Italia - In Serbia temevano questa partita, e a buona ragione

02.09.2023 00:06 di  Umberto De Santis  Twitter:    vedi letture
Italia - In Serbia temevano questa partita, e a buona ragione
© foto di fiba.basketball

FIBA World Cup 2023 e l'Italia. Sgombriamo prima di tutto il campo dagli errori di vocabolario sportivo: la partita perfetta esiste nel baseball, non nella pallacanestro dove, è risaputo, vince la squadra che fa meno errori. Che possono essere per meriti della marcatura degli avversari, se Bogdanovic chiude il primo tempo di Serbia-Italia, gara 1 della seconda fase di FIBA World Cup 2023, con 0/10 al tiro da tre punti. O che possono essere del proprio allenatore se arrivati a +16 Pesic nel terzo quarto decide di togliere dal campo contemporaneamente Milutinov, Dobric e Stefan Jovic con 3'31" alla sirena invece di affondare il colpo del ko. Così da farsi rimontare da un'Italia che grazie ai cambi dei serbi ritrova Fontecchio (cinque punti in fila) e Datome (dieci in fila a cavallo degli ultimi due quarti) per poi sorridere, ringraziare e salutare lo storico avversario con la terza vittoria consecutiva in tornei FIBA.

L'impresa azzurra avviene anche per aver messo in panchina Spissu (che aveva già 22 minuti nelle gambe ma forse solo per questo motivo) lasciando la guida della squadra a Pajola. Il playmaker sardo rientrerà al 34' riposato e nettamente più incisivo. E nasce anche dalla capacità di resistenza al ritorno di Bogdanovic: il giocatore di Atlanta, compreso che da tre non va (1/13 alla fine) attacca il ferro e con il 3/3 da due e il 9/10 dai liberi rimedia a quanto sbagliato nel primo tempo. Però gli Azzurri hanno recuperato fiducia nei propri mezzi e la maggior abitudine a finali testa a testa degli avversari si rivela quanto mai utile (meno alle nostre coronarie che hanno fibrillato fino alla sirena...)

Visto che una vittoria di prestigio rasserena gli animi, cogliamo l'occasione per esprimere solidarietà ai giornalisti Rai e Dazn chiamati a fare interviste e commenti post partita in diretta con certi protagonisti, specialmente se a domande precise si ricevono risposte con proclami, silenzi, parole sbocconcellate che se riportate scritte senza opportuni aggiustamenti sarebbero da ricovero. Una volontà di eludere i problemi tecnici che emergono anche da una vittoria, di raccontare agli altri un film che esiste nelle menti e negli interessi di chi gestisce lo spogliatoio. "Lasciate stare i miei giocatori" è pura disinformazione, visto che non li ha toccati nessuno né tanto meno si son fatti cacciare dal campo da nessuno, critica compresa. 

Siamo belli, siamo forti. Coach Pozzecco ha detto che i suoi hanno vinto 15 partite su 18. Bisognerebbe capire a cosa si riferisce. Nell'intera World Cup 2013 la Nazionale ha giocato 10 partite di qualificazione più tre di torneo a Manila. Totale 13, con 10 vittorie e 3 sconfitte (la 14a con la Serbia è arrivata due giorni dopo, ndr). Un ruolino di marcia davvero importante, se non fosse che di tutte le avversarie incontrate solo una, la Spagna, ha un ranking FIBA migliore del nostro e la Serbia l'ha ricevuto grazie ai risultati della prima fase. Confrontare per favore, per rendersi meglio conto della relatività delle cose, il nostro precampionato con quello di Spagna e Stati Uniti prima di sciacquarsi la bocca con le sette vittorie in amichevole. E in queste 13 gare Pozzecco ha rimediato 7 falli tecnici e 1 espulsione.

La panchina con le Filippine e con la Serbia. Con le Filippine Edoardo Casalone in piedi e Gianmarco Pozzecco seduto in panchina zitto e muto dopo la ramanzina del maestro Petrucci. Arbitri rilassati ovviamente tanto da non ricevere alcun commento dopo la gara, e per nostra fortuna anche il modo di tifare dei filippini non è stressante tanto che l'unico tecnico della partita è andato a un giocatore locale per flopping. D'altra parte, suis propriis verbis, "con dei giocatori così eccezionali e un coaching staff così eccezionale" si capisce chiaramente che l'allenatore serve a poco. Andiamo alla Serbia: un Pozzecco composto, pronto a mordersi la lingua o a farsi riprendere dalla telecamera mentre si volta e cammina spedito verso l'angolo più nascosto del campo di fronte a una chiamata non gradita. Allora si può vincere senza gli eccessi, mettendo l'esuberanza in campo in mano ai giocatori. 

Il gioco con le Filippine e con la Serbia. Messa nel dimenticatoio quella difesa a zona probabilmente mai provata in allenamento a Folgaria, ed è una buona notizia. Il tiro da tre ritrovato ha facilitato poi l'approccio difensivo, visto che il numero delle transizioni concesse alle Filippine è di gran lunga pù basso di quello dei caraibici. Anche con la Serbia, dopo dei primi minuti frenetici che ci hanno dato palle perse e qualche arrabbiatura, l'aver rallentato il ritmo è stata la scelta giusta dello staff azzurro. I raddoppi difensivi hanno funzionato meglio, anche perché gli avversari non avevano il clone di Andres Feliz (uno che a Badalona ha tirato da tre punti con il 40% nel 2022-23, forse non ricordavano). Ridotte le rotazioni: Procida e Spagnolo non hanno visto il campo con le Filippine né con la Serbia. Come finora Diouf visto per 1,5" sull'ultima azione del primo tempo di oggi, Severini appena 1'18" con le Filippine ma 15'31" con i serbi per il precoce quinto fallo di Ricci. Datome: gara 1 12'04", gara 2 18'48", gara 3 10'20", gara 4 13'01". I vari commentatori stanno osservando un'Italia in fase calante fisicamente, surrogata fino al momento attuale dall'adrenalina. La brillantezza del gruppo registrata nel ciclo delle amichevoli farebbe pensare a una preparazione leggera ma senza fondo: sarebbe stato interessante chiedere l'opinione al tecnico della Nazionale, ma era troppo impegnato ad eludere qualsiasi domanda tecnica. Non ci meravigliamo, perché è l'andazzo (quasi) generale di tutte le interviste ad allenatori negli ultimi anni. Speriamo di avere ancora tante partite davanti a noi che ci diranno la verità sulla condizione fisica generale della squadra: il campo alla fine la spiega sempre.

La sindrome dell'accerchiamento. Abbiamo passato l'intera giornata del mercoledì a cercare gli autori di critiche esagerate in un verso o nell'altro come denunciato da Nicolò Melli dopo la vittoria sulle Filippine (link): "Prima eravamo disastrati, poi fenomeni quando abbiamo vinto tutto, poi dopo l'Angola: "Oddio questi ragazzi non sanno più giocare a basket", e poi disastro dopo la Repubblica Dominicana, non valiamo niente." Non abbiamo trovato nessun colpevole di tutto questo can can - che abbia un minimo di credibilità mediatica - verso i giocatori se non le esagerazioni del Poz. L'Auditel che non c'era a dare buoni risultati negli anni passati - per scelte di chi instilla nello spogliatoio la sindrome dell'accerchiamento - ha detto che interesse e affetto dei tifosi intorno agli Azzurri ce n'è ancora tantissimo e la stampa italiana è innamorata. Mentre quella serba ha scritto di temerci assai e, visto come è andata, aveva doppiamente ragione. "Bisogna avere equilibrio in tutto". Caro Nicolò, inconsapevolmente hai detto la cosa giusta, e inconsciamente sapevi anche il bersaglio a cui erano riservate queste parole. A chi, ad esempio, alcuni anni fa vendeva quella Nazionale del 2016 come "la più forte di sempre" o a chi colleziona falli tecnici come fossero figurine dell'album Panini...

La paura del biscotto. Per un paio d'ore si è parlato di possibile biscotto visto che tutti si attendevano la vittoria della Repubblica Dominicana su Portorico e così, dopodomani, ci sarebbe stata la possibilità di un accordo tra i caraibici e i serbi per un risultato che avrebbe escluso l'Italia dalla prosecuzione nel torneo. Invece uno splendido Tremont Waters ha condotto i portoricani alla vittoria, e adesso in Serbia sanno che non solo devono batte l'altra formazione caraibica, ma anche che una vittoria dell'Italia li relegherebbe al secondo posto, tra le possibili fauci degli Stati Uniti. Che prima però devono superare la Lituania. Le sorprese potrebbero non essere finite in questo Mondiale del Far East.