Coppa Italia - Da Pesaro arriva una bella lezione per tutti
La Coppa Italia si è confermata anche quest'anno come un bellissimo incidente di percorso nella routine delle squadre di pallacanestro italiane (e non solo), immortalando definitivamente un momento della lunga stagione sportiva 2019-20. Chi era partito forte (Bologna, Milano, Brescia) si è ritrovato in calando; chi era partito con grandi difficoltà (Venezia) è arrivata al top della forma non solo fisica ma anche mentale; chi veniva da una cocente delusione in Europa si è riscoperto brillante (Brindisi).
Considerato che alla fine solo una vince, per le altre rimane solo la necessità di non deprimersi perché il finale di stagione è tutto da scrivere. L'esperienza dell'Armani di Pianigiani dello scorso anno - da febbraio a maggio una caduta verticale accentuata dagli infortuni di Gudaitis e Nedovic e da un ambiente interno da resa dei conti che non è mai stato analizzato compiutamente dagli addetti ai lavori locali - è illuminante in proposito.
Ma da Pesaro arriva la conferma che il prodotto c'è, ci sono gli attori, c'è uno zoccolo di appassionati consistente. Che il livello non sarà quello formidabile degli anni '80, che c'è da lavorare moltissimo in termini di professionalità dei team anche senza arrivare al Top maniacale in stile NBA che Ettore Messina sta cercando di imporre alla sua Olimpia. Che i soldi sono importanti per ingaggiare top players quanto indovinare e costruire la chimica di gruppo può portare una neopromossa in semifinale (Fortitudo Bologna).
E' davvero in questo momento un problema di manico condiviso, con l'urgenza di fare arrivare in sede a Bologna una nuova dirigenza senza proclami e stucchevoli uscite ad effetto, che si dedichi a tambur battente a ogni dossier sul tavolo, che sia realistica nel fissare gli step progressivi alle società per alzare il livello dei competitors ma anche quello dell'accesso alle risorse per fare grandi squadre in società economicante solide.
La fonte dei ricavi vede come principale immissario da far crescere quello dei diritti televisivi. In chiaro, sul satellite, in tablet, sullo smartphone non importa. TNT ha fatto il pieno all' All Star Game della NBA. Ha investito tanto, sulla Lega del basket a stelle e strisce, e porta a casa i risultati di audience e di pubblicità. Attenzione a focalizzare al ribasso il prezzo della copertura televisiva: il contratto per trasmettere le partite è un punto di partenza per l'emittente e non un punto d'arrivo per riempire il palinsesto. Invece vediamo troppi dirigenti dei media accontentarsi e salire sull'albero ad ingrossare le fila degli emuli di Orietta Berti "Finché la barca va..."
Infine, last but not least, un applauso all'organizzazione del torneo. La struttura di Legabasket si è dimostrata eccellente, nonostante la pesante crisi al vertice di LBA facesse temere qualche sbracamento. Dai dettagli come il cavo LAN nelle postazioni della stampa, all'intrattenimento per il pubblico nelle pause degli incontri, il format ha funzionato al meglio, la copertura televisiva ha trasmesso con entusiasmo lo spirito della manifestazione, la sensazione di partecipare a un evento di pathos e di gioia insieme non è mai venuta meno. Non è mai scontato, per tanti motivi, che ciò si riesca ad ottenerlo. Perciò è giusto sottolinearlo.