Luiss: con tanta difficoltà Roma può tornare a contare nel basket italiano?

21.06.2023 10:00 di  Umberto De Santis  Twitter:    vedi letture
Luiss: con tanta difficoltà Roma può tornare a contare nel basket italiano?
© foto di Luiss Roma

Ieri, per la prima volta nella centenaria storia della pallacanestro italiana, una Università si è guadagnata i titoli per disputare la serie A. La piccola (economicamente parlando) Luiss Roma di coach Paccariè, all'ultimo atto di un folle concentramento organizzato a Ferrara con partite di sola andata, si è lasciata alle spalle squadre come la Real Sebastiani Rieti e l'Agribertocchi Orzinuovi e, con un gruppo di giovanotti/studenti ha ottenuto la promozione insieme all'Elachem Vigevano.

La Luiss della pallacanestro è un'idea di Luigi Abete messa in pratica nel campionato 1999-2000 quando lo stesso era presidente dell'ateneo: la nuova squadra viene iscritta al campionato di serie B, dove ha giocato per tutti questi 24 anni. Niente contratti né grandi guadagni per i suoi giocatori: solo una borsa di studio che permetterà loro di seguire gli studi e crearsi un futuro quando l'età dello sport giocato avrà fine. Niente di nuovo nel mondo "magico" della NCAA, una mosca bianca in tutto il panorama scolastico nazionale.

Arriva anche il successo: nel 2014, sotto la gestione di coach Briscese, ecco la Coppa Italia di categoria. Ma intorno al progetto basket di Abete prende forma un progetto sportivo di più ampio respiro con 15 discipline e la creazione di una Academy, diretta da Paolo del Bene, in cui confluiscono anche atleti olimpici, e le somiglianze con la struttura sportiva made in USA si fanno sempre più evidenti. Chissà che non si crei un circolo virtuoso di invidia che porti altre Università ad operazioni del genere. Almeno nel basket sarebbe una novità eclatante di fronte all'inania della federazione.

Oggi la Luiss Basket è una realtà formata da 15 giocatori, 11 universitari e 4 iscritti al Master della Business School. Si alternano studio e sport, tanto che sembra davvero di essere in un college statunitense. E da domani si penserà a inserire due americani: chissà che sinergie potrebbero nascere, sarebbe una nuova frontiera da esplorare nel momento in cui la possibilità di trattare i giovani come professionisti negli USA sta facendo rastrellare molti junior europei in direzione oltre Atlantico.

Quello che è sicuro è che la Luiss è diventata la prima società della capitale. Abbiamo l'Eurobasket esclusa da due discutibili sentenze federali; la Stella Azzurra auto-declassatasi di cui il tentativo di vendita del titolo nasconde diversi problemi che emergeranno prima o poi; il presidente Petrucci che si scaglia contro la politica che "Non capisce l'importanza di una squadra forte a Roma" e non trova imprenditori disposti a investire quando più voci affermano che Zanetti si sarebbe stancato a Bologna di sopportarlo.

Tutto perfetto? No. Resta come convitato di pietra a rovinare la festa l'annosissimo problema del palasport: il PalaLuiss è troppo piccolo. Nemmeno il presidente del CONI Malagò, tra le lungaggini della ristrutturazione dei PalaTiziano e l'eccesso di dimensioni del PalaEur, è riuscito a smuovere le acque per fare avere alla Capitale l'impianto delle giuste dimensioni e se ne discute, badate bene, da almeno 15 anni. C'è caso che si debba traslocare ancora una volta per giocare e sarebbe l'ennesimo delitto consumato contro la pallacanestro italiana.