi dà fastidio che scientificamente ed in malafede qualcuno dia inizio alla voce. Per esempio, io non ho mai incontrato Cellino in vita mia e qui dentro lui non è mai entrato. Semplicemente, qualche mese fa una persona mi aveva chiamato per chiedermi se poteva dare il mio numero a Lucina Cellino, che era interessata a fare qualcosa, a livello pubblicitario, nel finale di stagione, non sponsorizzazione. Lucina Cellino mi ha richiesto dei biglietti per gara-3 dei play-off perché aveva piacere di fare qualcosa su Facebook per i clienti, non glieli ho potuti assicurare, son riuscito a farle avere due biglietti di distinti per gara-4. Mi ha pagato i due biglietti e questo è stato. Non ho parlato di altro, perché ho pensato che nell’ipotesi in cui ci dovesse essere un domani, magari potremo parlare. Non ho mai avuto contatti con Kia. Non ci sarebbero stati problemi, così come non abbiamo problemi a mettere al Palazzetto pubblicità di case automobilistiche concorrenti alla nostra, e tutti possono vedere gli striscioni sui rotori. Chi ha detto questa cosa di Kia, venga qui da me e ci andiamo insieme, pago io il biglietto. Io ho la sensazione che ci sia gente che ha interesse, e non so perché, a far girare voci di questo tipo. Quando il Comitato per la Dinamo è venuto qui a dirmi che Carrefour era pronto a sponsorizzarci ed io avrei boicottato il progetto, avevo le mail di contatto con Carrefour e le ho fatte vedere, anzi le ho stampate e consegnate. Era tutto scritto: progetto, cifre, date ed anche importi di ciò che avrebbe avuto la persona che a loro aveva detto di essere il salvatore della patria che veniva per amore della Dinamo. Evidentemente, invece, non lo stava facendo in maniera del tutto disinteressata. Va anche bene, ma portami la sponsorizzazione. Invece non l’ha fatto, ha detto di essere il salvatore della patria che lo faceva solo per amore della Dinamo e ha anche detto che io non ho nemmeno risposto. Io avevo dato la risposta, avevo acconsentito alla sua percentuale, per me l’accordo era trovato ed io gli avevo detto: procedi. Tanto più che la trattativa è stata ritentata da poco ed io non avevo nessun problema di sorta e avevo chiamato questa persona proprio per dire che ero sereno, che gli avrei mandato all’istante tutto ciò di cui aveva bisogno. La risposta doveva arrivare dopo l’inaugurazione di Carrefour, ma non ho più saputo niente. Avevamo parlato anche di Decathlon e l’unica cosa che ha fatto Decathlon è stata di chiedermi se la squadra poteva presenziare all’inaugurazione del loro punto vendita di Sassari, senza nient’altro. Gli ho detto soltanto di farmi sapere a cosa pensavano per avere la squadra, non hanno risposto. Ma sinceramente andare così alla loro inaugurazione non mi pareva per niente corretto nei confronti di altri negozi che nel corso degli anni ci hanno dato una mano. E forse, visto che mi danno una mano, nel momento in cui io mando la squadra all’inaugurazione di Decathlon che non mi dà un centesimo, dovrei loro qualche spiegazione, come minimo. Ho ricevuto anche una proposta di un professionista del settore, credo fosse più o meno a giugno o luglio del 2010, che si proponeva come direttore marketing e voleva: un appartamento in uso a Sassari, una macchina in uso, non ricordo se 25 o 30000 euro per preparare la relazione di presentazione della società da presentare poi agli sponsor, 3500 / 4000 euro al mese e altro. L’ho ringraziato e gli ho detto che non era una cosa fattibile, perché sarebbe stato un impegno certo a fronte di un “poi vediamo cosa troviamo”. Forse noi sbagliamo, ma non siamo disponibili a questo genere di cose. Preferiamo rimanere artigianali. Noi siamo innamorati della Dinamo e ci mettiamo passione, impegno e sacrificio. Delle volte sbagliamo perché pensiamo che anche gli altri, o molti altri, facciano le cose con la stessa mentalità, invece spesso troviamo persone che vogliono speculare ai margini di questa realtà e la vedo una cosa brutta perché significa speculare sulla passione dei tifosi e tante altre piccole cose. Non ho mai parlato con nessuno della Kinder, né della Ferrero, sono totali invenzioni”.
- Su Ferrero si diceva che fosse stata proprio una persona della società a dirlo, appena conclusa la scorsa stagione, ovvero subito dopo la promozione in Serie A.
“Bene, allora parlate con questo dirigente, ma ho la sensazione che lui abbia solo nominato la nutella _ e sorride _ Penso che se ci fosse stato Ferrero come sponsor, lo avrei saputo. Io son sempre stato disponibile, ho sempre detto chi vuole dirmi qualcosa, venga e lo faccia, sono qui. Quando vuole, mettendoci la faccia. Perché io quando dico le cose, le dico in faccia e non ho mai problemi a farlo. Chi, invece, inventa è indegno. Poi è chiaro che girando la voce si articola, si arricchisce e tutto, ma, ripeto, a me dà fastidio chi la voce la inventa e la mette in giro per primo. Se una persona viene e mi dice “sei un cretino, non ne hai azzeccata una”, io lo ascolto, ma se uno lancia letame da dietro i cespugli, lo vedo molto vigliacco come comportamento”.
- Si dice anche che il Banco potrebbe tornare ad essere il primo sponsor…
“Il Banco ha dato la disponibilità all’importo del contratto, ovvero a quello dell’anno scorso. C’è un contratto in essere, valido per altri due anni e la cifra è quella, 400000 euro all’anno. Ford aveva un contratto annuale di 500000 euro, se ci sarà la possibilità di risolvere le cose per il campionato in corso, cercheremo di parlare con Ford per il prossimo. Sono tutti scenari da scrivere. Per E-On, aveva scritto una lettera aperta il Sindaco, una richiesta formale, per cui bisognerebbe chiedere al Sindaco se ha ricevuto risposta”.
- Ma i contatti col Sindaco voi li avete
“I contatti col Sindaco li abbiamo e infatti pensiamo che se avesse avuto una risposta, ce l’avrebbe detto. In ogni caso, penso che lui possa essere senz’altro più preciso da questo punto di vista”.

Su altri contatti, interviene nuovamente Luciano Mele: “Alla Saras abbiamo mandato un progetto ben articolato ad inizio anno, ma purtroppo niente e niente nemmeno con Tiscali”.

- Ora però non c’è silenzio totale, giusto?
“No, silenzio totale no. Stiamo aspettando. Vedremo se il Sindaco ci darà qualche risposta. Io, sinceramente, non trovo altre soluzioni. Credo che chi mette in giro certe voci sia intellettualmente disonesto. Per far capire la situazione e far capire che noi non cerchiamo alcuna speculazione, né business, ribadisco che noi fin dall’inizio abbiamo detto mettiamo tot soldi, per una questione sociale. Se, purtroppo, noi arriveremo a vendere la società, non lo faremo cercando di ricavare qualcosa, ma lo faremo al prezzo della sponsorizzazione che avremmo dovuto avere questa stagione, punto. Non ci sono aste, non cerchiamo un “miglior offerente”, noi diamo la Dinamo all’azienda che copre la sponsorizzazione di quest’anno. Noi non vogliamo avere un euro di margine. Abbiamo sempre fatto l’abbonamento, ai play-off ognuno di noi ha comprato il biglietto. Certe voci sono dolorose”.
- Una settimana di tempo e quante speranze in percentuale?
“Se devo pensare a speranze in percentuale, allora non devo pensare al passato _ risponde Luciano Mele, mentre Pinuccio dice: “Potrebbe succedere in questi giorni quel che non è successo fino ad ora”.
- Perché ci sono buone basi oppure è solo un discorso “fatalistico”?
“Buone per nulla. Riguarda per esempio il fatto che io mercoledì prenderò l’aereo e andrò in Toscana, vado a Pistoia probabilmente a buttare una giornata, ma non voglio lasciare niente di intentato. Avevo un appuntamento fissato ad Olbia nei giorni in cui eravamo a Milano per i play-off e non ho potuto onorarlo, allora ora è giusto che vada io da loro. Li incontro, sentiamo. Vado senza nessun tipo di pregiudizio o preconcetto. Mi sembra una cosa difficile, ma vado a parlarci perché se mi piace l’idea potrebbe essere una cosa interessante. Se saranno delle cose positive sarò contento. Sono chiaro, le cose le dico. E forse a volte è anche sbagliato, forse è sbagliato dire con chi abbiamo parlato e che non si è fatto nulla perché credo che le trattative siano cose riservate. E’ come il discorso “state cercando un giocatore, dovete dire chi state trattando”. Io credo che la società debba fare la società e nel farlo gestisce una serie di cose. Questo non è un reality in cui tutto deve essere necessariamente riportato. Poi a volte le cose si dicono perché difficilmente ci si rifiuta di rispondere ad una domanda, ma si rischia di creare malumori. Allo stesso tempo, se non parliamo, ci sarà sempre qualcuno che metterà in giro le voci di cui abbiamo abbondantemente parlato. Se una trattativa non va in porto, non c’è problema, pazienza, non succede nulla. Ma non si deve ricamare sopra con invenzioni e soprattutto, la verità è che tanta gente parla tanto, ma fa poco. Mi viene ancora di più da dirlo quando arriva chi dice Kia era pronto, quello era pronto e l’altro pure. Non è che a noi qualcuno è venuto a dirci “io sono pronto per 800000 euro, ma ad un milione non posso arrivare”, non è mai successo”.
Ma qui si trattava semplicemente di fare chiarezza e non polemiche. Dietro alla Dinamo c’è un popolo che vuole sapere: ora il popolo della Dinamo sa e trarrà le proprie conclusioni.
 


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