Gli 80 anni di Aldo Ossola: «Mi pesa non poter più fare quello che mi piace»

Aldo Ossola, mitico playmaker dei tempi d'oro della Pallacanestro Varese targata Borghi, ha chiesto un regalo semplice per i suoi 80 anni nell'intervista concessa alla Gazzetta dello Sport: “La salute. A una certa età è la cosa più importante e io la vorrei per mia moglie, che attraversa un momento complicato. E l'avrei voluta pure per Sandro Galleani — un amico, non solo il nostro ex massofisioterapista —, che purtroppo ci ha lasciato. Quando ero ragazzo dicevo, di un ottantenne: com'è vecchio. Oggi a questa età sei ancora... giovane. Però mi pesa il fatto di non poter più fare quello che mi piace: ho avuto un infarto, mi rimangono le camminate, ma a me andrebbe ancora di giocare. Però in un basket come quello di un tempo, non come quello di oggi”.
Ossola ricorda anche le difficoltà della scomparsa del padre e del fratello Franco, quest’ultimo nella strage di Superga del Grande Torino: “Mio padre morì in un incidente stradale, nel quale mia madre si salvò, due mesi prima di mio fratello. Ho il buio su queste due figure. Nemmeno i filmini con la cinepresa di papà, nei quali compaio insieme a Franco e a Cicci, l'altro mio fratello, mi hanno aiutato: il mio cervello ha cancellato tutto”.
Ossola è cresciuto nella Robur et Fides ma anche nella Pallacanestro Milano: “A Varese dovevo dare una mano nella gioielleria di famiglia, per cui facevo il pendolare con Benito Vaccaro: alternavamo le macchine per risparmiare 100 lire di pedaggio”.
Ossola ha raccontato anche di aver tifato Milano, in passato: “Quando Meneghin passò all'Olimpia, un po' lo feci... Ma ho smesso, da ex della Ignis non ce la faccio e al mio amico Ettore Messina dico: perché sei andato lì?”. “Un rimpianto della mia carriera – conclude Ossola - Riguarda la finale di Belgrado persa contro il Maccabi. Avevamo la palla della vittoria: io ho servito Morse, ma Bob era marcatissimo e perdemmo una partita "imperdibile", visti i due larghi trionfi nel girone. Avrei dovuto tirare io. Ecco, di notte sogno che segno e vinciamo”.