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Insulti razzisti a Jayson Granger: la denuncia dell'ex Reyer Venezia

di Redazione Pianetabasket.com

L'ex guardia della Umana Reyer Venezia Jayson Granger è stato protagonista di recente di uno spiacevole fatto di cronaca. Oggi giocatore del Penarol, nel corso della finale del Uruguayan Basketball League il 34enne ha minacciato nel mezzo di una partita di sparare e tagliare il collo a Santiago 'Pepo' Vidal, giocatore del Club Atlético Aguada. L'ex Alba Berlino e Baskonia ha mimato il gesto della pistola contro l'avversario. I due si erano "cercati" più volte nel corso della partita, nella quale Vidal è stato sanzionato con un tecnico e Granger con un fallo antisportivo per una gomitata. In quella circostanza, Vidal si è avvicinato a Granger, che ha reagito violentemente. Al termine della partita, Vidal ha cercato di salutare Granger, che ha rifiutato l'approccio, e tra i due è scoppiata una rissa. Granger ha fatto un passo indietro e ha minacciato l'avversario.

L'ex Reyer si è scusato successivamente di quanto accaduto, ma la reazione del pubblico avversario è stata il riempirlo di insulti. Anche razzisti, come denunciato dallo stesso giocatore: "Per il bene del proseguire delle finali e per come mi è stato consigliato, ho finora taciuto su quanto è accaduto quel giorno con Vidal", esordisce su Instagram. Ma dopo quello che è successo ieri in partita, mi trovo ancora una volta a subire il razzismo. Mi vedo ora costretto a parlare. "Negro cagón" gridato da un'intera arena, più altri insulti razzisti di ogni tipo che ho subito di nuovo ieri sera, in Uruguay, mentre cercavo solo di giocare a basket. Sembra che qui questo sia tollerato e sia diventato così naturale a tal punto che non gli si dà la minima importanza, mentre in quasi ogni altro quasi in qualsiasi altra parte del mondo, si interverrebbe immediatamente. Qui nessuno fa nulla. Si guarda dall'altra parte. È chiaro che i miei gesti dell'altro giorno non erano quelli giusti e per questo mi sono scusato due volte. Ma derivano da qualcosa: dall'accumulo di razzismo e di odio che ho ricevuto in certe arene come ieri, ripetutamente e ingiustamente. Razzismo che, purtroppo, proviene anche dalla bocca del giocatore avversario stesso, come è successo a me. Sentendo ripetutamente dalla sua bocca espressioni come: "sos mío mono" (sei la mia scimmia) e "negro cagón"."

E prosegue: "È una cosa che dico spesso agli arbitri, ma da cui ricevo solo sorrisi ironici e commenti del tipo: "Non ti ho sentito" o "Va bene, continua a giocare". L'ho anche riferito al giudice e alla federazione, ma sembra che non l'abbiano considerato. Mi sento profondamente rattristato nel vedere
bambini che guardano insieme ai loro genitori nel mio Paese che chiamano qualcuno "schiavo nero". Ma anche per il modo in cui mi hanno portato a questa reazione nell'ultima partita. In 18 anni da professionista, non sono mai stato espulso da una partita o non ho mai avuto problemi con un avversario. Non ho avuto problemi fino a quando non sono tornato nel mio paese. Non si può guardare dall'altra parte. È preoccupante e vergognoso. Né gli arbitri, né la Federazione, né i politici, né la stampa, né i giudici ne parlano? Qualcosa non va in questo Paese e deve cambiare".


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