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Virtus, un altro finale perso. Senza un go-to guy, l’Eurolega è un miraggio

di Davide Trebbi

La Virtus Bologna cede ancora una volta negli ultimi minuti. A Casalecchio, l’ennesima sconfitta in Eurolega matura per un vantaggio dilapidato proprio nei 120 secondi finali, fatalmente segnati dalle triple avversarie. Un copione che si ripete con fastidiosa regolarità: dopo undici giornate, i bianconeri si trovano sul fondo della classifica con un deprimente 2-9. E a pesare, più delle sconfitte, è il modo in cui arrivano: cinque partite perse per errori fatali negli ultimi possessi.

Manca l’uomo decisivo
Il problema è chiaro: alla Virtus manca un vero go-to guy. Tornike Shengelia e Isaia Cordiner sono buonissimi giocatori, ottimi gregari di lusso, ma non hanno il killer instinct per risolvere una partita nei momenti chiave. Quest’estate si è puntato su Will Clyburn, ma il suo impatto non è stato quello atteso, lontano dalle cifre che lo avevano reso un pezzo pregiato del mercato europeo. Lundberg, che pure aveva dimostrato di poter essere utile in quei frangenti, è stato lasciato andare. Marco Belinelli, faro della scorsa stagione, non sta replicando i numeri che avevano incantato il pubblico virtussino.
Il risultato è una squadra corta, non tanto nel numero di giocatori, ma nelle certezze. Convivere con giocatori non pericolosi al tiro da fuori, pochi sanno prendersi responsabilità nei momenti cruciali con efficacia, e coach Banchi sta pagando un mercato che gli ha consegnato una rosa incompleta, costruita senza il necessario equilibrio tra creatori di gioco e finalizzatori.

La classifica è impietosa
La situazione ora è drammatica. Con due sole vittorie in undici partite, per sperare almeno nel play-in serviranno quindici successi nelle prossime ventitré gare: un’impresa titanica, quasi utopistica, considerando il livello della competizione. Più che calcoli matematici, servirebbe una svolta tecnica e mentale, e questa passa inevitabilmente dalla società.

Un mercato da affrontare subito
Se la Virtus vuole restare competitiva in Eurolega, il management deve intervenire. Occorrono rinforzi di qualità, giocatori capaci di incidere nei momenti decisivi. Aspettare potrebbe significare abbandonare qualsiasi ambizione e compromettere la stagione europea. La palla ora passa alla dirigenza: l’Eurolega non aspetta e il tempo per raddrizzare la barca si fa sempre più breve.
Per ora, rimane la consolazione di tornare alla Fiera: almeno il fattore campo tornerà a spingere. Ma senza un cambio di rotta deciso, il rischio è che il pubblico si abitui a guardare un’Eurolega già compromessa.


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