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ESCLUSIVA PB: il basket di Sandro Orlando dal Golfo Persico

di Eduardo Lubrano

Dal freddo della Romania al caldo del Messico al clima dell’Arabia Saudita. Sandro Orlando come va lì sul Golfo Persico?

“Bene, adesso ci sono tra i 22 ed i 25 gradi quindi il bagno in piscina si può fare. Non ho ancora assaggiato l’acqua del mare però immagino che anche lì sarebbe piacevole”

Ci racconta dove si trova e cosa sta facendo?

“Sono al Al Khobar, una città nella provincia orientale del Regno dell'Arabia Saudita, sulla costa del Golfo Persico. Sono stato ingaggiato dall’Al Quadisyia che è una polisportiva per allenare la prima squadra femminile. Ho un gruppo di 22 ragazze dai 16 ai 26-27 che hanno una voglia straordinaria di allenarsi e giocare. L’incarico che mi ha dato la società è quello di lavorare per un periodo di tre o quattro anni per far crescere le giovani e provare a vedere se si riesce a tirare fuori una o due giocatrici di livello”.

Ecco il livello com’è quello del campionati arabo?

“Due cose prima di rispondere alla domanda diretta. Primo per adesso io ho un contratto a tempo, quindi non so se rimarrò qui per tre o quattro anni, però per adesso è tutto molto bello, lo stipendio è molto interessante, vedremo. Poi la questione del livello del campionato italiano al quale in molti mi chiedono di paragonare quello arabo. Non uò esserci paragone perché il nostro campionato secondo me è cresciuto: quelli che dicono era meglio anni fa, non ricordano bene che qualche anno fa c’èera una squadra che dominava e forse due che cercavano di vincere qualche partita. Oggi abbiamo Schio che è certamente la più forte degli ultimi anni, ma c’è Venezia, Bologna, Geas che sta facendo bene, Campobasso che si sta affermando, Ragusa che tra alti e bassi è sempre lì, San Martino che ormai è una sicurezza. Insomma c’è un livellamento verso l’alto medio che trovo importante e che ogni tanto garantisce qualche sorpresa”.

Bene, ma in Arabia come si gioca?

“Il livello è un po' paragonabile ad una nostra Under 14 anche se giocato da ragazze grandi. Almeno per la mia squadra che deve davvero partire dall’ABC della tecnica. Il grosso del lavoro che facciamo in palestra è sui fondamentali, passaggi, palleggio e tiro, poi siccome ci sono le partite, due cose per come dare la palla all’americana  - qui ne è permessa solo una per adesso – che spesso risolve le partite. Sempre anzi. La nostra è un playmaker, brava che ha punti nelle mani, ma le altre squadre hanno ali di 1,85 e passa che surclassano le mie “piccolette”.

Parlava di un programma di crescita. Da fare come?

“Tra un po' finisce il campionato e con la società siamo d’accordo di lavorare con gli insegnati delle scuole per individuare ragazze fra i 13 ed i 16 anni da indirizzare al basket, magari anche un po' fisicate come ne ho viste in giro. Qui è un mondo diverso dal nostro per tanti aspetti ma si può fare davvero un buon lavoro perché la società e seria e c’è grande voglia di crescere, hanno una visione proiettata a tre, quattro anni”.

Ci faccia un esempio degli aspetti diversi

“Ho imparato dalle giocatrici che ad alcune non posso dare il cinque perché sono un uomo e non può esserci contatto. Oppure la questione del Ramadan che inizia il 10 marzo e dura un mese. Il campionato si ferma e durante quei 30 giorni le giocatrici – come tutti gli osservanti musulmani – non possono bere o mangiare fino al tramonto. Come torneranno in palestra? E ne hanno di voglia di tornare in palestra, eccome. Ogni giorno qualcuna mi chiede se c’è modo di fare lavoro individuale oltre l’allenamento. Il complesso sportivo è bellissimo c’è tutto, ma noi abbiamo il fondo in gomma perché il parquet per ora è esclusiva del calcio a 5 che ha una squadra molto forte. Tutte cose che si imparano al momento e che ti pongono delle sfide nuove. Vieni qui e pensi che sia una società dominata dagli uomini ed invece tutte le squadre hanno una donna in un ruolo chiave delle società, io ho un team manager per esempio, donna.”

Cosa fanno le sue ragazze oltre a giocare?

“Molte lavorano. Una è pediatra presso l’ospedale, un’altra è insegnante, quattro o cinque sono impiegate, le altre studiano. Questo per tornare al discorso di prima: il livello è basso ma quando si spiegano le cose, lo si fa con donne adulte o comunque che comprendono quello di cui si parla”.

Ed ha già ottenuto qualche soddisfazione?

“Un giorno dopo una partita, sono venuti a darmi la mano il CEO della società ed il Direttore dicendomi che erano contenti perché cominciavano a vedere una squadra che si muove in modo ordinato con qualche principio di gioco. E’ stato molto bello ed un bello sprone per proseguire. Poi la Nazionale maggiore ha convocato una nostra ragazza che sarebbe Under 16.C’è molto da fare perché con ventidue ragazze da solo è dura. Ecco perché cerco un assistente che sappia lavorare sui fondamentali. Lo cerco in Italia perché so quanto siamo bravi, ma è complicato trovare una persona che abbia voglia di mollare tutto e trasferirsi in un altro mondo. Ma lo troverò”.

“Mi è venuta in mente un'altra cosa diversa dal nostro modo di vita: qui la benzina costa 25 centesimi al litro!”.


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