Della Valle, Abbas e Laganà: l'oro è dedicato a Mario Delle Cave

Mario Delle Cave
Mario Delle Cave

(Mario Arceri) - Questi sono campioni veri, nel cuore e nell'anima prima ancora che nelle gambe e nelle mani. Anche perché, a fare la differenza, sono proprio i sentimenti, il capire il senso  e il significato di cosa si sta facendo, per cosa e per chi si sta lottando. La medaglia più bella, poche ore fa a Tallin, la Nazionale Under 20, campione d'Europa battendo per 67-60 la Lettonia, se l'è regalata dedicando la vittoria a un compagno scomparso, a Mario Delle Cave che avrebbe avuto anche lui un posto sul podio se un destino crudele e assurdo non ce l'avesse portato via lo scorso anno, travolto da un automezzo dei carabinieri mentre era fermo ad un semaforo sul suo motorino. Il gesto di Laganà, nel mostrare al pubblico e alle telecamere la maglia con il nome di Mario indossandola al momento di ricevere il trofeo, resterà nella storia del basket...

tra le immagini più belle e importanti. Che sia abbinata ad un'impresa storica come la conquista del titolo europeo e nella categoria giovanile più importante, quella che spalanca la porta sui livelli assoluti, ne aumenta ancora di più il valore, anche perché si unisce ad altri piccoli particolari che hanno arricchito la grande domenica estone degli azzurrini.

Se serviva una conferma, ebbene l'abbiamo avuta: Amedeo Della Valle può diventare davvero un campione. Ha sbagliato di tutto per venticinque minuti, dimostrando la sua "umanità", e poi ha imposto orgoglio, personalità e talento rivoltando la partita nell'ultimo quarto, in particolare nei cinque minuti conclusivi durante i quali ha segnato tredici punti di seguito soffocando l'urlo dei seimila lettoni accorsi per veder trionfare la propria squadra che, a parte un Berzins stellare (26 punti e 15 rimbalzi), ha fatto vedere ben poco crollando nella seconda metà della finale,

A me piace sottolineare in particolare la gioia di Awudu Abass, un "nuovo italiano" come viene definito se proprio si vuol indicare la diversità del colore della pelle. Awudu è nato a Como il 27 gennaio di vent'anni fa, gioca per la squadra di Cantù anche se per il momento il campo lo vede pochissimo in quella multinazionale che è stata per anni la squadra di Trinchieri (ma ora, con Sacripanti, si confida che i minuti cresceranno). A Tallin è stato puntualmente tra i migliori in tutte le dieci partite del torneo, al fischio finale si è precipitato verso le tribune per farsi consegnare una bandiera tricolore e avvolgersela sulle spalle, per poi cantare con fierezza l'inno di Mameli insieme ad Eric Lombardi, nato a Torino quattro giorni dopo Awudu, anche lui di pelle scura, ma altrettanto italianissimo e orgoglioso di esserlo. Chissà se ai Calderoli di turno verrà mai in mente di paragonare anche loro ad un primate, mentre non ho dubbi di interpretare il sentimento di chiunque ami lo sport e sia privo di stupidi pregiudizi nel ringraziare in modo particolare questi due ragazzi e quanti come loro (sempre di più) indossano la maglia azzurra regalandoci un valore aggiunto e ormai irrinunciabile, nello sport come nella società.

Amedeo Della Valle, che sta studiando basket nella Ncaa, è figlio d'arte. Suo padre, Carlo (37 presenze in maglia azzurra), è cresciuto con Dido Guerrieri, tra Torino e Roma. Lo è anche Marco Laganà: papà Lucio ha giocato a lungo nella Viola Reggio Calabria. Stefano Tonut è il figlio di Alberto e ha conquistato l'oro europeo a distanza di trent'anni dal giorno in cui il papà vinse con Dino Meneghin, Marzorati, Riva e Brunamonti, il titolo europeo a Nantes battendo la Spagna. Matteo Fallucca è il figlio di Carlo, un caro collega che ha avuto anch'egli un discreto passato agonistico pur non approdando mai in Nazionale. Sono piccoli e preziosi frammenti di un mosaico bellissimo perché questa squadra è stata formata partendo da Agrigento (Imbrò), passando per Melito di Porto Salvo (Laganà), Potenza (Landi), Maddaloni (Cefarelli), Roma e Aprilia (Fallucca e Monaldi), Bologna (Chillo), Trieste (Ruzzier e Tonut), Como (Abass), Alba e Torino (Della Valle e Lombardi): dalla Sicilia alla Venezia Giulia e al Piemonte dimostrando quanto sia diffusa la pallacanestro e quanta qualità anche il Sud possa ormai offrire.

L'oro dell'Under 20 riporta l'Italia maschile sul gradino più alto del podio a quattordici anni di distanza dall'oro di Parigi della Nazionale maggiore. I complimenti vanno a Pino Sacripanti (che aveva già vinto l'argento due anni fa) e al suo staff, ed anche a Walter Magnifico che ha bagnato nel migliore dei modi il ruolo di team manager, rappresentando un esempio importante per ragazzi che vanno apprezzati per talento e per carattere, ma anche per la maturità con la quale hanno gestito ogni partita risolvendo con intelligenza le situazioni negative. Probabilmente l'Italia non era la squadra tecnicamente più forte (anche per la mancanza di un centro di ruolo per la forzata assenza di Tessitori) nè lo era sotto il profilo atletico, ma ha saputo trasformare in pregi gli apparenti limiti, puntando sulla difesa e, una volta tanto e pur priva di bomber per definizione, producendo il miglior attacco del campionato (78 punti a partita) davanti a Lettonia e Serbia.

La speranza è che, tornati a casa, ottengano dalle società, dai tecnici, soprattutto dai… presidenti, la stessa fiducia e la stessa responsabilizzazione che si sono meritati con la maglia azzurra. Forse è l'effetto Datome e Hackett, i due MVP di campionato e play off che hanno dimostrato che essere italiano è bello, produttivo ed entusiasma la gente, ma questi ragazzi hanno anche imparato a vincere.

Troppo presto per dire che il trend negativo del basket italiano che durava da almeno dieci anni si è interrotto, godiamoci intanto questa prima grande soddisfazione dell'estate europea, che segue quella che ci avevano donato sette giorni fa le ragazze in Turchia. Ed uniamoci anche - per chiudere questa domenica bestiale - i titoli mondiali che a Salonicco hanno vinto le due selezioni azzurre ufficiali: gli Over 40 (Donati, Macaro, Corvino, Delli Carri, Capone, Bullara, Mayer, Corvo, Bertinelli, Zudetich, Brigo, Venturi, Esposito, allenati da Alberto Bucci, assistito da Umberto Anzini e Maurizio Marinucci) battendo in finale la formazione greca per 82-71 e gli Over 50 (Montecchi, Schiavi, Mentasti, Carera, Tirel, Ponzoni, Boni, Acerbi, Tortù, Ceccarelli, Cefis, Solfrini, con lo stesso staff tecnico) che hanno superato la Slovenia per 79-73. Successo italiano anche nell'Over 45 con il Master Basket Italia (Angeli, Gray, Mazzella, Gianni, Lella, Caramori, Allegrini, Silvestrin, Capone, Morandotti, Gigliozzi, Monterumisi) che ha piegato in finale la Lituania per 81-70.