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Italia - Emozioni del primo giorno da coach azzurro per Gianmarco Pozzecco

di Redazione Pianetabasket.com

E' arrivato il momento di cominciare a lavorare sul campo per il neo c.t. azzurro Gianmarco Pozzecco. Alla fine del primo giorno di raduno a Trieste ha rilasciato una intervista alla Gazzetta dello Sport di cui vi diamo ampi stralci. Il debutto in campo è il giorno 25 con l'amichevole prevista contro la Slovenia.

Primo giorno. Un terremoto di emozioni. Iniziare nella città in cui sono cresciuto enfatizza un’emozione già enorme. Vedere qui Recalcati e il presidente Petrucci mi ricorda il Gianmarco giocatore a Varese e in Nazionale, e completa una metamorfosi che mi rende felice”.

Da Milano alla Nazionale. Mi sono catapultato da una situazione felice, cui ho immeritatamente e lievemente contribuito, a una altrettanto bella. La scelta che ha fatto Messina l’anno scorso è stata rischiosa. Sono orgoglioso di sentire le cose positive che ha detto di me. Tutti pensavano che fossi un giullare, che non potesse funzionare. Nello sport, i risultati sono la cartina tornasole.

Un anno con Messina? “È gratificante vivere quotidianamente a fianco di uno dei primi tre allenatori del mondo. E complicato perché è esigente. Ma è una fonte di conoscenza da cui uno come me non può che arricchirsi. Pochi sportivi hanno un’ossessione per la vittoria come Messina. 

Belinelli. Datome, Hackett. Nazionale si o no? No, al massimo dei “ni” perché non ne abbiamo discusso. Devono staccare, poi li sentirò. Per etica, visto che ero a Milano, non ho parlato con i giocatori della Virtus. Lo voglio fare di persona o per telefono. Se mi diranno di no, lo capirò perché sono ragazzi estremamente seri. Ho grande rispetto per loro, so cosa vuol dire gestire una carriera e l'età che avanza. La Nazionale va vissuta con serietà e come una opportunità. Regala emozioni uniche. Non devono dirmi di si perché siamo amici o abbiamo giocato insieme. Non stiamo andando a mangiare una pizza.

Charlie Recalcati spalla di lusso. Mi ha già dato tre dritte che mi hanno cambiato la percezione. Alla prima riunione l’ho presentato come una leggenda e gli ho detto di sedersi vicino a me. Tra noi c’è affetto e rispetto. Ho sempre pensato di volere lavorare con lui. Mi ha detto: “Vengo se posso dare una mano”. A me basta guardarlo per essere più sereno. Qualche giorno fa non ha risposto al telefono. Poi mi ha chiamato: “Scusa, ero sul tapis roulant per mettermi in forma”. Gli ho detto: “Guarda che non ti ho chiamato per giocare”.

Affaire Paolo Banchero. Spero che mi dia udienza. E che creeremo qualcosa di entusiasmante che lo incuriosisca. Una tra le prime scelte Nba non ha bisogno dell’Italia, ma può essere un’opportunità per lui oltre che per noi.


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