Cantù: quella con Avellino è la vera vittoria di coach Pashutin

21.01.2019 07:40 di Paolo Corio Twitter:    vedi letture
Coach Pashutin
Coach Pashutin
© foto di pallacanestrocantu.com

C'è stato un momento durante la peggiore striscia negativa di sempre di Cantù in Campionato (8 sconfitte consecutive) in cui tutto ha rischiato davvero di deflagrare. Totale incertezza sul futuro del club (non che ora la situazione sia migliore, ma il tunnel pare avere anche un'uscita...) e giocatori che in campo si mandavano a quel paese tra manifesti gesti di disappunto (come quelli di Udanoh o Mitchell per le giocate di Blakes) e più discrete, ma altrettanto esplicative scrollate di testa tra un'azione e l'altra. Nel mezzo della burrasca, tanti hanno continuato fuori e dentro dal campo a remare per uscirne, ma un solo uomo non ha davvero mai perso la calma e ha continuato a perseguire gli obiettivi con una determinazione così granitica da poter essere scambiata per insensata testardaggine. Di chi parliamo? Di coach Pashutin, che a dispetto di tutto e tutti ha continuato a credere nella possibilità di fare prima della Red October e poi dell'Acqua San Bernardo una vera squadra, lasciando fuori dalla palestra i rumors delle trattative così come quelli di mercato, per lavorare con tutti i giocatori a disposizione e convincerli della possibilità di fidarsi gli uni degli altri.

Il vero significato di quei 24 assist
Ecco allora che la vittoria con la rimaneggiata ma non per questo arrendevole Avellino è soprattutto la vittoria dell'allenatore russo: c'è infatti tutto il suo lavoro dietro quella rotazione di palla che ha portato Cantù a mettere insieme 24 assist senza guardare se a riceverli fosse Gaines (top scorer con 21 punti e 5/6 nelle triple, più 5 passaggi vincenti) oppure Blakes (16 punti e una buona regia a confermare che, match con Sassari a parte, il buon inizio di 2019 non era solo un fuoco di paglia), Jefferson (15 punti e altrettanti rimbalzi per la sesta doppia doppia di stagione) oppure Davis (8 punti, 4 rimbalzi e un sempre maggiore apporto sotto le plance), Mitchell (8 punti, ma anche 5 assist e 35' a disposizione della squadra) oppure Tassone (9 punti con 3/5 da oltre l'arco). 
Per battere la Sidigas, Cantù ha insomma utilizzato l'arma offensiva più devastante di tutte nella pallacanestro: mandare il più delle volte al tiro l'uomo meglio piazzato di tutti, indipendentemente dal suo status nelle gerarchie di squadra, con una logica e uno sviluppo che ci ha spesso ricordato quelli del basket universitario. E poi tanta difesa, certo facilitata dalle defezioni in maglia Sidigas (con Caleb Green e Nichols ad aggiungersi nella lista infortuni a Ndiaye e Costello), ma comunque giocata al meglio sugli aiuti.

Unico neo: la carriolata di palle perse (14), tante delle quali dovute a un'eccessiva sufficienza nei passaggi di apertura in contropiede. Un dettaglio che ovviamente non è sfuggito a coach Pashutin, del quale va tra l'altro segnalata l'incredibile capacità di non perdere le staffe nemmeno di fronte alle giocate più insensate. Il suo, richiamando alcuni vicino alla panchina e gesticolando a distanza con altri, è un continuo invito a correggersi per migliorarsi: se tutti continueranno a loro volta ad ascoltarlo, Cantù potrebbe presto tirarsi fuori dalle sabbie mobili della zona retrocessione. E anche grazie alla determinazione del coach russo guardare con ancora maggiore ottimismo al suo futuro, che quasi per ironia potrebbe anche essere americano: come possibile acquirente s'è fatto di recente il nome di Amway, colosso della vendita diretta con 8 miliardi e 600 milioni di dollari di fatturato, ma pare ci sia un'altra cordata a stelle e strisce ancora più avanti nel poter arrivare a chiudere la trattativa.

Paolo Corio