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Le fibrillazioni del calcio, le "bugie" di Dazn via Nielsen: torniamo a parlare di basket?

di Umberto De Santis

Il calcio è malato, il calcio è in crisi, il calcio non riceve i ristori dal governo, il calcio sbrocca come i suoi addetti ai lavori che hanno paura che il giochino che procura fama e quattrini (immeritata) a tanti parvenu senza arte né parte sia arrivato come Thelma e Louise troppo vicino al punto di non ritorno.

I segnali non mancano. Il direttore di Sportitalia (che in spregio al nome che porta è quasi esclusivamente un canale di football) Michele Criscitiello sbrocca malamente contro il successo che il tennis italiano sta raccogliendo in Australia lo scorso 30 gennaio: “Non me ne frega niente”.

Nella trasmissione radiofonica Tutti Convocati, Ivan Zazzaroni - direttore del Corriere dello Sport/Stadio - seguendo in diretta o quasi la vittoria della coppia Stefania Constantini e Amos Mosaner nel doppio misto di curling alle Olimpiadi invernali di Pechino 2022, ha dimostrato tutto il suo disprezzo per lo sport con una battuta che in altri paesi gli costerebbe il licenziamento: "Dai ragazzi, anche col curling. Ma come siamo ridotti? Una scopa con un bollitore, dai ti prego".

Le spie sono rosso fisso. I numeri stratosferici del pallone di auditel, marketing, giro finanziario tremano e rischiano di collassare. Al punto che il 7 febbraio Il Fatto Quotidiano scrive che "l’Agcom accende la miccia di una bomba che potrebbe far saltare il Palazzo: quella degli ascolti-tv."

I dati di audience forniti a DAZN da Nielsen, "non sono quelli a cui bisogna fare riferimento": un modo elegante per evitare di chiedersi se chi li ha taroccati sia l'emittente o la società di rilevamento. La questione, a parte la credibilità dei chiamati in causa, è sostanziale perché i rilevamenti di Auditel dimezzano i numeri presentati da DAZN, se non riducendoli ancora di un altro 10%. Troppa roba.

Caos totale: le dimissioni di Dal Pino in Lega A e dell'Ad di Tim Gubitosi; la rivolta degli investitori pubblicitari che mette in crisi le agenzie pubblicitarie e il tran tran che da anni volge le risorse verso il calcio; il rischio commissariamento di Lega A da parte della FIGC e l'arrabbiatura fatta prendere a Malagò inopportunamente chiamato in causa; i cambi annunciati al vertice di DAZN Italia. Ed entro il 16 febbraio arriveranno le verifiche della FIGC se i 598 milioni di crediti maturati dall'Erario nei confronti dei club nel 2021 siano stati pagati o meno.

Ci sarebbe anche la richiesta di una ulteriore modifica della Legge Melandri, non paghi di aver sottratto quanto stabilito a suo tempo per la pallacanestro italiana qualche anno fa, con un Petrucci spettatore impotente. Già perché qualcuno ora si chiederà che cosa c'entri il basket con questa sordida storia di soldi e bugie del pallone. La FIP è il convitato di pietra di questa storia, il soprammobile sul caminetto.

Non ci stancheremo di ricordare come, convinti di avere davanti a sè un fulgido futuro, tanti dirigenti avevano colto al volo la possibilità di essere l'altro sport professionistico di squadra oltre al calcio nella riforma della XXIX Assemblea Generale Straordinaria del 1994 con quel furor di popolo che deresponsabilizza chi governa. E come sia stata una valutazione collettiva sbagliata.

Dalla fine del secolo con la rinuncia all'esclusiva RAI sul campionato di calcio originata da una prima riforma del 1999, Lega A comincia a trattare i "diritti televisivi" come ormai avviene da anni all'estero. In proposito arriverà la Legge Melandri nel 2007, con quella percentuale riservata alla pallacanestro cui abbiamo fatto riferimento.

Nel frattempo, tramontata l'era De Michelis in Legabasket, ci si avvita in una spirale al ribasso che di fronte alla crescita esponenziale del calcio riduce spazi, diritti e quattrini al nostro basket fino a vederlo quasi sparire dagli schermi delle TV generaliste. Si rientra nella nicchia degli sport minori, ma conservando uno status non più rappresentativo della realtà.

Negli anni abbiamo fatto più volte appello, anche in questo sito, per una revisione degli status. Tutto passato sotto silenzio degli interessati, che bontà loro, ne stanno scontando le conseguenze adesso. Equiparate al calcio pro, le società di serie A non possono accedere a ristori pubblici. Se Draghi dovesse dare soldi alla Vanoli Cremona non c'è una discriminante che non dia lo stesso diritto alla Juventus.

Cioè a una società che accumula 300 milioni di perdite, fa un aumento di capitale alla bisogna con uno schiocco di dita e si impegna in una campagna mercato da centinaia di milioni di euro ed è pure quotata in borsa. Niente a che vedere quindi con la società lombarda...

Ma nemmeno gli atleti hanno fatto qualcosa. Hanno tollerato che i giocatori di A2 fossero formalmente dilettanti e sostanzialmente pro, e alla fine non hanno avuto accesso ai privilegi di nessuna delle due categorie.

Tutto questo apparente dilungarsi sul come si sia formata la realtà della pallacanestro italiana ci serve a comprendere che di fronte alla crisi del calcio non siamo preparati a generare una nostra ripresa. Se c'è, e a quanto pare c'è, una disaffezione del pubblico verso il mondo del pallone, non siamo pronti a raccogliere e investire le risorse che si stanno liberando.

Il tennis, la pallavolo e, perfino oggi che lo scopriamo, il curling sono pronti e stanno crescendo. LBA sta per avviarsi alla kermesse della Coppa Italia. Avevamo espresso dubbi sugli ultimi numeri autoincensanti che erano stati diffusi alcuni mesi orsono, nessuno ci ha offerto dati che ci potessero permettere di valutare se le nostre sensazioni (al ribasso) fossero da confermare o meno.

Avremo dei numeri dalle Final Eight. Speriamo completi, speriamo da poter commentare ad alta voce in una assemblea degli Stati Generali della pallacanestro italiana da fare al più presto, con tutte le componenti società, federazione, atleti, arbitri, stampa specializzata presenti. Sono passati altri due mesi dall'ultima esternazione del presidente Petrucci sulla riforma, che è promessa da anni, e non è ancora successo nulla.


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