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A2 - Urania Milano: ko tra difesa a zona e zona verde per l'attacco di Piacenza

di Paolo Corio

Quando il barometro tocca il -16 alla fine del terzo quarto (55-71), con una difesa a zona attenta e mobile sulle gambe l’Urania Milano tenta una rimonta che si arena sul 76-79 a due minuti dalla sirena, durante i quali è solo Piacenza a segnare per il 76-87 finale. Un’arma tattica, quella zona, che i Wildcats potrebbero forse sfoderare anche prima e che di certo potranno sfoderare in futuro. Ma che avrà difficilmente successo se accompagnata a quello che si è visto in precedenza: alla vigilia dell’ennesimo cambio di colore per Milano e la Lombardia, l’Urania decide infatti di andare oltre il Dpcm e sul parquet del Palalido istituisce per 30 minuti abbondanti una difesa da “zona verde” in cui gli avversari sono liberi di muoversi senza timore di andare incontro al minimo controllo, inteso come marcatura. 

C’è la “zona verde” della uomo iniziale, con 27 punti concessi nel primo quarto e le inutili urla di coach Villa (“così ce ne fanno 120!”) a riecheggiare inutilmente nel vuoto dell’Allianz Cloud Arena durante la pausa. C’è quella ancora peggiore dei minuti successivi, quando i Wildcats lasciano che il pitturato divenga addirittura una “zona pedonale” in cui soprattutto Massone (vedi foto) passeggia in penetrazione per raccogliere la maggior parte dei suoi 11 punti totali e Guariglia (10 a referto) firma il massimo vantaggio della prima parte (33-45 al 17°). E dopo il rientro nel match (39-45 all’intervallo) propiziato dalla grinta agonistica di Raspino e dall’ingresso di Franco al posto di Bossi, sistematicamente battuto dalle guardie di Piacenza nell’uno contro uno, c’è l’ennesimo giro a vuoto della terza frazione, con di nuovo quella difesa a uomo da “zona verde” in cui scorrazzano soprattutto i due americani McDuffie (23 p. e 15 rimbalzi) e Carberry (18 p.). 

A salvarsi nella propria metà campo contro l’Assigeco sono Raspino (il migliore anche in termini assoluti, con 14 punti, 8 rimbalzi e 5 assist), Franco e Piunti, ma se non difende tutta la squadra, la coperta è destinata a rimanere ovviamente e irrimediabilmente corta. Con tutte le conseguenze del caso: perché “no defense, no party” (o partita, se preferite) è la prima regola del Dpcm del basket e l’Urania dovrà ora essere attenta a rispettarla nelle prossime, ostiche trasferte di Mantova e Verona. Mentre in attacco i Wildcats faranno bene a continuare a cercare Langston (14 punti e 8 rimbalzi, anche se con un duello a sua volta perso in difesa contro McDuffie), ma avranno anche bisogno che gli esterni escano dalla “zona rossa” in cui sono rimasti intrappolati sabato sera al Palalido. Perché se il tabellino di Bossi dice tutto alla prima occhiata (3 punti, con 0/5 nelle triple, mitigati da 6 meritevoli assist), quelli in doppia cifra di Raivio e Montano nascondono invece percentuali ampiamente insufficienti: 4/14 dal campo per i 10 punti dell’americano, 5/19 (con 3/13 da oltre l’arco) per i 18 punti da top-scorer dell’italiano. Anche se poi è stata tutta l’Urania a tirare male, con 23/45 da due e 6/24 da tre. Del resto, come recita la seconda regola del Dpcm del basket, se la difesa non funziona, è assai difficile che poi lo faccia l’attacco. (Paolo Corio)
 


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