Femminile: Erica Reggiani e Moncalieri che guarda i playoff

Il playmaker pesarese dell'Akronos racconta anche il momento della sua squadra che con un aio di buoni risultati di seguito....
15.01.2023 08:19 di  Eduardo Lubrano  Twitter:    vedi letture
Femminile: Erica Reggiani e Moncalieri che guarda i playoff

Ad alcuni fratelli noi della comunità de basket italiano, dovremmo fare un monumento. In questo giro di interviste che stiamo per terminare, è capitato spesso di sentir raccontare dalla protagonista di turno, di aver iniziato a giocare “Perché andavo a vedere mio fratello che giocava e da lì…”E’ successo, per esempio, anche ad Erica Reggiani, classe ’94, playmaker di Pesaro in forza da tre anni all’Akronos Moncalieri.

"Da quando avevo cinque anni che seguivo mio fratello che giocava e mi sono appassionata. A casa abbiamo fatto dei gran uno contro uno e lo facciamo anche adesso che lui ha smesso di giocare. Lui per me è sempre stato un punto di riferimento, uno a cui chiedere consigli. Ultimamente mi ha suggerito di vedere la serie Tv Last Chance U Basketball, perché secondo lui può essermi utile”.

A 14 anni Erica è andata via da casa: il Club Italia a Roma, Schio, Lucca, Vigarano di nuovo Lucca e poi Moncalieri. Insomma dopo circa sette anni di A1, come ci si trova nella massima serie?

Credo di avere un po' di esperienza per dire che mi trovo bene. A Schio ho avuto il mio primo impatto con il basket di altissimo livello. Poi un po' alla volta sono aumentale le scelte e le responsabilità con Lucca e Vigarano, ed oggi sono nel pieno a Moncalieri. Qui si sta proprio bene, è un posto accogliente. La società ti fa sentire a tuo agio. Quando sono arrivata scendendo di categoria qualche dubbio lo avevo ma poi ho visto l’organizzazione della società e mi sono convinta d’aver fatto la scelta giusta. Mi piace molto che il presidente Cerrato guardi molto alle qualità umane di un’atleta oltre che a quelle tecniche perché questo crea un bel gruppo di persone che possono lavorare e stare bene insieme.

A proposito del lavoro, l’anno scorso la salvezza, quest’anno buttate un occhio ai play off?

Quanto meno cerchiamo di capire se possiamo starci tra le prime otto. Abbiamo da giocare un paio di partite che possono dirci davvero se il nostro campionato può avere quell’obiettivo lì, specie dopo il fatto che abbiamo mancato la qualificazione alla Coppa Italia davvero per un nulla. Fino ad ora non siamo state fortunate dal punto di vista della salute: 3 rotture di crociati, altre cose meno serie ma che ci hanno rallentato nella conoscenza reciproca. Adesso noi “sopravvissute” dobbiamo fare qualcosa in più per portare a casa i risultati”.

Lei cosa deve fare di più per esempio?

Partiamo dal fatto che io sono molto esigente con me stessa e non sono mai contenta, non mi sento mai arrivata, so che devo crescere nella leadership, nella gestione della partita ed essere più concreta in attacco. Io adoro fare palleggio arresto a tiro ma in questo momento di rotazioni accorciate per forza di cose, mi viene chiesto di prendermi qualche fallo in più e di far meglio nel tiro da tre. Il nostro coach (Marco Spanu,ndr) vuole una squadra forte in difesa per poter poi correre e sviluppare la nostra transizione. E su questo dobbiamo tutte impegnarci ancora po' di più”.

Cosa le è rimasto dentro di quella ragazzina che a 4 anni ha lasciato casa per inseguire un sogno?

"Mi è rimasta dentro la voglia di casa. Di tornarci appena posso, di abbracciare le mie nonne ed i nonni oltre ai genitori ovviamente. Ed infatti appena ho tempo, corro a casa. So che questo non è il momento della stabilità visto il lavoro che faccio, ci sarà tempo per quella, ma intanto casa è un punto fermo. Vivere qui ed ora come recita il mio tatuaggio (“Hic et nunc”,ndr) godendomi quello che mi capita questo è quello che penso adesso. Se mi capita di pensare al futuro mi vedo con una famiglia. Ma sarà dopo la pallacanestro”.

Magari in un luogo del cuore?

Magari ma quel luogo del cuore non è più della mia famiglia. Era una casa di campagna a Saludecio, vicino Rimini. Ho passato tanto tempo lì e periodi bellissimi con la famiglia. Sarà sempre il mio luogo del cuore”.

C’è una giocatrice che in questi due anni di A2 l’ha colpita in modo particolare?

Io sono curiosa. Così prima di salire in A1 ero curiosa di vedere dal vivo Debora Carangelo. Così come mi incuriosiva Alessandra Orsili ed avevo ragione in entrambi i casi perché sono bravissime, ovviamente fatte le debite proporzioni. Se guardo al di là dei nostri confini devo dire che Laksa è una giocatrice pazzesca. È sempre libera, pronta ed ha una velocità nell’esecuzione del tiro che è impressionante”.

Cosa farà una volta finito di giocare?

Ho una laurea triennale in Scienze Motorie ed ho iniziato la Magistrale. Ho anche un Master in Psicologia dello sport all’Università di Torino. Voglio scoprire con calma cosa voglio fare di queste conoscenze e della mia esperienza di vita. Per ora dopo la palestra e lo studio cerco di prendermi cura di me stessa, mi piace cucinare, leggere oppure fare come ho fatto con la mia coinquilina, passare un po' di tempo alle terme. Relax puro!

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