"Scandone", 65 anni di passione sotto canestro

Grande successo per festa organizzata dagli Original Fans
08.05.2013 17:49 di  Massimo Roca   vedi letture
Fonte: Il Mattino
"Scandone", 65 anni di passione sotto canestro

In una settimana da incorniciare per lo sport irpino con il ritorno in B dell’Avellino, il 65-esimo anniversario della Scandone arriva al termine della tredicesima stagione in massima serie. Gli Original fans si sono resi artefici di una serata tra spettacolo ed amarcord. “Immagini di una storia” questo il titolo di un percorso fatto di foto, articoli, ma anche di divise storiche. A partire dall’immagine di quella prima formazione del 1948. A ricordare gli anni di una Scandone ancora bambina, ma con una matricola, la n°00204 della Fip che resta ancora oggi inossidabile, c’erano Giannattasio, Maffei e Picone. Tanti gli ex dirigenti presenti. Su tutti Ciro Melillo. Alla Scandone ha legato gran parte della sua vita: dal 1966, anno della fusione tra Scandone e Csi, fino al 2001. L’ex presidente snocciola le tappe di una storia che a tratti appare quella di un romanzo: “Sarebbe bello ricordare questa ricorrenza ogni cinque anni, Gli Original fans meritano i complimenti per quest’iniziativa”. Il futuro è dietro l’angolo:  “La propensione ad investire di questa società e la generosità dell’ing. De Cesare va tutelata. Spero che per il futuro possa avvalersi di figure che garantiscano maggiore esperienza. Sento parlare di riconferme. Mi auguro che si operi con cautela e non per sanare scrupoli di coscienza derivanti da mancate conferme della scorsa estate”. A calamitare la curiosità il triangolare con tante vecchie glorie in campo. Sono diversi i cestisti che qui hanno avuto le stagioni migliori, ma anche quelli che hanno “sposato” Avellino. Come Larry Middleton: tre anni in biancoverde sotto la gestione Markovski. “Venivo da piazze importanti con aspettative superiori. Ad Avellino ho trovato un ambiente molto legato alla squadra. Forse potevamo fare di più, ma non abbiamo mai rischiato la retrocessione. Poi ho incontrato Donatella e sono arrivati questi tre meravigliosi bambini. La mia vita aveva fatto il suo percorso per arrivare in porto ad Avellino”. Un obiettivo ed un rammarico: “Il mio posto è nel mondo basket. Ho avuto qualche contatto, ma in questo momento ho voluto dare priorità alla mia famiglia. Mi dispiace che la Scandone non abbia creduto in me”. Anche Pippo Frascolla ha scelto di vivere ad Avellino: “Sono arrivato nel ’96. Mi sono trovato subito bene. Salimmo in A2 al primo colpo. Quando si vince è tutto più semplice, ma il segreto di questo ambiente è la capacità di saper gestire i momenti difficili. Il pubblico è competente e sa riconoscere il punto in cui finiscono i limiti dei propri beniamini e comincia il valore degli avversari”. Frascolla si lascia andare a qualche aneddoto con il conterraneo Totaro: “Amavo punzecchiarlo per i suoi tiri che s’infrangevano sul ferro. Quando sull’autostrada passavamo il casello di Colleferro gli ricordavo che, forse, in fondo, lui non era pugliese”. Tre i protagonisti della storica promozione in massima serie presenti: Giovanni Dalla Libera e Sergio Mastroianni. Il play casertano ricorda le difficoltà della prima stagione, l’infortunio, i pregiudizi relativi all’episodio della monetina, ma anche il segreto dell’ambiente avellinese “Sono stati tre anni indimenticabili: una salvezza incredibile, la promozione ed un grande campionato di serie A all’esordio in cui sfiorammo da matricola i play-off”. Un legame con la Scandone che va oltre il risultato sportivo e che forse nelle avversità si è cementato, come quello di Davide Bonora protagonista della sfortunata stagione 2005-06, chiusasi con una retrocessione poi sventata dal fallimento di Roseto:  “Fu un anno particolare. Mia moglie aspettava il nostro bambino. Mi sono trovato bene con i tifosi. I dirigenti De Paola e Nevola mi furono di grande aiuto”. Dopo la Scandone ha cambiato passo: “In questo momento di ristrettezze chi ha organizzazione e spende bene può competere per le prime piazze. Avellino ha le carte in regola per farlo la prossima stagione”. A far bella mostra di sé , lei, la coppa Italia, orfana peraltro dei protagonisti in campo di quella splendida cavalcata bolognese, ma non degli artefici in cabina di regia. Presenti l'ex presidente Vincenzo Ercolino e suo figlio Luigi che si è soffermato sullo straordinario momento dello sport irpino, esortando ad un visione organica di un settore di eccellenza per la nostra provincia. “Gli exploit si legano all’iniziativa del singolo in un contesto di eccezionalità. Una sistematicità in un settore che funziona potrebbe garantire qualità e durata. Il nostro concetto di polisportiva era diretto in tal senso. Credo che oggi ci siano imprenditori, nel calcio e nel basket, che abbiano l’apertura mentale per ragionare in questi termini in un settore che può avere una sua incidenza per l’economia dell’intera provincia”.