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Il Fatto Quotidiano: Petrucci padrone del basket "fra trucchi e vassalli"

di Umberto De Santis

Per essere rieletto per la sesta volta presidente della Federazione Italiana Pallacanestro Gianni Petrucci ha bisogno di ottenere 67 preferenze tra i 100 delegati che andranno a votare il 21 dicembre per l'elezione del capo della pallacanestro italiana per il prossimo quadriennio olimpico. Petrucci, nei giorni del 2023 della figuraccia interplanetare del mancato arrivo di Paolo Banchero in maglia azzurra nonostante gli fosse già stata concessa la cittadinanza italiana, aveva detto che in ogni caso non si sarebbe ricandidato nel 2024. Lo ricorda stamani un articolo di Lorenzo Vendemiale su Il Fatto Quotidiano, tratteggiando un ritratto da basso impero di un signore ormai ottantenne che farebbe di tutto per aggrapparsi alla poltrona, circondato da una serie di "vassalli", nell'atto di realizzare "trucchi" di vario genere; il primo dei quali sarebbe un'azione sottobosco dei boiardi del CONI per cambiare la legge elettorale e l'ultimo la concessione al presidente uscente di gestire una seconda tornata elettorale se dalla prima non uscisse un vincitore, nella speranza di piazzare un proprio uomo. Tutte "gentili concessioni" del ministro Abodi, visto che è lui ad aver riscritto le regole. 

"Cavilli, sgambetti e ritorsioni" scrive Vendemiale illustrando "un piccolo campionario di ciò che limita la democrazia nelle Federazioni e impedisce sistematicamente un ricambio ai vertici dello sport italiano." Non staremo qui a raccontarli diffusamente, dal momento che i nostri lettori li conoscono bene: dal presidente LBF che impedisce fisicamente qualsiasi candidatura contro di lui, al segretario della LNP che fa anche il presidente di un comitato regionale nonostante le due cariche siano incompatibili, all'esposto (con vago sapore intimidatorio, ndr) contro l'ex presidente del comitato lombardo Giorgio Maggi. Tutto per sgambettare, secondo Il Fatto Quotidiano, la candidatura del "traditore" Guido Valori alla presidenza FIP. Così viene descritto l'avvocato romano di diritto sportivo: "Valori fino a ieri lavorava anche per la FIP e ha avuto come testimone di nozze lo stesso Petrucci, che ha preso la sfida come un tradimento personale." Una medaglia per Valori, aggiungiamo noi, da appuntare sul petto: nei colloqui privatissimi sono tanti, anche tra i fedelissimi di Petrucci, ad elencare errori, incuranza e incapacità di una federazione che perde sempre più appeal, considerazione e importanza; ma in pubblico fanno tante moine al gran capo che nemmeno i rappresentanti al Soviet supremo dell'era Stalin avrebbero osato. 

Mal comune, mezzo gaudio. Il Fatto Quotidiano conferma che questo approccio alle elezioni dei presidenti delle federazioni del CONI non è solo una esclusiva della pallacanestro: "La stagione elettorale dello sport fin qui è stata una farsa. I boiardi sono riusciti a cambiare la legge, complice una sentenza favorevole della Consulta e un emenda mento compiacente del parlamento. E i paletti fissati come contrappeso dal ministro Abodi (essenzialmente il quorum dei due terzi per chi va oltre il terzo mandato) non sono serviti a nulla. I presidenti inanellano una riconferma dopo l'altra con percentuali bulgare, agli avversari restano le briciole, o nemmeno quelle perché spesso non riescono nemmeno a candidarsi." Esemplare i casi di Barelli alla Fin nella guerra politica fratricida con l'altro presunto candidato Rampelli, o quello di Binaghi, rieletto con percentuali bulgare presidente della FITP e in carica dal 2001. Ma almeno loro si portano dietro due movimenti in crescita, punteggiati il primo dalle tante medaglie olimpiche e il secondo dalla Coppa Davis e da Jannik Sinner.


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