Boscia Tanjevic: «Rimpianti? Non essere riuscito a portare a Trieste Drazen Petrovic»
Nell'intervista concessa di recente a Il Piccolo nella quale ha espresso il suo pensiero sul basket di oggi e il numero di tiri da tre a partita, Boscia Tanjevic è tornato anche a parlare della sua carriera. "Cosa penso di aver lasciato? Dopo quarantasei anni da capo allenatore mi auguro di essere riuscito a lasciare un ricordo positivo nei giocatori che ho allenato. Li ho sempre considerati come dei figli, spronandoli e cercando di tirar fuori il massimo da ognuno di loro. Essere un maestro, per me, significava questo. Riuscire a essere una guida sul campo ma non solo, l'obiettivo era cercare di educarli e proteggerli nel loro percorso di crescita", dice Tanjevic.
Parlando dei giocatori di maggior talento allenati dice: "Tanti, ma il ricordo più bello è legato a Michael Jordan. Siamo stati tre giorni insieme in Valtellina e l'ho allenato per una intera partita prima dell'amichevole che poi giocammo a Chiarbola. Era il 1985 ed era già il miglior giocatore al mondo. Emanava carisma e uno charme incredibile, uno di quei personaggi che avrebbe potuto fare carriera in qualunque campo. Il rammarico più grande? Non essere riuscito a portare a Trieste Drazen Petrovic. Era già tutto apparecchiato, avevo parlato con i genitori, lui era entusiasta dell'idea. Pronto a lasciare il Reai Madrid e sposare il progetto Stefanel. Purtroppo retrocedemmo e non se ne fece nulla...".
Infine gli allenatori fonti di ispirazione. "Sicuramente il mio amico Ratko Rudic e, assieme a lui, non posso non nominare Julio Velasco. Un personaggio carismatico, mi spiace non avere mai avuto il piacere di incontrarlo. Parlando di calcio mi viene in mente Rinus Michels, l'olandese inventore del calcio totale e poi quello che considero il giocatore e poi il tecnico in assoluto più geniale, Johan Cruijff. Con il talento che si ritrovava credo che, in qualunque sport, sarebbe stato un fuoriclasse".