Un anno senza Kobe Bryant. Ci manca molto più che un mito

Un anno senza Kobe Bryant. Ci manca molto più che un mito
© foto di SAVINO PAOLELLA

Il 26 gennaio 2020 l'elicottero che traportava sulle colline di Los Angeles Kobe Bryant, 41 anni, la figlia tredicenne Gianna e altre sette persone si schianta nella nebbia in località Casabasas. In Italia era quasi le ventuno quando TMZ ha diffuso la notizia.

Soltanto Dio può sapere quante persone, in ogni angolo del mondo, hanno fermato ogni loro attività, hanno avvertito un groppo in gola e le lacrime agli occhi.

Certo, cercando subito dopo, freneticamente, online qualsiasi nota, post, break news che dicesse che era uno scherzo, di pessimo gusto vero, ma meglio uno scherzo. Ma non lo era.

Come in quei momenti facevano LeBron e gli altri Lakers, in aereo verso l'ennesima partita. Come gli organi di stampa anche per paura della fake news, inseguendo con lo sguardo i telegiornali americani e i loro reporter sguinzagliati sulle alture della megalopoli californiana.

La dimensione mondiale della tragica perdita - e l'impressionante velocità con cui i social ci hanno fatto condividere con innumerevoli persone l'evento - ci ha fatto comprendere l'impatto che la figura, la storia e l'esempio di Kobe Bryant avevano raggiunto in tutto il mondo. Un fenomeno che è andato oltre il gioco della pallacanestro. 

Se era comprensibile negli USA, che l'avevano consacrato, e se era comprensibile in Italia, dove aveva girato mezza penisola dietro al padre cestista professionista lasciando ricordi e aneddoti, il moto spontaneo di commozione e raccoglimento ha travalicato i confini, è stato mondiale.

Ed è passato un anno senza Kobe. Meglio, senza la sua voce, la sua personalità, la vivacità dei suoi nuovi interessi oltre la pallacanestro. Ma sempre con lui presente, perché ci sono molti giorni dell'anno in cui lo si può ricordare.

Solo quattro giorni fa in molti hanno voluto ricordare che il 22 gennaio 2006 segnò 81 punti ai Toronto Raptors, diventando il secondo giocatore con più punti segnati in una sola partita NBA dietro l’inarrivabile Wilt Chamberlain!

Ma quello che ci manca di più è la personificazione del mito nell'antidivo che non perde tempo a rimirarsi allo specchio. L'esempio che è stato per diventare migliori affrontando la vita come per lui era stato Michael Jordan.

Ci è mancato nel Black Lives Matter, lui che era stato in prima linea contro la polizia violenta nei confronti degli afro-americani.

Ci manca un fermo sostenitore dello sport giovanile come strumento di emancipazione.

Ci mancheranno le sue esternazioni, ci mancherà il continuo pizzicarsi con Shaquille O'Neal, ci mancherà il sogno delle giovani stelle della NBA di fare un clinic con lui. 

Ci mancherà sapere cosa frullava nella sua testa e con quale novità ci avrebbe sorpreso dopo quel cortometraggio d'animazione 'Dear Basketball' per il quale aveva ricevuto un premio Oscar nel 2018.

Oggi sarà un profluvio di iniziative, inaugurazioni, in Italia e nel mondo. I Lakers non parteciperanno, il lutto è ancora profondo e il riserbo è apprezzabile. Nel cuore di tutti il 26 gennaio 2021 sarà il momento per un ricordo sincero.