"Che coss’è l’amor": chiedilo a Lonise, in memoria di Len Bias

"Che coss’è l’amor": chiedilo a Lonise, in memoria di Len Bias

(di FRANCESCO RIVANO). “Che coss’è l’amor? Chiedilo al vento…” Così canta Vinicio Capossela nel 1994 in una delle sue hit rese celebri anche dal fatto di aver accompagnato la partita di calcio in spiaggia tra Aldo, Giovanni e Giacomo con Marina Massironi in porta, contro un quartetto, “forte fisicamente”, di lavoratori edili marocchini in Tre uomini e una gamba. L’autore nativo di Hannover cresciuto artisticamente in Emilia descrive l’amore in un ritmo jazzato incalzante esprimendo al tempo stesso ironia e amarezza, disincanto e sostanza, nel tentativo di dare un senso a un sentimento che nessun è riuscito a rinchiudere in una definizione. Se dovessi provare a descrivere cosa è effettivamente l’amore proverei a rivolgermi a chi prova la forma più pura di questo sentimento. Insomma mi rivolgerei a un esperto, a un professionista dell’amore, un po’ come si fa in tutti gli ambiti: se avessi bisogno di risolvere un problema idrico mi rivolgerei a un idraulico; se dovessi fare una dichiarazione dei redditi chiederei a un commercialista, se dovessi aver necessità di supporto morale mi dirigerei da un amico. Siccome voglio una risposta a una domanda chiara, chi meglio di una madre può descrivere un sentimento puro, viscerale,  connaturato come l’amore per un figlio. Un amore incondizionato, che rompe barriere, che supera ostacoli, protettivo e nel contempo severo. Non semplicemente una forma di amore ma l’Amore per eccellenza, quello che realmente dura per sempre e anche oltre; quello che non si promette “finché morte non ci separi” perché nemmeno di fronte all’ineluttabilità della morte scompare, ma anzi si rafforza. Si sa che il mondo dovrebbe seguire dei percorsi prestabiliti, un ordine temporale degli accadimenti che le persone sono in grado di digerire e sopportare perché “è cosi che va la vita”. Ma a volte capita un incidente di percorso che stravolge i piani, che inceppa il meccanismo e quando una madre si trova costretta a salutare per sempre un figlio o si perde nel turbinio di emozioni e psicologie e va alla deriva oppure diventa più forte e prova a trasferire il suo amore perduto in amore da donare a chi ne ha più bisogno.

Maryland, più precisamente Suitland, sobborgo di Washington DC. Dopo aver faticato sulle sponde ripide di una piccolina collina, ci si rende conto di essere al’interno di un cimitero pieno di lapidi invecchiate nella loro posizione a terra, fra ciuffi d’erba e rocce che provano a offuscare e gettare nell’oblio il ricordo di chi ospita le tombe. Se non si presta attenzione si rischia di calpestare una lapide nello stesso istante in cui se ne onora un’altra, o almeno così racconta miss Lonise durante gli incontri che tiene a favore dei ragazzi adolescenti con problemi di autostima. Perché Lonise ha confidenza con le lapidi del Lincoln Memorial Cemetery? Perché è dal 1984 che impedisce a erba e rocce di offuscare la memoria del figlio Leonard e è dal 1990 che si occupa anche della lapide attigua e che riporta il nome dell’altro figlio, James. James, noto Jay, vittima di una sparatoria a 20 anni; Leonard, noto Len, vittima della cocaina a 22 anni. Leonard, dei  quattro figli di Lonise è quello con il maggior tasso di talento nel sangue: frequenta la High School nel Maryland e sempre nel Maryland continua gli studi giocando a basket per la squadra dell’ateneo. Nonostante fosse considerato agli inizi un minerale grezzo, il lavoro e la predisposizione naturale alla comprensione del gioco lo elevano ad All-American con la maglia dei Terrapins. Fisicità, atletismo, intuitività e perché no, fantasia, lo identifcano nei radar degli osservatori dei piani alti finché i Celtics non gli mettono gli occhi addosso: “Leonard è un tipo di giocatore esplosivo ed eccitante”, un tipo alla Michael Jordan.

Siamo nel 1986, i Celtics sono freschi campioni ma la schiena di Larry Bird inizia a dar problemi e Kevin con Robert (McHale e Parish) stanno invecchiando. Cosa c’è di meglio di una scelta talentuosa al Draft che possa raccogliere il testimone? Red Auerbach, vecchia volpe del mondo NBA, in cambio della seconda scelta assoluta, cede Gerald Henderson e un po’ di denaro che accontenta i Sonics, in modo tale che Leonard “Len” Bias possa vestire la casacca più vincente del basket a stelle strisce. È un sogno che si avvera e rincarare la dose di gioia ci pensa la Reebok che decide di mettere sul tavolo un’offerta allettante per il talento del Maryland. Len cammina a un palmo da terra, i fratelli sono orgogliosi di lui, così come papà James. E la madre? Lonise fatica a festeggiare. Dirà in futuro che premonizioni, sensazioni negative, sono apparse in un sonno disturbato facendole pensare che nonostante tutto il futuro di Len fosse lontano dal Basket.

Len non sa nulla delle premonizioni della madre e anche sapendolo se ne sarebbe infischiato. Len si sente padrone del mondo e dopo il Draft torna nel dormitorio del suo ateneo a festeggiare. Con lui ci sono gli amici di una vita: Brian, Terry e Gregg. Brian tira fuori della polvere bianca e il naso dei ragazzi inizia a lavorare incessantemente portandoli all’euforia, finché Len si alza per andare in bagno. Inciampa sul letto, ci si siede sopra e si rialza; da lì in poi le convulsioni prendono possesso del suo corpo e lo scenario di festa si trasforma in un film dell’orrore. Sono le 8,55 del 19 Giugno del 1986 ed esattamente due giorni dopo il Draft tenutosi al Madison Square Garden di New York, nel letto del pronto soccorso del Leland Memorial Hospital di Riverdale, la scelta dei Boston Celtics viene dichiarata morta. L’autopsia rileva 6,5 milligrammi di cocaina per litro di sangue: una quantità tale da interrompere il normale controllo elettrico del battito cardiaco. Tutto ciò che ne consegue, oltre allo sgomento, sono indagini e accuse penali contro Bryan Tribble, reo di aver fornito la cocaina e contro l’Università del Maryland accusata di aver cercato di coprire l’accaduto nella persona del coach di Leonard, Lefty Driesell che avrebbe chiesto ai compagni di Len di ripulire la stanza dalla cocaina dopo il misfatto. Gli episodi del mattino del 19 Giugno del 1986 lasciano una traccia importante anche nella legislatura degli USA. È infatti il presidente Ronald Reagan a firmare la Legge Bias che prevede una pena detentiva da 20 anni fino all’ergastolo per chi distribuisce droga a persone che poi ne riportano conseguenze come la morte o lesioni gravi. Ma la cosa peggiore è che Len non c’è più e la notizia oltreché tragica è sensazionalistica.

La morte di Len Bias lascia nel mondo del basket e non solo un grande senso di vuoto e la percezione che di fronte al destino nessuno, nemmeno un supereroe dello Sport, è immune. Finisce quindi con un grande “what if” la carriera di colui che avrebbe potuto procrastinare la fine della dinastia dei Celtics degli anni ’80, finisce ancor prima di partire la carriera di colui che avrebbe potuto duellare con il miglior giocatore della Lega di quei tempi (e non solo) Michael Jordan, finisce nella disperazione una circostanza che avrebbe dovuto sfociare in gloria sportiva. Ciò che non finisce è l’amore di mamma Lonise, madre coraggiosa, che nonostante abbia perso Len (e Jay) non si è mai arresa anche a costo di passare per distaccata e insensibile; che nonostante abbia visto trasformarsi la gioia in dolore ha avuto la forza per donare se stessa al prossimo; che nonostante passi ore a proteggere le tombe dei figli dalle erbacce e delle rocce trovi il tempo per far visita alle scuole e ai riformatori per dire a ogni singolo ragazzo: “non arrenderti, ce la puoi fare”.
“Che coss’è l’amor?” Chiedetelo alle madri!!!

----- Francesco Rivano nasce nel 1980 nel profondo Sud Sardegna e cresce a Carloforte, unico centro abitato dell'Isola di San Pietro. Laureato in Economia e Commercio presso l'Università degli Studi di Cagliari, fa ritorno nell'amata isola dove vive, lavora e coltiva la grande passione per la scrittura. Circondato dal mare e affascinato dallo sport è stato travolto improvvisamente dall'amore per il basket. Ha collaborato come redattore con alcune riviste on line che si occupano principalmente di basket NBA, esperienza che lo ha portato a maturare le competenze per redigere e pubblicare la sua prima opera: "Ricordi al canestro" legato alla storia del Basket. Nel 2024 ha pubblicato la sua seconda, dal titolo "La via di fuga" Link per l'acquisto del libro.