Olimpia Milano, quella solitudine voluta che non fa bene ad Ettore Messina

Olimpia Milano, quella solitudine voluta che non fa bene ad Ettore Messina
© foto di Savino Paolella

Siamo al quinto anno di Ettore Messina presidente delle Basketball operations dell'Olimpia Milano che gestisce il budget, general manager che provvede alla campagna acquisti, allenatore che mette in campo la squadra, fornitore dei ritrovati tecnici della NBA per i giocatori (ci dicono essere bellissimi), responsabile della comunicazione del club a prescindere dal controllo del gruppo Armani. Chi ha la benevolenza di leggerci sa che siamo sempre stati contrari ai tuttologi tuttofare nelle squadre di pallacanestro (notoriamente un gioco di squadra), e che questo accumulo di ruoli nelle mani di una sola persona non ci è mai piaciuto a prescindere da questo specifico caso e lo abbiamo scritto fin da subito e fino alla nausea.

La partita di giovedì 16 novembre contro l'Anadolu Efes è emblematica. La casualità del calendario l'ha messa ad appena sei giorni prima di quella della scorsa stagione (51-80, 22 novembre 2022) che segnò il punto più basso o quasi dell'Olimpia e fece dire a Messina parole di cui in seguito si sarebbe pentito pubblicamente. Ma non abbastanza da attendere fino al 28 gennaio 2023 l'annuncio dell'arrivo di un playmaker che togliesse le castagne dal fuoco, né di riproporle in questi ultimi giorni decretando la seconda (o terza) giubilazione di Kevin Pangos.

Se Bucchi e Scariolo avessero avuto da Armani un budget simile, chissà se avremmo avuto la Montepaschi dominante tra il 2006 e il 2014. Non è mai stato annunciato che il GM titolare Stavropoulos abbia ingaggiato personalmente un giocatore. L'allenatore ha sempre preferito giocare con un eccesso di guardie e ali grandi multiruolo, e ha sempre pagato il conto contro avversari che avevano giocatori fortemente specialistici nelle gare che contano in Europa (vi esemplifico soltanto Tavares per tutti). Del responsabile della comunicazione vi ricordo soltanto il comunicato senza capo né coda di assunzione di Vacirca (ci rifiuteremo di crederlo opera di Limardi anche davanti ammissione dello stesso) e gli ultimi infortuni nelle conferenze stampa e nelle interviste che finalmente tutto il resto della critica ha messo in evidenza.

Non sono mancate le espressioni di debolezza, come l'aver detto di essere andato da Armani e Dell'Orco a chiedere se dovesse rassegnare le dimissioni, o di aver fatto scrivere alla Gazzetta che il suo contratto, con scadenza 30 giugno 2024, se lo prolunga e se lo firma da solo anzi fate conto che sia già stato fatto. Peccato, con un altro equilibrio sarebbe stato il candidato alla successione di Petrucci alla FIP nell'autunno dell'anno prossimo. Invece bisognerà vedere se sarà capace di fare un passo indietro, possibilmente scegliendo di fare solo l'allenatore visto che in quel campo è indiscutibile, e accettare un dirigente intermedio con pieni poteri tra lui e la proprietà. Per la FIP si è trombato da solo.