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Usura giocatori e infortuni: dove mettere il bisturi per ridurre il numero di gare?

di Umberto De Santis

Puntualmente, al ritorno della finestra FIBA per le Nazionali, riesplode il tema dell'eccessivo numero di partite che provocano usura e infortuni a gogò tra i giocatori. E puntualmente le lamentele provengono da protagonisti, sia atleti che allenatori, delle formazioni EuroLeague, come se la "colpa" dell'usura sia nelle sei gare complessive della FIBA e non piuttosto in un campionato con stagione regolare e playoff come sono quelli organizzati da ECA, cui peraltro la FIBA ha risposto con due tornei che in fatto di numero di partite sono abbastanza laschi.

Dove sarà la verità? Offriamo per aiutare ogni considerazione dei nostri lettori, una statistica incompiuta ma realistica. La finestra di novembre di World Cup ha visto in campo 60 nazionali in tutto il mondo per 120 partite. Stop dei campionati, ovviamente tranne gli Stati Uniti, per cui con una media di 15 squadre per ogni paese (59) si sono fermate 885 squadre. Composte da una media di 12 giocatori sono 10.620 atleti che hanno goduto di quasi due settimane di riposo attivo non agonistico. 

In realtà sono un po' meno: hanno continuato a giocare i 708 convocati delle squadre nazionali, e i 216 componenti dei roster dell'EuroLeague: 924 in tutto, che fa scendere il totale dei "messi a riposo" a 9.696. Questo periodo di fermo ha fatto bene quindi a 9.696 atleti professionisti e mandato in campo meno del 10% della forza lavoro. Si deve aggiungere che le società in questo periodo hanno provveduto a aggiustare la composizione del proprio roster, facilitare le cure ai propri giocatori. Chi avrà lavorato meglio godrà di una buona ripartenza.

Lo stesso, ma moltiplicato per due, accadrà nella finestra di febbraio. Per due perché la quindicina per la World Cup andrà in coda alla disputa delle Coppe nazionali per club in molti paesi. In Italia per otto squadre, nella passata stagione, è stato uno stop rigenerante di un mese. Anche lì può succedere di tutto, con la gestione del periodo. Ricordiamo l'annata in cui la Vuelle Pesaro si era conquistata la Final Eight di Coppa Italia, cui seguì un finale di campionato da dimenticare.

In tutto questo rimane il fatto che alcune formazioni e comunque tanti giocatori, tra campionati vari e playoff, giocano quasi 100 partite all'anno. Abolire le finestre invernali FIBA, come proposto da alcuni, toglierebbe di mezzo appena quattro gare. Pinzillacchere. Nemmeno la NBA, spesso presa ad esempio anche da noi, ha mancato di peccare in proposito. Se LeBron James, playoff se ci arriva compresi, può godere di almeno 90 giorni di riposo assoluto i partecipanti alla Summer League, trasformata in una kermesse televisiva, riescono a malapena a fermarsi nel mese di agosto.

Non possiamo neppure incolpare le televisioni pensando che premano per un numero di partite maggiore. Come indirettamente Glickman e Bertomeu, la nuova e la vecchia EuroLeague, hanno indicato in questi giorni i dati di audience e di resa economica sono palesemente insufficienti a qualsiasi livello e tutti o quasi i club hanno bilanci in passivo. Ma senza grandi stipendi buoni giocatori dagli Stati Uniti non ne arrivano, e la G-League si accaparra quei talenti che prima arrivavano in Europa per 50.000 dollari.

Il cane si morde la coda. Cosa fare? Intanto ci permettiamo di far notare che l'esclusione da EuroLeague delle formazioni russe ha elevato il tasso medio di qualità del campionato, a danno anche di EuroCup dove oggi più formazioni davvero attrezzate per andare al piano di sopra e a giugno potremmo vedere le due finaliste rinunciare a salire (come del resto sta spesso succedendo da qualche anno in Spagna). Pensiamo che per ridurre l'usura dei giocatori sia utile scremare l'elite: ricostruzione e tanking non sono parole che appartengono al vocabolario della pallacanestro europea.


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