EuroLega, Olimpia Milano: "Aiuto! Mi si è ristretto il budget!"
Mentre Panathinaikos e Olympiacos ritornano a briglie sciolte sul mercato giocatori della EuroLeague in cui, a livello di spendibilità, Real Madrid e Barcelona non hanno avuto mai tentennamenti - a dispetto di quei tagli in Catalogna che hanno portato all'allontanamento di Nikola Mirotic - l'Olimpia Milano ha rivisto il suo budget. Ettore Messina, a giugno, lo aveva così definito: "Abbiamo dei paletti anche noi, ma è più che sufficiente per competere per i playoff. Poi se vai ai playoff quasi tutti gli anni, ci scappa la Final Four." Ma con quei quattro nomi che spendono e spandono, il Fenerbahçe e l'AS Monaco schegge pronte a impazzire, e davanti la possibilità che lo stesso spazio verrà concesso a Dubai tra qualche anno, le possibilità di arrivare alle FF sembrano sempre ridursi più per l'Armani.
Le statistiche dicevano fino all'ultima stagione che le prime quattro della classifica della regular season non mancavano mai le Final Four. Nel 2023-24 il Fenerbahçe e l'Olympiacos hanno fatto l'eccezione vincendo delle drammatiche gara 5 in casa rispettivamente dell'AS Monaco e del Barcelona. Mancando per due anni di fila i playoff - e considerando che il CSKA che l'aveva sconfitta in semifinale quattro anni fa - si può dire che l'EA7 Emporio Armani è fuori dall'élite dell'EuroLeague sia a livello di impegno economico che di risultati sportivi. E non sembra che la situazione sia destinata a sviluppi positivi a meno che la dirigenza milanese non indovini una campagna acquisti dai risultati positivi sul campo imprevedibili quanto eclatanti. Una volta c'è riuscito il Partizan di Obradovic, uno su mille ce la fa.
Nonostante la buona volontà di dare delle regole di ingaggio certe alla competizione, definizioni mutuate dalla NBA come salary cap e luxury tax sono destinate a rimanere lettera morta. Anzi, sono già costate il posto all'attivismo di Marshall Glickman il cui nome di battesimo "Maresciallo" non gli ha portato né autorità né fortuna. Al suo posto è stato nominato Paulius Motiejunas, che è il proprietario dello Zalgiris Kaunas dal 2013, oltre a esserne stato amministratore delegato. Uno che almeno i fatti suoi li sa fare, visto che ieri è diventato proprietario dei London Lions, si presume con l'approvazione delle altre squadre di EuroLeague. E che nel primo anno accanto a Dejan Bodiroga lo ha ben aiutato a non fare assolutamente nulla per sviluppare il business della competizione. E per il prossimo, a dispetto di convergenze lasciate intendere l'anno scorso, la FIBA ha ripristinato la finestra di novembre e la ECA non vi invierà i suoi giocatori.
Il quadro è fosco: ricavi globalmente scarsi nonostante il successo di botteghino di alcune squadre come Stella Rossa, Partizan e Zalgiris; ricavi televisivi risibili, molto legati a particolari situazioni nazionali (come la Grecia, comunque un mercato molto piccolo); coinvolgimento pubblicitario delle grandi aziende multinazionali - quelle più interessate da una competizione internazionale - quasi completamente assente. Risultato inversamente proporzionale allo spettacolo offerto, di grandissimo livello tecnico e agonistico, nonostante alcune ombre, e la concorrenza spasmodica della NBA nel cercare di sottrarre talenti a suon di dollari.
Tanto che alle Olimpiadi di Parigi si sono incontrati Adam Silver della NBA e la dirigenza della FIBA "intensificando i colloqui su come aumentare al meglio la sua impronta competitiva in Europa attraverso un torneo annuale o un campionato gestito dall'NBA." Virgolettato, perché non sono opinioni nostre ma dichiarazioni ufficiali della stessa NBA. Parafrasando Alberto Sordi con i maccheroni in "Un americano a Roma": "EuroLeague! M'hai provocato e io ti distruggo adesso." Si sa, gli americani so' forti. La tregua olimpica della finestra di novembre 2023 eliminata è cosa superata, FIBA vuole ripristinare la sua superiorità in calendario ed ECA non è in grado di trovare un accordo per liberare i giocatori per le Nazionali. La guerra continua, come stiamo raccontando da alcuni anni.
D'altra parte la coppia Bodiroga/Motiejunas non è in grado di cambiare le dinamiche di budget dei suoi club. Indefinibili per definizione quelli di Real, Barcelona, Fenerbahçe e dei club facenti parte di una polisportiva che genera ricavi con il calcio; impossibili da dedurre quelli di Olympiacos e Pana se non per discutibili dichiarazioni delle proprietà; completati dal governo serbo quelli di Stella Rossa e Partizan; accusati di dubbia provenienza i capitali che mandano avanti il Monaco; con un Maccabi che stante l'assenza del pubblico per il trasferimento a Belgrado, se non fosse il club che è avrebbe già chiuso i battenti; sic stantibus rebus cosa possono tirare fuori dal cilindro magico i due dirigenti di EuroLeague?
Anche l'Armani non è di alcun aiuto, anzi. Rende criptico il bilancio Olimpia con la chiusura dell'anno fiscale a dicembre anziché giugno nel bilancio del gruppo, tanto che a parole l'arrivo di Mirotic sembra "un regalo del patron Armani" ma che il suo ingaggio, insieme ai buyout sottaciuti per mandare via i giocatori non più voluti, ai compensi a McGruder e Valentine per le "vacanze milanesi", e a stipendi pagati per far giocare alcuni acquisti sbagliati altrove danno come risultato finale l'arrivo in questa estate di nuovi atleti dai contratti molto meno onerosi. I paletti di Messina sono conseguenze di errori nella conduzione manageriale del club o di input al risparmio lanciati da una delle più solide aziende esistenti al mondo nel campo della moda? Se fossimo nella NBA ci sarebbero spiegazioni, puntualizzazioni, dimissioni.
Delle altre squadre, peraltro tutte timorose di fare la fine del ridimensionato Bamberg, che era un fiore all'occhiello finanziario della EuroLeague dopo il tramonto della Montepaschi Mens Sana tenuta in piedi dalla banca, si può pensare solo che alla prima spallata della nuova realtà NBA-FIBA saranno già le prime a traslocare. Per darvi un'idea delle differenze, potremmo trovare gli spot pubblicitari delle stesse aziende presenti alle gare delle ultime Olimpiadi di Parigi. Completeranno l'opera delle federazioni nazionali collaborative, contratti televisivi molto più remunerativi, bilanci societari finalmente senza deficit da ripianare. La EuroLeague di Gianluigi Porelli è sulla via del tramonto: comunque andrà a finire una trasformazione radicale è indispensabile.