Legabasket e l'insostenibile leggerezza dei palazzetti e dei bacini di utenza

23.07.2023 07:50 di  Umberto De Santis  Twitter:    vedi letture
Legabasket e l'insostenibile leggerezza dei palazzetti e dei bacini di utenza
© foto di scafati basket

Il modello NBA è ineguagliabile per EuroLeague e Leghe Nazionali: si tratta di una associazione di trenta ricconi che danno pieni poteri ad un estraneo che 1) ha licenza di maltrattarli se fa guadagnare loro tanti soldi, 2) agisce continuamente sulla perequazione tra mercati più o meno ricchi per garantire un certo livello di competitività, 3) non è condizionato dalle retrocessioni, che non ci sono, in favore di "obiettivi" che al 30 giugno si azzerano e il circus ricomincia da capo ogni 1° luglio alimentando speranze e gioia propositiva in tutte le componenti del sistema.

Questo non vuol dire che nell'agire, per esempio, di Legabasket non ci siano elementi e iniziative che non possano dare risultati positivi per il nostro asfittico sistema sportivo. Ma sono destinati a rimanere lettera morta. Per prima cosa qui ci sono le retrocessioni, che danno pathos sconosciuto agli americani ma che provocano anche veleni, discussioni e tentativi di aggirare le regole in tutti i modi immaginabili. Poi c'è l'abitudine al calcolo machiavellico per cui chi sta a un livello economico più alto preferisce respingere iniziative che potrebbero rendere più competitive avversarie limitate dal punto di vista delle risorse. Abbiamo anche una gestione politica dell'attività federale che tende ad annullare la trasparenza - che farebbe bene a tutto il movimento - con una gestione opaca che spesso fa litigare società e leghe tra di loro senza risolvere problemi annosi. Divide et impera, come si dice.

Grazie alle dichiarazioni del combattivo presidente della Givova Scafati (link) possiamo comprendere come la società campana non avrà mai la possibilità di vincere il titolo di serie A LBA mentre una franchigia "minore" come i Toronto Raptors c'è riuscita nel 2019. Il fatto di avere realizzato con la salvezza "un miracolo" prima di tutto economico, il fatto di non avere un impianto adeguato alla bisogna (3.500 posti a sedere dichiarati, ma una media di 1.878 spettatori e un incasso medio di 6,31 euro a biglietto), il fatto di non sapere quale consistenza possa avere il bacino di utenza e quale politica a favore possa svolgere il Basket Scafati sono elementi cardine per dare conferma alla nostra impressione. Nel vuoto lasciato dalla fine della Montepaschi Siena avevano comunque vinto società come Sassari e Venezia che avevano a disposizione budget perlomeno doppi dei campani ma da quando Armani ha messo in sicurezza l'Olimpia finanziandola con la Fondazione e Zanetti è arrivato alla Virtus Bologna il lotto delle contenders si è ridotto drasticamente. Questo, per tacitare preventivamente qualche bullo da tastiera, non vuol dire che non vogliamo Scafati in serie A, solo che si realizzino condizioni che favoriscano il progresso del movimento, e la stessa Scafati dovrebbe lavorare in questa direzione.

Questo peso eccessivo di realtà minori in serie A è purtroppo destinato ad ampliarsi negativamente nella prossima stagione. I palazzetti delle retrocesse Trieste e Verona garantivano nel 2022-23 la disponibilità di 12.350 posti a sedere per gli spettatori (e la media è stata di 7.555 e l'incasso medio di 13,3 euro), mentre quelli delle neopromosse Pistoia e Cremona non arrivano nemmeno alla media di riempimento, valendo complessivamente 7.400 posti. Ergo, viste le buone performance del Forum di Assago e della Segafredo Arena, il presidente LBA Umberto Gandini può già dimenticarsi risultati in crescita sotto il punto di vista delle presenze nella stagione 2023-24.

Tornano quindi di attualità - dal momento che gli introiti dai diritti televisivi sono ancora voce poco rilevante nei bilanci delle società - due elementi cardine per il futuro dell'attività di vertice della pallacanestro italiana, di cui aveva parlato e cercato di agire anche il predecessore di Gandini Egidio Bianchi: palazzetti nuovi e più capienti e allargamento dei bacini di utenza di ogni squadra di serie A con quello che comporta in termini di possibili spettatori e investitori. Progetto ambizioso avallato a parole dalla FIP ma che nei fatti è stato accantonato da sette anni a questa parte tanto che non è stato fatto nulla, nemmeno mettere un paletto alla salita indiscriminata in serie A dalla A2 (come invece in Spagna tra Liga Endesa e Leb Oro funziona bene e fa del loro campionato il primo in Europa con il 72% delle squadre iscritte ad una competizione continentale) tanto per fare un esempio. E su chi abbia comandato i destini della serie A non vi è dubbio dal momento che Gianni Petrucci, nella presentazione alla Torre Unipol delle Finali di serie A dell'otto giugno scorso aveva trionfalmente dichiarato che quel giorno restituiva le deleghe alla LBA.