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Mondiale U17 F: l'Italia è 7^, perchè va bene così

di Eduardo Lubrano

A Leon in Messico si è chiusa la partecipazione della nostra Nazionale Under 17 con la finale per il 7°posto. L’Italia ha battuto la Finlandia 73 a 64 ed ha terminato in modo onorevole una competizione difficile e storicamente “monotona” per certi versi: gli Stati Uniti che ha vinto la finale con il Canada 84-64,  hanno  6 volte lasciando il titolo solo nel 2016 all’Australia. Poi Francia e Spagna sempre piazzate tra le prime 4 o quasi. Nel 2016 l’Italia ha vinto la medaglia d’argento vale la pena di ricordare.

L’Italia dunque. Premessa: non è il caso di dare giudizi, se non nello strettissimo ambito delle 7 gare giocate, sulle nostre ragazze. Questa è l’età più difficile forse per un’atleta perché le ragazze stanno diventando grandi ma manca loro un pezzo importante della crescita. Pochissime dell’Italia giocano con continuità nella serie A2, una sola in A1, tutte fanno i campionati giovanili d’Eccellenza. Ebbene forse il livello di un Mondiale è ancora troppo alto per le nostre e si vede in campo dagli errori molto banali che commettono e dal fatto che in certi momenti la panchina azzurra abbia insistito su alcuni concetti basilari che dovrebbero far parte costantemente anche a questa età, del bagaglio di una giocatrice.

Qui c’è il riepilogo statistico dell’Italia.

Le nostre sono scarse? No, nient’affatto. Ma fisicamente, atleticamente e sul come saper stare in campo per 40 minuti si nota che non hanno quei chilometri necessari. Lasciando perdere la netta sconfitta con la Francia – una delle potenze mondiali – la fotografia più precisa è la partita con le piccole giapponesi che valeva la finale per il quinto posto. Piccole, nessuna sopra l’1,80, le ragazze del Sol Levante ci hanno superato nel tiro da tre e nella velocità impressionante del gioco, nella rapidità dei passaggi e tiri. La partita è finita 66 a 60 per il Giappone sia chiaro, ma è stata la cartina tornasole del livello cui bisogna puntare. E possiamo farlo.

A volte svagate, distratte, imprecise nei passaggi e nei tiri da sotto, non bene neanche da tre e con qualche complicazione di troppo in difesa. Tutto negativo allora. No, anche in questo caso nient’affatto.

Perché alcune collaborazioni sono state interessanti specie in attacco. Alcune individualità si sono messe bene in mostra: Isabel Mohammud Hassan, del 2009, la più piccola della squadra in mezzo alle 2007 (e 2008) cui il Mondiale era riservato. Forse la più incosciente e quindi con meno pensieri per la testa? Può darsi, resta il fatto che è stata una delle migliori attaccanti del torneo.

Quindi settime al Mondiale è un ottimo risultato, ed è la conferma che siamo la terza squadra d’Europa, visto che Francia e Spagna sono le altre due semifinaliste. Ma anche un segnale importante per chi tra un anno erediterà questo gruppo: le ragazze devono giocare – naturalmente meritandoselo – non solo le partite dei campionati nazionali che nel 95% dei casi non sono utili per crescere ad un certo livello. Meno partite del genere e più partite nelle serie importanti. Altrimenti la sofferenza sarà troppo grande, per tutte.

Il riassunto finale è con coach Lucchesi: ”Sono orgoglioso di loro, delle giocatrici che hanno fatto questo Campionato del Mondo.  Queste ragazze sono un bene prezioso. Che dobbiamo coltivare, lucidare quando le alleniamo. Loro devono onorare la cutura dello sforzo. Ed avere una conoscenza del gioco costante, in ogni momento della partita. Per questo un Mondiale è un arricchimento per tutte e tutti. Abbiamo perso due partite delle quali una con la Francia che ha fatto soffrire gli stati Uniti. Abbiamo fatto un torneo d’avanguardia, ribadito la nostra posizione europea e questo deve essere uno stimolo per il movimento. La cosa importante per me è che le nostre giocatrici debbono capire come si tramuta l’impegno – che non manca mai,mai, mai – in efficienza”.


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