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Da Phil Jackson al Reggaeton: alla scoperta del BSN, il campionato di Porto Rico

di Redazione Pianetabasket.com

(di Davide Colotti). Atene, 15 agosto 2004. Porto Rico sconfigge Team USA 92-73. È la terza sconfitta nella storia olimpica statunitense, la più larga e la prima non ad opera dell'Unione Sovietica.
E certamente la più clamorosa: Porto Rico è un territorio non incorporato degli Stati Uniti d'America. Non è uno stato federato degli USA (almeno non ancora, potrebbe diventarlo nel 2025) e non è indipendente dagli States: sa soltanto quello che non è.
Pleonastico dire che quel giorno sia storia per il piccolo arcipelago caraibico, in cui il basket, pur popolarissimo, non è neppure lo sport nazionale: segue il baseball, in cui vanta un oro mondiale (1951) e un bronzo olimpico non ufficiale (1988, il torneo fu svolto come disciplina "dimostrativa").
Il 15/08/04 è il giorno di gloria del leggendario "Piculín" Ortiz, allora 40 anni, di cui oltre la metà al servizio della nazionale, con la soddisfazione di essere il primo portoricano "di sangue" draftato. E soprattutto è il momento di Carlos Arroyo (24 punti, 7 assist, 4 rimbalzi e altrettanti recuperi), veterano di 9 stagioni in NBA e futuro compagno a Miami dell'allora teenager LeBron James, suo avversario quel dì in canotta USA insieme all'altro enfant prodige Carmelo Anthony, per il quale USA-Porto Rico è quasi un derby.
La corsa olimpica di Porto Rico terminò poi 83-70 ai quarti di finale per mano dell'Italia, futuro argento, sotto i colpi di un Bulleri da 20 punti, accompagnato dai 18 di Basile e dai 15+12 rimbalzi di Marconato.

Con poco più di 3 milioni di abitanti, Porto Rico è la terza nazione meno popolosa nella top 20 del basket mondiale, dietro alla Slovenia e alla Lituania, ed è una piccola fucina di talenti. Ortiz, Arroyo e poi J.J. Barea - 14 stagioni NBA e un anello - e adesso l'MVP del Rising Stars Game NBA, Jose Alvarado. E prima di tutti Butch Lee, figlio di americani e primo nativo dell'arcipelago a entrare in NBA e a vincere l'anello.
Quel Ferragosto del 2004 ad Atene, a fare la storia c'erano anche due volti noti dei parquet italiani: Daniel Santiago, protagonista dello scudetto della stella di Varese e poi rivisto a Roma dopo una parentesi a Phoenix, e l'ex Montegranaro Larry Ayuso, che ne segnò 15 a Tim Duncan e compagni e 24 agli Azzurri.

Tanti i giocatori di alto livello prodotti da Porto Rico e transitati in Italia e altre leghe europee: il veterano Guillermo Diaz, un altro che ha assaggiato la NBA prima di sostare nel Belpaese tra Caserta, Biella e Pesaro, l'ex Celtics Ramon Rivas, che fu parte del roster di Fabriano, e il figlio dell'altra grande gloria nazionale Raymond Dalmau, Richie, brevemente in quel di Udine.
Altri e più recenti nomi legano Porto Rico all'Italia, basti pensare a Walter Hodge (Cantù), Stevie Thompson (Reggio Emilia), Gary Browne (Trento), fino a Justin Reyes (Varese), Jordan Howard (Napoli) e Shabazz Napier (Milano), questi ultimi attuali giocatori della LBA.
E ancora: Moe Harkless in NBA; Gian Clavell, John Holland e Trent Frazier nelle competizioni europee, la lista dei portoricani celebri si allunga.

Phil Jackson e il Reggaeton, dicevamo.
Due mondi accomunati da un arcipelago caraibico che è una nazione sportiva ma non politica. E accomunati in particolare dal suo campionato nazionale di pallacanestro.
Prima di spiccare il volo verso i Chicago Bulls di Jordan, l'allenatore più vincente del basket NBA vanta un passato sulle panchine di Piratas de Quebradillas (1984 e 1987) e Gallitos de Isabela (1984-1986), senza peraltro vincere il campionato, e con un esonero all'attivo. Anche il suo storico vice e pioniere dell'attacco triangolo, Tex Winter, è transitato - e lui sì, ha anche vinto - in BSN con i Leones de Ponce. Stessa squadra e stesso successo anche per Red Holzman, vincitore di tre BSN prima dei due storici anelli dei New York Knicks, uno dei quali proprio con Phil Jackson in campo.
Fuori dallo sport Porto Rico è noto nel mondo per la musica, in primis grazie a Ricky Martin, poi al Reggaeton, di cui è patria e culla. Daddy Yankee e la "Gasolina", Don Omar e "Danza Kuduro", Luis Fonsi e "Despacito": tutto made in Puerto Rico. E che c'entra con il BSN? Beh, intanto il mito Carlos Arroyo si è dato alla carriera musicale e vanta una collaborazione proprio con Luis Fonsi. Poi diversi artisti della nuova scena Reggaeton portoricana sono diventati impresari sportivi nella lega cestistica nazionale, come Bad Bunny a Santurce, Ozuna - protagonista anche all'NBA Celebrity Game - con gli Osos de Manatí, e Anuel AA, parte del vecchio board dei Capitanes de Arecibo.
Di più: quest'anno il trapper Miky Woodz farà parte, come "ospite", del roster dei Piratas di Phil Jackson.

Com'è oggi il campionato portoricano? Potendo contare, come atleti locali, su profili come quelli citati è certamente competitivo. E poi, esplorando la carriera del nuovo americano della vostra squadra del cuore, prima o dopo vi sarete imbattuti nei lunghi e fantasiosi nomi spagnoli delle squadre del BSN: spesso dalla lega portoricana transitano stranieri di alto profilo. Pochi ma buoni: gli slot per gli atleti esteri - i refuerzos - sono appena due, eccezion fatta per i Grises de Humacao, l'ultima squadra a entrare nel campionato, che può schierarne tre per essere competitiva sin da subito.

Fondato nel 1929 e attivo dall'anno successivo, il Baloncesto Superior Nacional (BSN) segue le regole FIBA ed è una lega chiusa, che non prevede promozioni e retrocessioni, ma eventuali espansioni e rinunce. L'attuale format prevede 12 squadre, suddivise in due gironi, le "secciónes".
Sección A: Capitanes de Arecibo, Osos de Manatí, Indios de Mayagüez, Leones de Ponce, Piratas de Quebradillas, Atléticos de San Germán.
Sección B: Vaqueros de Bayamón, Gigantes de Carolina, Cariduros de Fajardo, Mets de Guaynabo, Grises de Humacao, Cangrejeros de Santurce.

Al via il 22 marzo e programmata per terminare il 15 giugno, la stagione regolare si compone di 36 gare. Ogni squadra affronta 2 volte i sei team della sección opposta, ben 6 volte due compagini individuate come "rivales" e 4 volte le altre tre della propria sección.
Le migliori 4 squadre di ogni girone si qualificano per la post season, che dovrebbe concludersi l'ultima settimana di luglio. Se c'è una squadra al 5° posto di un girone con un record migliore della 4^ di quello opposto, le due compagini disputeranno uno spareggio per definire l'ultima classificata ai playoff.
Tante partite in poco tempo, tanto parquet e poca palestra: eccezion fatta per una piccola tregua pasquale e qualche giorno di maggio, si giocheranno partite di BSN tutti i giorni della settimana da marzo a giugno. Tutte le serie post-stagionali, poi, verranno giocate al meglio delle sette partite.

I Vaqueros de Bayamón difendono il titolo, conquistato in 6 gare contro gli Atléticos de San Germán (la squadra della città natale di Benicio Del Toro) in quella che è una delle grandi classiche del BSN, tra due dei team fondatori della lega (la terza sono i Piratas di Phil Jackson). I Vaqueros, all'inglese i Cowboys, sono in cima all'albo d'oro con 16 titoli, inseguono gli Atléticos e i Leones de Ponce a quota 14. Quarti a pari merito con 8 i Cangrejeros de Santurce e i Capitanes de Arecibo. Tra le squadre attualmente attive, hanno vinto titoli anche i Piratas de Quebradillas (6), i Mets de Guaynabo (3), e gli Indios de Mayagüez (1).
Premiata l'esperienza locale: MVP della stagione regolare 2022 è stato il classe '86 ex canturino Walter Hodge, ai playoff si è imposto Javier Mojica, guardia del 1984, e molto bene ha figurato il suo leggendario coetaneo Barea, al passo di addio con 15 punti e 8 rimbalzi di media.
Tra i talenti stranieri, a dominare l'edizione 2022 del BSN sono stati Ben Moore (un passato in Australia e un presente in Israele), l'ex Pelicans, Suns e Pistons Cheick Diallo, l'ex Wizards Sheldon Mac e l'ex Brooklyn, Toronto e Portland Rondae Hollis-Jefferson. Menzione anche per gli ex italiani Chinemelu Elonu (Reggio Emilia), Davon Jefferson (Cantù e Roma) e Justin Tillman (Sassari).

Come si stanno componendo i roster di questa stagione? Tenendo conto che il campionato BSN comincia a marzo e finisce a luglio, le franchigie portoricane sono soggette a numerosi cambi in corsa: giocatori stranieri e locali (L) vi si uniscono al termine della loro stagione europea, asiatica o americana, sostituiti da atleti a gettone in attesa del loro arrivo. Va da sé che, tra i giocatori locali impegnati in leghe estere, quelli che centreranno la post-season con la loro squadra europea potrebbero non arrivare mai (la loro squadra portoricana ne conserverebbe semplicemente i diritti), oppure unirsi al BSN soltanto per gli eventuali playoff a luglio, previo accordo tra le parti. Di seguito una lista di alcuni fra i giocatori più rappresentativi.

- Arecibo: Walter Hodge (L), Aaron Harrison, Paris Bass
- San German: Norris Cole, Tony Bishop (a gettone fino all'arrivo di Rondae Hollis-Jefferson)
- Humacao: Janis Timma, Tim Soares, Justin Dentmon
- Manatí: Elfrid Payton, Greg Monroe, Tyler Davis (L)
- Quebradillas: Brandon Knight, Hassan Whiteside
- Bayamón: Stevie Thompson (L), Jacob Wiley, Jamil Wilson
- Ponce: Trent Frazier (L), Cameron Oliver, Eric Paschall
- Santurce: Tu Holloway, Dererk Pardon, Justin Reyes (L), Gian Clavell (L)
- Guaynabo: Mitch Creek, Ed Davis, Renaldo Balkman (L), Gary Browne (L)
- Mayagüez: Tyreke Evans, Kaleb Wesson
- Fajardo: John Holland (L), Victor Rudd, Elijah Holman
- Carolina: Sheldon Mac, Earl Clark

Che sia subito o nel giro di qualche mese, sono attesi in BSN nomi dal pesante passato NBA (Tyreke Evans, Hassan Whiteside, Greg Monroe, Eric Paschall, Elfrid Payton), vecchie conoscenze italiane (Hodge, Cole, Holloway, Thompson, Reyes, Browne, Rudd, Wilson, Pardon) e una piccola colonia di ex della NBL australiana (Soares, Wiley, Oliver, gli stessi Pardon e Browne, quest'ultimo con Creek a South East Melbourne come a Guaynabo).

Tutto in 4 mesi: parte il campionato di Porto Rico, e le premesse per un torneo di buon livello ci sono tutte.


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