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Bruno Arrigoni racconta Schortsanitis: «A Cantù ordinò 12 pizze più quattro da asporto»

di Matteo Marrello
Sofoklis Schortsanitis

Bruno Arrigoni, attuale g.m. della Virtus Bologna, e storico dirigente della Pallacanestro Cantù, ha raccontato alla Gazzetta dello Sport edizione Lombardia alcuni simpatici anedotti su Sofoklis Schortsanitis  che portò in Brianza nel 2003 quando il centro di Tiko, con passaporto greco, era appena 18enne.

«Impossibile da pesare, non c'è uno strumento apposta. Se ne possono raccontare tante, dalle dodici pizze ordinate e altre quattro portate a casa. E quella volta che mise le patatine sul fuoco e poi si addormentò. S'incendiò la cucina, arrivarono i vigili e non riuscirono a portarlo giù con la barella vista la mole. Dovettero usare un paranco. Rimase intossicato, ma dopo un paio di giorni era in palestra. Un ragazzo timido -ricorda Arrigoni - grande potenziale. Ricordo che avevamo preso un altro lungo, c'erano problemi perché era di Trinidad ma era considerato europeo solo nel Commonwealth. Allora, lo stesso bravo agente che ci aveva portato Matt Santangelo con cui c'eravamo salvati qualche anno prima, ci consigliò Sofo. Ma anche qui problemi. Per poterlo tesserare andammo due volte alla Fiba, una con l'avvocato Coccia. Infatti non giocò la Supercoppa che vincemmo grazie a Mats Levin. Che tempi. C'era un grande entusiasmo. Sofo ha piedi da ballerino, da Roberto Bolle. Non ha la capacità organica di giocare tanti minuti di fila, per 7 o 8 può essere decisivo. Ora è molto migliorato, ai tiri liberi, soprattutto. Ai tempi, era un disastro».


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