Luigi Lamonica, lettera aperta a Livio Proli e al basket italiano
Fonte: roseto.com
Lo scorso 20 giugno 2018, Livio Proli, Presidente dell’Olimpia Milano, intervistato dalla Gazzetta dello Sport dopo la vittoria dello Scudetto ha pure affrontato la questione arbitri, dichiarando: “Ci sono società che fanno investimenti milionari e poi il risultato è in mano a dilettanti. Se siamo club professionistici, gli arbitri devono esserlo altrettanto. Non ce l’ho con loro, ma qualcosa non va. Poi vedo anche che i migliori tipo Lamonica non possono essere utilizzati. Non ci interessa, come Lega, avere tutta la struttura in mano. Vogliamo la piramide, prenderci il top, lavorarci e istruirli. Devono essere formati, molti non sono neppure allenati bene. Lo abbiamo chiesto ufficialmente al commissario tedeschi. Impossibile? Mai dire mai”. Il Presidente Proli ha pure dichiarato: “Lamonica ha qualche problemino con la Federazione”.
Così noi di Roseto.com, che dal 2010 abbiamo l’onore e il piacere di ospitare i diari di Luigi Lamonica e che spesso abbiamo intervistato “l’arbitro italiano più titolato di sempre”, gli abbiamo chiesto di dire la sua sulla questione.
Luigi ci ha risposto con una lettera aperta, che pubblichiamo di seguito, integralmente e con le maiuscole originali.
Luca Maggitti
Prima di tutto, colgo l’occasione per ringraziare il presidente Proli per le parole che ha usato nei miei confronti.
Non credo sia accaduto molte volte, in passato, che un presidente di società – e che società, visto che EA7 Milano ha conquistato l’ennesimo Scudetto della sua gloriosa storia – abbia usato parole del genere per un arbitro che oltretutto non arbitra più in Italia da 2 stagioni. Questo vuol dire che, forse, qualcosa di buono negli anni in cui ho arbitrato in Italia ho fatto e vuol dire anche che grazie al lavoro di questi 2 anni in Eurolega non tutti si sono dimenticati del Luigi arbitro. Questo non può che farmi un immenso piacere.
Una cosa vorrei però precisare, essendo stato chiamato in causa e non avendo avuto la possibilità di dire la mia in occasione dell’intervista. Siccome non è la prima volta che capita, scrivo questa lettera aperta con la speranza di chiarire le cose per sempre.
Io non ho alcun problema, grande o piccolo che sia, con la Federazione. Sono stato inserito nella lista degli arbitri fuori quadro il 1 luglio 2016 per raggiungimento del limite di età, perché a quel tempo la normativa in vigore era quella ed io non ho mai richiesto una deroga a tale regola, E NEANCHE SONO STATO CONTATTATO PER RIENTRARE, né ho mai richiesto di avere compiti di istruzione o incarichi politici in seno al CIA nazionale.
A quel tempo, oltre al regolamento, anche la politica del CIA considerava gli arbitri over 50 un ostacolo al movimento arbitrale in quanto rappresentavano un freno allo sviluppo dei colleghi più giovani, occupando posti in lista e non favorendo il ricambio generazionale.
Una politica a mio avviso sbagliata, ma non ho mai espresso questo mio parere in pubblico, preferendo continuare a “combatterla” con il solo metodo che ritengo valido: il lavoro dentro e fuori dal campo, cercando di impegnarmi il doppio, continuando a vedere partite, allenandomi, partecipando a clinic e stage, studiando il più possibile e cercando di continuare a migliorare.
Ho sperato che la Federazione cancellasse quella regola, anche perchè sul tanto citato regolamento FIBA una tale norma non è scritta da nessuna parte. Ma quando è arrivato il termine ultimo e nulla è cambiato, il mio nome ha seguito l’iter di tanti altri colleghi che hanno dovuto abbandonare il campo. E io ho accettato la cosa senza polemica, senza astio e senza avere problemi con nessuno.
Quell’estate però è anche accaduto qualcosa di speciale che mi riguarda: l’Eurolega ha continuato ad utilizzare arbitri over 50 e questo mi ha permesso di continuare ad arbitrare solo le competizioni ECA.
Poi, a febbraio 2017, il CIA ha deciso che gli arbitri over 50 non sono così dannosi per il movimento arbitrale. Anzi, sette mesi DOPO LA MIA USCITA PER LIMITI DI ETÀ, gli arbitri over 50 sono addirittura diventati utili per il miglioramento degli COLLEGHI PIÙ GIOVANI e il Consiglio Federale ha approvato una deroga che permette agli arbitri “anziani” di continuare fino a 55 anni, sempre che rientrino nei primi 15 posti della classifica finale di fine anno, si impegnino nelle regioni a lavorare per l’istruzione dei giovani arbitri e accettino di arbitrare partite nella serie inferiore per trasmettere una parte della loro esperienza.
Al Presidente Proli, il quale è sicuramente a conoscenza dei fatti che ho appena raccontato e che ha affermato: “Lamonica ha qualche problemino con la Federazione”, vorrei dire con chiarezza che io non ho mai preteso nulla né chiesto nulla alla Federazione. Non c’è una mia richiesta per poter tornare in attività in Italia, anche se allenatori, giocatori, giornalisti e anche qualche suo collega mi hanno chiesto perchè io fossi fuori dalle liste, visto che era stata concessa la deroga. La mia risposta è sempre stata la stessa: “Gli arbitri le regole le fanno rispettare, ma le devono anche rispettare QUANDO SI PARLA DI LORO STESSI e al 30 giugno 2016 la regola ERA QUELLA”.
Io ho dato molto meno di quanto ho ricevuto dalla Federazione Italiana Pallacanestro, perché ho ricevuto, attraverso gli istruttori della FIP, insegnamenti che mi sono stati utili in campo, ma molto di più lo sono stati fuori dal campo, nella vita di tutti giorni.
Sono entrato a far parte del settore arbitrale quando ero un bambino di 13 anni, timido, con i capelli ricci e gli occhiali e ne sono uscito con i capelli radi e bianchi.
Sono arrivato a calcare i campi di 2 Olimpiadi, 2 Campionati del Mondo, 6 Europei, 8 Final Four di Eurolega e ad arbitrare quasi 700 partite in serie A. Ho preso il treno per la prima volta nella mia vita per recarmi ad arbitrare una partita di pallacanestro e la stessa cosa è avvenuta per il mio primo volo in aereo.
No, Presidente Proli, io NON posso avere problemi con la Federazione, glielo assicuro. Non potrei dopo quello che la pallacanestro e l’arbitraggio in particolare mi hanno dato in tutti questi anni: soddisfazioni, un lavoro, viaggi che non avrei mai fatto, esperienze indimenticabili e tanti amici.
Spero, Presidente Proli, che adesso che le ho raccontato una parte della storia, nella sua prossima intervista non dirà che ho qualche problemino con la Federazione. Se vorrà, un giorno in cui le strade del basket ci faranno ritrovare le racconterò anche il resto.
Colgo l’occasione per complimentarmi con lei e la sua squadra per il prestigioso traguardo appena raggiunto. In Italia ci dimentichiamo troppo spesso che ci sono sempre gli avversari da superare e che niente é scontato.
Luigi Lamonica