A Cantù manca quello che coach Caja ha già trasmesso anche a Reggio

19.04.2021 14:48 di  Paolo Corio  Twitter:    vedi letture
A Cantù manca quello che coach Caja ha già trasmesso anche a Reggio
© foto di pallacanestrocantu.com

Alla fine, mentre i giocatori di Reggio Emilia si abbracciano sul parquet per il 71-72 del PalaDesio che vale la salvezza e rende lecito anche qualche sogno playoff, le facce dei pochi supporter presenti di Cantù sono di cartone come le sagome sui seggiolini per l’iniziativa “Ogni tifoso conta” (nella foto). Centinaia di tifosi hanno risposto all’appello del club, peccato che ancora una volta non abbia risposto la squadra: di mezzo canestro, esattamente come con Trento (75-76), ma non ha risposto. Ed esattamente come con Trento la causa della sconfitta non va cercata nei tiri sbagliati nel finale, ovvero nella tripla fallita da Pecchia sul +2 a un minuto dalla sirena o in quell’ultima conclusione di Gaines, abborracciata alla meglio in quei 3 secondi e 6 decimi rimanenti e come tale più destinata a infrangersi sul ferro che a violare la retina.

Il problema non è che Pecchia e Gaines, i migliori in campo per l’Acqua San Bernardo insieme con Leunen, non sono riusciti a mettere il sigillo alle loro prove. Il problema è che quella voglia di recuperare palloni per partire in transizione ce l’ha avuta solo Pecchia e che quel coraggio di attaccare davvero il canestro ce l’ha avuto solo Gaines. Una partita così, da dentro o fuori, non ammetteva mezze misure, e invece Cantù le ha avute ancora una volta in tanti suoi elementi e in troppe situazioni, finendo per perdere - manco a dirlo - per mezzo canestro. Poi c’entra anche l’esperienza, come sottolineato dallo stesso coach Bucchi nella stringata dichiarazione di fine partita: sopra di 8 (59-51) alla terza sirena e ancora sopra di 5 (62-57) a metà dell’ultima frazione, devi essere capace di portare una volta per tutte l’inerzia della partita dalla tua parte, anche se l’operazione sa di “mission impossible” in una serata in cui Jaime Smith ha 5 punti a referto con 1/8 al tiro e poca regia illuminante, solo parzialmente compensata dai 6 assist.

Il problema è che ancora una volta a Cantù è mancata quella cattiveria che coach Attilio Caja riesce ogni volta magicamente a infondere nelle tante squadre prese a stagione in corso. Quella cattiveria che ti fa arrivare prima su un rimbalzo (42 a 31 quelli per Reggio) o su una decisiva palla vagante; quella cattiveria che ti porta a trovare in fondo quel decisivo gioco da tre come accaduto al top-scorer Taylor (20) in una partita comunque da 8/19 dal campo. Quella cattiveria che Cantù, in un match in cui era stata brava a contenere le palle perse (solo 8), non ha davvero mai fatto vedere a livello di squadra e che ora è chiamata a mettere in campo nell’ennesima sfida salvezza dell’’Unipol Arena contro la Fortitudo Bologna (domenica 25 aprile, ore 20.30, diretta anche su Rai Sport). 

Anche se poi, come abbiamo già scritto qui, la salvezza sarà più una questione di orgoglio che di mantenimento di un posto in LBA nella stagione 2021-2022. Quell’orgoglio che riconosciamo anche a Jazz Johnson, noi che spesso l’abbiamo criticato da questo sito: vederlo fermarsi a tirare sul parquet del PalaDesio per smaltire la delusione della sconfitta ci ha detto molto dell’uomo. Nella convinzione che è da lì, più che dal giocatore, che nasce “quella” cattiveria vincente. (Paolo Corio)