IL PAGELLONE DEL MERCATO: Squadra per squadra, analisi e voti alle 16 società di Serie A. Milano regina, seguono Avellino, Torino e Varese

23.09.2016 01:00 di  Alessandro Palermo   vedi letture
IL PAGELLONE DEL MERCATO: Squadra per squadra, analisi e voti alle 16 società di Serie A. Milano regina, seguono Avellino, Torino e Varese

La nuova stagione di Serie A è ormai alle porte, l’anno accademico 2016-’17 partirà ufficialmente il 2 ottobre con la prima partita di campionato. Prima, però, ci sembrava doveroso assegnare un voto alle sedici squadre, per come si sono distinte sul fronte mercato.

Banco di Sardegna Sassari, voto 7 -
La dirigenza ha lavorato con rapidità e decisione. Aver completato il roster in poche settimane non può che aver aiutato l’allenatore, così come i giocatori stessi. Peccato aver perso Joe Alexander, in netto miglioramento nel girone di ritorno della passata stagione. Ma il ramamrico più grande, chiaramente, è tutto per David Logan. Un giocatore capace, in due sole stagioni, di diventare una bandiera e di lasciare il segno nella storia del club. Un vincente. Tornando al presente: piacciono gli innesti Josh Carter, Gabriel Olaseni e Diego Monaldi. Con il primo si dovrebbe andare sul sicuro, considerando il talento e l’esperienza dell’ex Siena. Mentre per il secondo, il rischio c’è ma il ragazzo promette bene. Il classe ’91 sotto al ferro sa farsi sentire: buon rimbalzista, soprattutto in fase offensiva e anche discreto stoppatore. Quanto a Monaldi, il play 23enne in A2 si è fatto le ossa ed a Chieti ha fatto furore, ma il suo reale valore è ancora da scoprire in un contesto come quello della Serie A. Da valutare il colpo Trevor Lacey, il giocatore arriva sicuramente da un’ottima stagione a Pesaro ma viene naturale soffermarsi sulla sua poca esperienza, le doti tecniche però sono quelle giuste. Lascia perplessi il ruolo assegnato a Darius Johnson-Odom, un giocatore che a Cantù ha dimostrato di avere molte lacune in cabina di regia, sarebbe stato molto meglio prenderlo come guardia. Ottima la scelta di affidarsi all’esperienza ed alla solidità di Tautvydus Lydeka, perfetto come cambio di Olaseni. Nel caso in cui l'inglese dovesse faticare ad ambientarsi nel nostro campionato e metterci più tempo del previsto, ecco che Lydeka potrebbe tornare utilissimo, occupando il ruolo di pivot titolare. Capitolo Dusko Savanovic: un giocatore di talento e dal curriculum importante ma che, vista l’età, non può più contare sulla freschezza di un tempo. Per questo il biennale fatto firmare all’ex Bayern è un grosso rischio. Il serbo ha nelle gambe e soprattutto nelle mani (d'oro) un’altra stagione ad alti livelli, due sembrano troppe. Il 33enne ha comunque tutte le carte in regola per affermarsi come uno dei migliori giocatori del nostro campionato.

Betaland Capo d’Orlando, voto 6
La società ha puntato sulla scommessa Bruno Fitipaldo, play sudamericano che sbarca per la prima volta in Europa. Con il 25enne uruguaiano in cabina di regia la squadra potrebbe girare bene, come potrebbe faticare. La firma resta un azzardo ma, essendo sconosciuto ai più, per valutarlo non resta che attende il verdetto del campo. Rimaniamo sul tema playmaker: sembra essere arrivato finalmente il momento di Tommaso Laquintana, chiamato a disputare una stagione da protagonista con tanti minuti in campo a disposizione. Se la carta Fitipaldo non dovesse convincere, il giovane pugliese potrebbe prendere in mano le chiavi ed il gioco della squadra. Ma la firma più roboante del mercato dei "Paladini" è quella messa nero su bianco da parte di Drake Diener, tornato in Sicilia dopo otto anni ad altissimi livelli. Altro azzardo da parte della società: l'ex Sassari viene da mesi difficili per via del Morbo di Chron, malattia che gli ha impedito di giocare praticamente tutta la stagione precedente. 9 partite soltanto, in maglia Saragozza, e contratto rescisso. La speranza è che torni quel giocatore delizioso che non aveva rivali in Serie A nel 2013-'14 ma, la carta d'identità (classe '81) e la salute, dicono che sono più i rischi. Due scelte rischiose, piace molto invece la presa dell’ala lettone Janis Berzins. Il 23enne ex VEF Riga non è mai uscito dai confini nazionali e per questo è da valutare con particolare attenzione, ma sul talento non si discute. L'Orlandina, oltre a Diener, accoglie nuovamente Dominique Archie, tornato dopo 1 anno passato in Belgio, all'Ostenda. Il figliol prodigo americano, nato nello stato della Georgia, tornerà a vestire il biancoblù dopo il biennio 2013-2015. Pesano in negativo sul voto finale i rischi Fitipaldo-Diener, ottimo invece il ritorno di Archie e l'aver "strappato" Berzins ad una folta concorrenza. Se i siciliani avessero piazzato il colpo Dexter Pittman, chiramente il voto sarebbe stato più alto ma con la firma di Mario Delas in extremis evitano comunque l'insufficienza sul mercato. Il lungo croato vanta esperienza sia in Eurolega che in Eurocup e con la Nazionale maggiore del suo Paese ha disputato gli Europei del 2013. Bella presa per una squadra che punta a salvarsi come l'Orlandina, passare però da Pittman a Delas non è proprio il massimo, più che altro il nativo di Spalato ha brillato poco nell'ultimo anno e mezzo. Ma perchè aspettare così tanto per il centro titolare? Notizia delle ultime ore: la società e Delas hanno stipulato un accordo bimestrale, al termine del quale si incontreranno per decidere se proseguire il loro rapporto o se separarsi. Nel caso in cui il croato dovesse firmare altrove, il club ha il colpo Cedric Simmons in canna... sempre che recuperi la forma fisica.

Consultinvest Pesaro, voto 6
Non era facile per la dirigenza fare un bel mercato con i pochi soldi a disposizione, anche se – va detto – lo sponsor ha giurato fedeltà fino al 2020 e, stagione dopo stagione, l’impegno economico aumenterà. Tornando ai fatti, la partenza di Austin Daye è stata una bella mazzata per i biancorossi ma era inevitabile. Completamente diversa, invece, la situazione riguardante Trevor Lacey. Il giocatore, come dichiarato in un’intervista di maggio a “Il Messaggero”, voleva fortemente rimanere. Forse, vista la firma in una big come Sassari, la guardia chiedeva più soldi dell’anno precedente, ma la società poteva fare uno sforzo in più. Pesaro è stata però anche poco fortunata, vedi la trattativa con Marco Cusin, il quale sembrava ad un passo prima dell’annuncio ufficiale di Avellino. Proprio il mancato ritorno nelle Marche del “Cuso” ha scottato non poco il presidente Ario Costa che ha dovuto correre ai ripari. Per il resto la squadra è come sempre formata da elementi giovani ed inesperti, per lo più esordienti in certi palcoscenici come il play Marcus Thorton, soltanto alla sua seconda stagione tra i professionisti (lo scorso anno in Australia prima e in D-League poi). Fanno parte anche della Vuelle anche Brandon Fields ed il centro americano di passaporto ungherese Jarrod Jones. Proprio Fields - insieme a Ceron - ha firmato un biennale, sintomo che la dirigenza ha idee chiare e voglia di programmare. La combo guard ha passato l'intera carriera tra D-League e Corea del Sud, esordendo tra i professionisti e nel continente europeo nel 2011 con la maglia del Rovinari (squadra rumena). Curriculum poco esaltante ma di lui se ne parla un gran bene, la società lo ha seguito molto e ne è rimasta stregata. Ma il vero colpo della Vuelle è aver firmato la coppia lituana Jasaitis-Zavackas, entrambi appesantiti dagli anni (70 in due) ma con ancora tanta voglia di giocare a buoni livelli. Per loro parla da solo il curriculum - in tutto 9 campionati vinti e 3 Eurocup in bacheca - e l'infinita esperienza che, con un mix di giovani-veterani, non può che giovare a tutta la squadra. Visto il budget non si poteva fare di meglio, mercato sufficiente. Voto 8 per i due veterani dell'Est e per i biennali a Fields e Ceron, voto 4 per la vicenda Lacey e per il mancato rinnovo di Tau Lydeka. Facendo la media aritmetica tra i due voti ne esce un 6 meritato.

Dolomiti Energia Trento, voto 6.5
Trento, dopo due anni ricchi di soddisfazione, ha stravolto il proprio roster, è proprio il caso di dirlo. 8 giocatori nuovi (contando anche il ritorno dal prestito di Verona del giovane Andrea Bernardi), soltanto 4 i reduci della scorsa stagione. In un ipotetico starting five composto da Craft, Lighty, Gomes, Baldi Rossi e Jefferson, per 4/5 il quintetto sarebbe inedito. Di fatto i nuovi citati prendono il posto dei 4 titolari dello scorso anno che, per la disperazione dei tifosi, hanno emigrato verso altri lidi. Stiamo parlando delle partenze pesantissime di Julian Wright, Trent Lockett, Dominique Sutton e, su tutte, quella di "Dada" Pascolo. Craft sarà il play titolare, con Toto Forray che scalerà come play di riserva. Il quinto, dunque, a completare il quintetto iniziale sarà Baldi Rossi promosso titolare, dopo la crescita esponenziale. I nuovi: Craft è un playmaker americano di 25anni e subentra dopo la partenza di Peppe Poeta. Il classe '91, uscito da Ohio State, ha disputato due stagioni tra D-League e Ungheria. Nella lega di sviluppo americana ha disputato 80 partite con i Santa Cruz Warriors, franchigia satellite di Golden State, segnando quasi 11 punti di media a partita. Craft - insieme proprio all'ex Trento Dominique Sutton - vince il titolo al termine della stagione 2014-2015, venendo nominato difensore dell'anno (2,5 recuperi oltre a 9,2 punti, 6,2 assist e 4,9 rimbalzi). Nella passata stagione invece ha tentato la carta Europa, firmando per lo Szolnoki. Con i campioni di Ungheria Craft ha disputato 12 gare di campionato e 10 di Eurocup, prima di finire la stagione con i Santa Cruz Warriors (13,5 punti, 7,3 assist e 2.0 recuperi). Molto probabile possa essere lui la stella della squadra, la sorpresa del campionato. Poi, c'è David Lighty, già visto in Italia con le maglie di Cantù e Cremona, che fa così ritorno nel nostro Paese dopo essersi affermato nel campionato francese. L'ex Asvel e Nanterre è un'ala che, all'occorrenza, può giocare anche come ala piccola. Proprio il ruolo di numero 3 sarà affidato a Joa "Betinho" Gomes, con Lighty che potrebbe giocare qualche minuto al suo posto nella girandola dei cambi. Il portoghese si candida a diventare l'arma principale dell'arsenale bianconero, dopo aver dimostrato di essere una vera e propria macchina da punti alle qualificazioni ad Eurobasket 2017. Negli scorsi giorni, infatti, Gomes è stato protagonista con la sua Nazionale segnando e catturando in media 19.3 punti e 10 rimbalzi in sei partite giocate. L'ala ex Benfica viene da un buon biennio in Liga ACB con la maglia di Andorra. La nuova ala forte della squadra, invece, sarà Dustin Hogue che si giocherà il posto da titolare con Filippo Baldi Rossi. Nella stagione precedente Hogue ha realizzato 12,5 punti di media, 8,1 rimbalzi, 1,4 assist e 0,9 palle rubate in 28 partite giocate con il Kifissia. Al termine della regular season, Hogue è stato il miglior rimbalzista del campionato greco, andando in doppia cifra per ben venti volte. A completare il pacchetto dei nuovi acquisti ci pensano Johndre Jefferson e Riccardo Moraschini. Il primo, negli ultimi due anni, è cresciuto tantissimo. La stagione a Varese, dopo il biennio con Mantova, è stata la sua rampa di lancio. In Turchia al Konyaspor si è confermato atleta eccezionale, decisivo a rimbalzo e spettacolare sopra il ferro. Moraschini, ironia della sorte, è anch'egli un ex Mantova e viene da due buone stagioni in A2 con i biancorossi. Agli Stings Moraschini e Jefferson si sono conosciuti e hanno avuto modo di giocare diverse partite, prima dell'approdo dell'americano a Varese nel febbraio del 2015. Il 25enne di Cento sarò molto utile come jolly esterno per far rifiatare i compagni Lighty e Flaccadori. In conlusione, passiamo al voto. La firma di Joao Gomes, inizialmente, non entusiasmava e lasciava perplessi. Dopo la partenza di Pascolo serviva un grande acquisto, cosa che non era il portoghese, ma le qualificazioni ad Eurobasket hanno detto il contrario: "Betinho" c'è! Pollice alto per aver firmato un talento come Craft, pollice basso per Jefferson. Giocatore che a Varese ha fatto vedere ottime cose ma rispetto a Julian Wright è tutta un'altra cosa. Però, d'altronde, la coperta è corta e se tiri da una parte (Craft, Lighty e Gomes) è normale rimanere un po' scoperti. In ogni caso mercato sufficiente, senza botti o sorprese. La squadra ne esce ridimensionata, indebolita ma i vuoti lasciati sono stati colmati da giocatori interessantimi e che potrebbero stupire.

EA7 Emporio Armani Milano, voto 9.5
Che dire? Solita corazzata, solito roster lungo (quest'anno lo è ancora di più per l'Eurolega formato XXL), solito mercato stellare, difficilmente imitabile dalle altre big del campionato. Fuori Barac, Lafayette, Jenkins, Batista e Magro; dentro Raduljica, Hickman, Zoran Dragic, Pascolo, Abass, Fontecchio e La Torre. In sintesi, ai giocatori ritenuti non indispensabili, la società non ha rinnovato il contratto. Anche se comunque molto positivi nel corso della stagione 2015-'16, Lafayette, Jenkins e Batista non sono sempre stati costanti. Dunque, privarsene - se si vuole miglirorare - non è una brutta idea. Il blasone biancorosso, per diventare tale anche fuori dal confine nazionale, ha alzato l'asticella piazzando tre colpi importanti. A Milano sono arrivati tre giocatori di caratura internazionale, esperti e soprattutto abituati a calcare palcoscenici di un certo tipo. I soggetti in questione sono chiaramente Hickman, Raduljica e Dragic. Il primo fa ritorno in Italia dopo 4 stagioni al top dell'Eurolega con le maglie di Maccabi e Fenerbahce, dove ha maturato la sua spiccata leadership già apprezzata a Pesaro (2011-'12). Il secondo sostituisce, di fatto, Batista. Giocatore simile al sudamericano ma leggermente più rapido nei movimenti nel pitturato e nel concludere a canestro. Il serbo tra Eurocup, NBA, Eurolega e Nazionale (medaglia d'argento ad Eurobasket 2009, ai Mondiali di Spagna 2014 ed alle Olimpiadi di Rio de Janeiro) ha un pedigree di tutto rispetto. Così come Dragic, il quale ha sul curriculum - oltre ad aver vinto l'EuroChallange con il Krka Novo Mesto nel 2011 - due ottime annate a Malàga tra Liga ACB ed Eurolega. La scorsa stagione, dopo l'esperienza poco fruttuosa nella NBA con la maglia di Suns e Heat, ha giocato per il Khimki Mosca. Con i russi "Zoki", che in patria è considerato un idolo insieme al fratello Goran, ha segnato 8 punti di media in Eurolega. Lo scorso anno lo sloveno è arrivato fino alle Top16, sfiorando la qualificazione ai playoff a discapito dei campioni in carica del Real Madrid, raggiunta dai madrileni per un soffio. Con l'innesto di Hickman - seppur il recente passato del 31enne playmaker è stato condizionato dagli infortuni - Milano guadagna ancora più esperienza, oltre che un leader in più in campo che non guasta mai. L'americano formerà con il neocapitano dell'Olimpia Andrea Cinciarini e con Mantas Kalnietis un trio molto solido e di talento in fase di impostazione del gioco. A proposito di Kalnietis, in questa stagione il lituano farà il suo esordio in Eurolega con la maglia biancorossa, dopo aver giocato l'Eurocup la scorsa annata. Arrivato soltanto a fine gennaio, non potendo evitare dunque l'eliminazione dall'Eurolega, Mantas ci ha messo un po' ad ambientarsi ed a carburare, per poi fare faville nel finale di stagione. Il suo apporto fin dall'inizio della stagione sarà fondamentale in ambito europeo, come fosse un nuovo acquisto. Proprio le conferme sono forse l'aspetto più importante del mercato meneghino, mai come quest'anno sono rimasti tanti giocatori (8). Cosa inusuale e assai rara nell'ultimo decennio di Olimpia. Saranno ancora sotto al Duomo di Milano - oltre ai già citati Cinciarini e Kalnietis - Simon, McLean, Macvan, Sanders, Cerella e Gentile. Per gli ultimi due la conferma sembrava impossibile per varie dinamiche: l'argentino era stato inizialmente fatto fuori dalla dirigenza, per poi venire riaccolto ed essere girato in prestito. Alla fine l'idolo del Forum è rimasto per la gioia dei tifosi ma il suo, quest'anno, sarà un ruolo ancor più marginale. Quanto a Gentile, per l'ex capitano biancorosso sembra si tratti dell'ultima stagione prima del approdo nella NBA nel 2017. Dopo un'estate turbolenta il figlio di Nando è rimasto, tra lo stupore dei tifosi che lo davano già per certo verso Houston o Barcellona. Venendo al voto finale, la dirigenza ha lavorato in maniera impeccabile dando a Repesa tre rinforzi importanti in ottica Eurolega e tre talenti italiani di assoluto valore. Le firme - una dietro l'altra - di Abass, Pascolo e Fontecchio hanno donato alla squadra un volto più italiano ma non solo. Il tridente da soprattutto una forma ben definita al progetto ed al futuro del club, il quale ha dimostrato di avere le idee chiare in fase di programmazione. I triennali fatti firmare ad Abass, Pascolo e Cerella, così come i biennali a Simon e Raduljica, sono la prova lampante che Milano vuole conoscere la propria identità di oggi ma anche quella di domani. Mercato super, quasi perfetto. Per la perfezione serviva un secondo centro. Repesa non ha mai considerato questa ipotesi, preferendo McLean come 5, secondo il suo credo. Rispettiamo la scelta ma un altro centro ci voleva ugualmente.

Enel Brindisi, voto 5.5
Tante novità (forse troppe?), una vera rivoluzione a Brindisi. Chiuso il lungo capitolo Piero Bucchi, è arrivato un sostituto di primissima fascia: Meo Sacchetti, il quale firmando un 2+1, può essere l'autore di un'impresa. Magari non subito quest'anno ma, con serietà e programmazione, questa società insieme a Meo può costruire davvero qualcosa di formidabile. Fermo dal 21 novembre 2015, l'allenatore ex Dinamo Sassari si è dedicato molto allo "scouting", scoprendo nuovi talenti in giro per l'America. Dunque, è lecito pensare che nei tanti americani in rosa (ai più sconosciuti) ci sia lo zampino del neo-coach brindisino. Già questo basterebbe per fidarsi, o per lo meno, fossi nei tifosi mi fiderei ciecamente di uno come Sacchetti. Come nel caso di Cantù, anche Brindisi ha preferito piazzare il colpo da novanta in panchina, investendo pià sull'allenatore che sui giocatori. L'Enel, quest'anno, sarà orfana di tre pedine importanti: Andrea Zerini, David Cournooh e Adrian Banks. L'addio dei primi due, soprattutto quello di "Zero" (andato ad Avellino dopo 5 anni a Brindisi), ha scosso l'estate biancoblù, tra il malumore dei tifosi. Discorso diverso per la stella americana Adrian Banks che, ha ugualmente spezzato i cuori dei tifosi, ma quest'ultimi se ne sono fatti una ragione dopo l'amore non ricambiato dal giocatore. La società lo ha coccolato, lo ha aspettato, fino a mandargli più ultimatum per il rinnovo. Fumata nera. L'ex Varese, sparito per diverso tempo senza dare alcuna risposta alla dirigenza, ha optato per un contratto più ricco all'Hapoel Tel Aviv, preferendo ua manciata di dollari in più all'amore di una città. Venendo al presente ed al futuro dell'Enel: lo staff  ha scelto la formula del 3 (extracomunitari) + 4 (comunitari o “cotonou”) + 5 (italiani) utilizzando addirittura sei degli otto visti disponibili per giocatori non UE. Sono ben tre i rookie arrivati in Puglia, tutti titolari in quintetto. Un rischio enorme, forse eccessivo. Nic Moore, 24enne alla prima esperienza tra i professionisti - dopo essere uscito da Illinois State - sarà il fulcro del gioco "Sacchettiano". La guardia sarà l'altro 24enne, Aj English, proveniente dal collage di Iona. Il terzo rookie è il centro Robert Lawrence Carter, classe ’94. Dal Maryland, però, Carter è arrivato con una forma fisica deludente, lo staff dovrà lavorarci molto. A completare lo starting five Durand Scott, dal quale ci si aspetta ancora di più. Vista l'assenza di Banks, sarà proprio lui a vestire i panni del leader tecnico. Sarà Scott, infatti, la stella della squadra. Il giocatore lo sa bene e potrebbe sfruttare questa situazione per consacrarsi definitvamente. L'ultimo titolare sarà il francese Amath M’Baye, ala forte di 206 cm. Curriculum poco esaltante (tre stagioni nel campionato giapponese) ma medie da sballo: nelle 142 presenze con i Mitsubishi Diamond Dolphins, infatti, M'Baye ha fatto registrare 20.2 punti, 7.7 rimbalzi e 2.5 assist ad allacciata di scarpe. Salvo strategie diverse a stagione in corso, Kris Joseph e Danny Agbelese partiranno dalla panchina. Il primo è una guardia-ala canadese con all'attivo una decina di partite in NBA, affermatosi poi in Francia con le maglie di Chalon, Digione ed Orleans. Il secondo è un centro americano (con passaporto nigeriano) partito dalle minors spagnole, dalla terza serie iberica fino al grande salto nella Liga ACB, avvenuto lo scorso dicembre con la firma a San Sebastian. Agbelese è stato il primo colpo piazzato dalla dirigenza pugliese. Capitolo italiani: viste le partenze illustri la società si è ritrovata a dover rinnovare il parco italiani. Cardillo, unico confermato, sarà affiancato dal play di riserva Marco Spanghero. Quest'ultimo fa così ritorno nella massima serie dopo la parentesi a Verona in A2, dopo che Trento - due anni fa - fece molto bene. Saranno del gruppo, seppur in maniera marginale anche Giorgio Sgobba (proveiente dalla B) e Daniel Donzelli da Casalpusterlengo. Mercato strano e complesso da giudicare, sicuramente rischioso. Tantissime scommese, più di qualsiasi altra squadra di A. L'azzardo potrebbe pagare, rendendo Brindisi la sorpresa dell'anno (ci sono tutti i presupposti per pensarlo) come potrebbe anche fare danni pesanti. Tra le due, crediamo più alla prima ipotesi. Per questo vorremmo esimerci dall'assegnare un voto, essendo il mercato più difficile da giudicare ma ci proviamo. Ci fidiamo di Meo, voto 10 per il coraggio di tutto la staff. Pollice alto per i rinnovi, fino al 2018, di Scott e Cardillo, così come per l'acquisto di M'Baye. Non conoscevamo il ragazzo ma documentandoci e valutando nel dettaglio il profilo del francese, siamo sicuri possa essere uno dei giocatori rivelazione dell'intera Serie A. Pollice verso il basso per i troppi rookie, l'esperienza ci voleva. Non sarebbe stata una brutta idea creare un mix tra giovani e veterani, un po' come ha fatto Pesaro. Bastavano due elementi over 32/33, magari dall'ampio passato in Italia, a fare da chioccia agli esordienti. Sarebbe stato tutto più facile, insomma meno rischioso.

FIAT Torino, voto 8.5
Squadra che, dalla scorsa stagione, ne esce molto più rafforzata. Un roster tutto nuovo, caratterizzato dal talento e dalla leadership del trio americano Wright-Washington-DJ White (quest’ultimo è l’unico superstite dell’anno passato). Oltre ai “Big Three”, da non sottovalutare l’altro trio, quello “Made in Italy” composto dal carisma di Poeta, Mazzola e Alibegovic. A questi due trii, bisogna aggiungere una coppia di emergenti, composta da Tyler Harvey e Jamil Wilson. Per entrambi si tratta della prima esperienza in Europa, oltre che la prima in un campionato di livello. Capitolo Alibegovic: per il figlio d'arte - primogenito di papà "Teo", protagonista negli anni '90 con le maglie di Fortitudo, Trieste e Udine - si tratta del banco di prova più importante della sua carriera, dove può trovare la definitiva consacrazione dopo due ottime stagioni in A2 con Brescia. Roster accattivante e che può davvero far divertire i tifosi, oltre a poter puntare al raggiungimento di traguardi importanti. Tutto ciò è figlio di un mercato eccellente quanto ambizioso che merita una piacevole ricompensa sul campo, dopo i tanti investimenti fatti in estate. L'asse Chris Wright-DJ White può essere devastante. Il primo è sicuramente tra i migliori playmaker della Serie A e viene da una stagione favolosa con Varese, dove ha dimostrato talento e professionalità. Il secondo invece è una conferma fondamentale per esperienza e qualità. In Italia, nel ruolo di 4 sarebbe "illegale" ma dovrebbe giocare da 5 come lo scorso anno. Peccato, ma il centro lo sa fare e ha saputo dimostrarlo molto bene. Ottimo innesto anche quello di Washington, carico dopo la splendida annata disputata a Cremona. Mentre a completare il parco italiani David Okeke e Abdel Fall, rispettivamente classe '98 e '91, provenienti da Oleggio (Serie B) e Casale (A2). La dirigenza ha formato un 5+5  di livello, bloccando il nucleo italiano Poeta, Mazzola, Alibegovic e Fall con dei biennali e la giovane ala Okeke con un quinquennale. Questi sono segnali importanti a tutto l'ambiente. Marco Atripaldi ha lavorato benissimo e la prova lampante forse viene da come ha saputo uscirne dalla vicenda legata al playmaker titolare: dopo l'estenuante rincorsa a Boatright ed il tira e molla con Telfair, ha messo fine al tormentone con il colpo Wright... chapeau!

Germani Basket Brescia, voto 5
La dirigenza bresciana ha dovuto far fronte alle dolorosissime partenze di Mirza Alibegovic e Damian Hollis, due titolari della scorsa stagione che hanno saputo trascinare il club alla storica promozione. La società è corsa ai ripari firmando Lee Moore e Marcus Landry, con il primo che tuttora non convince a pieno. Un'altra partenza significativa è stata quella di Juan Fernandez, idolo dei tifosi. Il mancato rinnovo dell'argentino è diventato un vero e proprio caso: il giocatore tramite una lettera, diventata poi virale sui social, si sfoga e la Leonessa risponde a tono, con un piccato comunicato stampa. Archiviata la vicenda, in verità ancora un po' misteriosa, la dirigenza ha messo sotto contratto Luca Vitali. Buonissima presa per una neopromossa, giocatore di grande esperienza che conosce la Serie A come le sue tasche (oltre 300 presenze). Tra Vitali e Fernandez, meglio il primo se si vuole andare sul sicuro, proprio per un discorso di maturità ai piani alti. Ma dalla mancata permanenza del "Lobito", uno spunto di riflessione: perchè non tenersi entrambi? Sia Vitali che Fernandez, s'intende. Se è per un discorso puramente economico è un conto ma se la scelta finale è stata presa per altre dinamiche è un peccato. Perchè con tutto il rispetto per Marco Passera, Brescia avrebbe fatto meno fatica in Serie A con una coppia solida in regia come Vitali e appunto Fernandez. Tornando all'altro nocciolo della questione, sollevato all'inizio: Lee Moore. Il rookie classe '95 fino all'ultimo sembrava non dovesse rimanere, ma la conferma definitiva è arrivata l'11 settembre. Il giocatore, secondo la nota della società, ha saputo convincere lo staff nelle tre gare contro Santa Clara Collage, Hapoel Gerusalemme e Pistoia. Il dubbio, però, resta. Basteranno soltanto tre partite ed na manciata di minuti per garantire una stagione intera? La scommessa ci può stare benissimo, non vogliamo per forza portarvi dalla nostra parte, ma davanti a se Moore (e Brescia) non ha un veterano. La scelta, nel ruolo di guardia, sarà tra lui oppure Michele Vitali. Forse sarebbe stato meglio firmare un giocatore dall'usato sicuro. In ogni modo, con questo ragionamento non vogliamo storcere il naso alla firma dell'atro Vitali... anzi! La Leonessa ha piazzato un colpo importante perchè Michele, oltre ad essere un buon giocatore, può dare molto anche fuori dal campo per la vicinanza con il fratello maggiore. Da una situazione del genere potrebbero giovarne entrambi i Vitali. Dunque, per tornare al nostro dubbio: uno solo tra Vitali (Michele) e Moore sarebbe stato meglio, avere tutte e due insieme (soltanto loro due) in quel ruolo, sembra un po' rischioso. In conclusione, Alibegovic si poteva e si doveva sostituire meglio. Quanto agli altri reparti, non convince assolutamente il reparto lunghi. Berggren titolare non entusiasma ma può anche starci. Però, se il suo cambio deve essere un Alessandro Cittadini di 37 anni allora non va affatto bene. Come ala forte, ottima la firma dell'ex San Sebastian Marcus Landry che in Liga ACB ha saputo affermarsi. Ma anche qui... dalla panchina chi al suo posto? Davide Bruttini. Può andare per l'A2 non per la Serie A, riportata a Brescia dopo 28 lunghissimi anni.

Grissin Bon Reggio Emilia, voto 6 -
Per la Reggiana è l'anno zero, inizia un nuovo ciclo. Il "The End" della passata stagione ha portato in dote una medaglia pesante, dalle due facce: da una parte tutta l'amarezza per aver perso due finali scudetto consecutive, allo stesso tempo però, l'altra faccia dice che ora Reggio si è consacrata a tutti gli effetti una big della Serie A. Qualcosa di nuovo, però, quest'anno bisognerà inventarselo. La musica è cambiata, nasconderlo sarebbe poco saggio. A consolidare la teoria dell'anno zero ci ha pensato soprattutto la partenza dello storico trio baltico Kaukenas-Lavrinovic-Silins, che ha lasciato un vuoto profonfo nello spogliatoio e nel gioco reggiano, oltre che nei cuori dei tifosi biancorossi. Fuori l'asse lituana-lettone, dentro Delroy James, Sava Lesic e Riccardo Cervi, tornato alla casa base dopo l'annata ad Avellino. Per quest'ultimo - destinato a diventare un pilastro della Grissin Bon, visto il triennale - sarà la settimana stagione in Emilia, nella sua Reggio. Tralasciando le partenze indolori di "Sasà" Parrillo e Adam Pechachek, la dirigenza ha di fatto sostituito Kaukenas (ritirato) con il più fresco Strautins, non ancora maggiorenne, chiamato a ricoprire un ruolo molto meno marginale. Poi, James ha preso il posto di Silins, Lesic quello di "Big Darjus" e Cervi quello di "Vova" Veremeenko, altro addio che pesa come un macigno per esperienza, leadership e talento del bielorusso. Sulla carta Lesic potrebbe fare meglio dell'altro partente Vladimir Golubovic e, vista la stagione altalenante del montenegrino a Reggio lo scorso anno, non dovrebbe essere compito tanto arduo. L'ex Stella Rossa può giocare sia come ala forte che come centro, dando il cambio a Polonara e Cervi. Visto l'innesto di James, che personalmente non mi entusiasma, più probabile che Lesic venga utilizzato come cinque e l'ex Brindisi come quattro. Saremo esigenti ma il mercato della Grissin Bon non ci ha fatto strappare i capelli, ci aspettavamo di più. Ci saremmo aspettati il colpaccio, che non è arrivato. Quello che ti fa dimenticare (almeno per un attimo) la partenza di Kaukenas o di Lavrinovic, ed invece no. Strautins come primo cambio ad Aradori sembra un azzardo, va bene credere nei giovani ma il classe '98 sembra ancora acerbo. Scelta anche abbastanza discutibile quella di rinnovare il contratto di Derek Needham. Il play naturalizzato dalla Nazionale del Montenegro non ha fatto male ma ha dimostrato poca costanza e dei limiti tecnici. Infine, James e Lesic non ti fanno vincere uno Scudetto. Forse siamo stati troppo sognatori o forse Reggio ci aveva abituati bene, o forse semplicemente dovremmo capire che i bei tempi - quelli delle vacche grasse - sono finiti. Del resto il bilancio societario, tremendamente negativo (in rosso di quasi 2 milioni di euro), parla da solo. Nel 2015 gli stipendi totali (giocatori, staff, personale) ammontavano a 2 milioni e 700mila euro, circa 580 mila in più del 2014. Forse la società ha deciso che non è più il caso di mungere troppo la vacca. In ogni caso, aver confermato il trio De Nicolao-Needham-Gentile in cabina di regia permette alla Grissin Bon di dormire sonni tranquilli e ci rendiamo conto che, viste le partenze illustri, non deve essere stato poi così piacevole buttarsi sul mercato.

Openjobmetis Varese, voto 8 +
Splendido mercato quello di Varese che, grazie ad un formidabile Coldebella, piazza dei colpi importanti per provare finalmente a raggiungere i playoff dopo esserci andati vicino per 3 anni consecutivi. Della bella squadra dello scorso anno, riscopertasi tale soltanto nel finale di stagione (arrivata ad un soffio dal trionfo in FIBA Cup), non fanno più parte Chris Wright, Brandon Davies, Maalik Wayns, Rihard Kuksiks e Ovidijus Varanauskas. Confermatissimo, invece, il tridente italiano Cavaliero-Campani-Ferrero, che ben ha impressionato la scorsa stagione. Al primo (classe '84), capitano della squadra, è stato fatto firmare un biennale. Un segnale forte della società, che crede molto nella leadership dell'ex Avellino, e che sa tanto di promozione a "bandiera" del club. Insieme a lui, un altro simbolo biancorosso ha rinnovato fino al 2018: Kristjan Kangur. La fiducia data all'estone è ancor più importante, in virtù della carta d'identità dell'atleta (nato nel 1982). Tornando al discorso italiani, la scelta di proseguire con i tre citati in precedenza ha convinto tutti i tifosi, dal primo all'ultimo. Il pubblico varesino si rispecchia in loro. Soprattutto nel gladiatore Giancarlo Ferrero, diventato idolo di Masnago. Nucleo italiano che si consolida con la firma dell'immortale Massimo Bulleri e dell'ala Matteo Canavesi, varesino di nascita che fa ritorno nella Città Giardino dopo gli anni passati nel settore giovanile della Robur Varese. Proprio sul "Bullo", però, vogliamo soffermarci. L'aggiunta del veterano di Cecina, approdato in biancorosso quasi per caso, nonostante l'età (39), può essere l'arma in più per l'intera stagione della Openjobmetis. L'arrivo dell'ex Treviso - da non sottovalutare minimamente - da al roster un quinto italiano di infinita esperienza (leader nelle presenze in A), oltre che un aiuto sostanziale ai due nuovi playmaker Maynor e Avramovic. Bulleri, visto il doppio impegno (campionato e coppa), sarà utilissimo per far rifiatare l'americano ex NBA ed il giovane serbo. Importante anche, ovviamente, il rolo di uomo-spogliatoio. Tornando invece alle partenze ed agli arrivi, per 4/5 cambia il quintetto titolare: Maynor prende il posto di Wright, il rookie Melvin Johnson quello di Wayns, Eyenga quello di Kuksiks e Anosike quello di Davies. Con Kangur unico superstite. Questa volta però - rispetto alla scorsa stagione, dove ad aprile bisognava fare la conta di chi c'era e chi no - Varese ha un roster molto più profondo. Sotto il ferro i biancorossi, infatti, potranno contare sulla coppia spettacolare quanto efficace composta da Anosike e Pelle, mentre nel ruolo di playmaker Moretti è copertissimo con appunto Maynor, Avramovic e Bulleri. Venendo al giudizio finale: Coldebella ha riportato a Masnago due giocaotori come Maynor ed Eyenga che nell'era Caja hanno conquistato i cuori (e gli occhi, per le giocate) di tutti i tifosi. Con questi due ritorni, insieme all'atletismo spaventoso di Norvel Pelle ed alla presenza sotto canestro di OD Anosike, Varese si candida a squadra più spettacolare dell'anno. Con gli alley-oop di Maynor, le schiacciate di "Air Congo", le "sgaloppate" e le stoppate di Pelle - senza dimenticare i rimbalzoni di Anosike - i tifosi possono stare tranquilli. Il divertimento al "Lino Oldrini" non mancherà di certo. Voto al mercato? 8, il più in pagella è per il discorso legato a Bulleri analizzato in precedenza. Un'incognità, però, c'è e preoccupa non poco i tifosi della Openjobmetis: le condizioni fisiche di Maynor, sempre precarie. Per questo forse non valeva la pena spendere un po' di più per firmare Mike Green, storico ex, oppure aspettare il "caso" Wright? E' vero, ormai quel che è fatto è fatto. A scanso di equivoci, la presa di Maynor è ottima, non fraintendete. Perchè se al 100% fisicamente, l'ex Thunder è probabilmente il playmaker più forte del campionato. A preoccupare è soltanto il suo fisico, fragile come un cristallo. E poi, ci sono loro i colpacci Aleksa Avramovic e Norvel Pelle, due semi-sconosciuti destinati a sorprendere in giro per l'Italia. Sono loro gli assi nella manica della giacca di Coldebella. Non fosse stato per il grosso punto di domanda legato a Maynor, Varese avrebbe potuto anche meritare un 9 in pagella, ma va bene così.

Pallacanestro Cantù, voto 6.5
Estate turbolenta per i tifosi brianzoli, con il mercato che non ne voleva proprio sapere di decollare. Da una parte l'ansia e lo scetticismo del popolo biancoblù, dall'altra l'estrema serenità di patron Gerasimenko, sicuro di formare un roster di livello nonostante il cospicuo ritardo sulle rivali. Alla fine ha avuto ragione il magnate russo, una buona squadra si può formare anche nel mese di agosto. Rischioso, però. Ma d'altronde Gera, durante la conferenza stampa del 20 giugno, aveva avvertito tutti: "Mai nella mia vita da presidente ho comprato giocatori a maggio o giugno, quello lo fanno società con 10 milioni di budget. L'ho sempre fatto ad agosto." Che dire, è stato di parola. I tifosi, però, se la son vista brutta con il solo Laganà in rosa e con il tormentone allenatore durato mesi, per non parlare delle vicende extra-campo che hanno coinvolto il presidente russo. Ma tra uno spavento e l'altro, Gerasimenko ha sciolto il nodo allenatore, riuscendo ad accaparrarsi uno dei migliori allenatori d'Europa: Rimas Kurtinaitis, libero per l'esonero shock al Khimki dopo cinque anni di grandi successi (una VTB League e 2 Eurocup). E' proprio il coach lituano il vero colpo di mercato del patron sovietico, ma il lungo corteggiamento al 60enne di Kaunas ha portanto in dote un mercato al rilento. Questo potrebbe portare la squadra a non essere pronta per le prime partite di campionato, essendoci stato poco tempo per conoscersi in allenamento, sia in campo che fuori, questo gruppo si candida ad essere il meno coeso dell'intera Serie A. Lacuna, temporanea, che potrà essere spazzata via con il tempo e con il talento dei nuovi. A proposito in Brianza è arrivata l'esperienza e la leadership di Zabian Dowdell in cabina di regia, il giramondo Gani Lawal sotto le plance ed il veterano Tremmell Darden che ha passato le ultime cinque stagioni nell'elitè del basket europeo. A completare l'ipotetico quintetto iniziale JaJuan Johnson, pupillo di Gerasimenko, ed il neo-canturino Fran Pilepic. Sempre che Kurtinaitis non decida di utilizzare JJJ più come centro che come ala, inserendo - un altro nuovo volto di Cantù - Romeo Travis come ala forte. Marco Laganà, citato in precedenza, insieme a Johnson è l'unico superstite della passata stagione. Proprio per il '93 si prospetta finalmente un ruolo più importante, dietro chiaramente al titolarissimo Dowdell. Quest'ultimo, proveniente dallo Zenit San Pietroburgo, è chiamato a sostituire il partente Walter Hodge (curiosamente playmaker dei russi l'anno prima). Cantù, rispetto la stagione passata, perde l'esperienza e gli assit del tandem Hodge-Ukic, scegliendo di puntare sull'esuberante giovane coppia composta appunto da Laganà e dal lituano Kariniauskas, entrambi in possesso sia degli attributi di guardia che quelli di playmaker. Dietro c'è un'altra faccia nuova, quella di Salvatore Parrillo, utile come italiano e fondamentale per far rifiatare tutto il reparto esterni per qualche istante. Un altro nuovo innesto - che come "Sasà" dovrebbe avere un ruolo secondario - è Craig Callahan, ala grande ma all'occorrenza anche centro. Il 35enne ex Virtus Roma sarà la quarta scelta dopo Johnson, Lawal e Travis. Piuttosto che un ingolfato Callahan, la dirigenza avrebbe potuto anche trattenere "Kuba" Wojchiechowski per una maggiore integrità fisica e prospettiva del giocatore, nove anni più giovane dell'americano. La presa Darden, in virtù dell'ampio minutaggio, non convince molto per la carta d'identità dell'ex Real Madrid ('81 come Callahan), il quale - èer forza di cose - dovrà giocare almeno 30 minuti a partita. Un errore non "tutelarsi" con un buon cambio, che avrebbe potuto dividersi il minutaggio con l'esprta ala californiana. La società ha pensato a tutto ma nel ruolo di 3 puro c'è un vuoto enorme, con il solo Darden arruolato. Che Romeo Travis possa venire adattato come ala piccola in più frangenti? Possibile, anche se l'amico di LeBron James non lo praticamente mai fatto. Con l'arrivo di Francesco Quaglia il reparto lunghi sale a sei, forse troppi. Forse ci poniamo questi problemi inutilmente, considerando che Kurtinaitis potrebbe anche utilizzare nel quintetto un esterno o un lungo in più, vista l'ampia scelta e colmare l'assenza di una riserva di livello nel ruolo di numero tre. Per il resto, facendo il confronto con gli interpreti dell'anno passato, l'ex Cedevita Fran Pilepic rimpiazza alla grandissima Brady Heslip, portando più qualità alla causa biancoblù. La partenza di capitan Abass non è stata rimpiazzata a dovere per i discorsi fatti in precedenza sul ruolo di ala piccola, con il solo Darden. Paradossalmente è stato sostituito meglio Fesenko, nonostante pesi molto il non poter contare più su un giocatore del genere. Per il post Kyrylo arriva Lawal che è decisamente inferiore all'ucraino ma è un giocatore completamente diverso. L'ex Milano può portare a Cantù ed al gioco di Kurtinaitis molto più atletismo e rapidità in fase offensiva. Nonostante l'eredità pesante di Fesenko e un'accoglienza un po' fredda dei tifosi brianzoli, Lawal ha saputo stupire tutti grazie ad un ottimo pre-campionato. Prendendo in considerazione il ritardo con cui si è mossa, Cantù esce da questo mercato egregiamente, conquistando la sufficienza piena. Per il 7 in pagella, però, ci voleva un'ala piccola in più.

Pasta Reggia Caserta, voto 7
La Juve ha dovuto far fronte a due tipi di partenze, un blocco straniero che toglie al roster tanta qualità ed un secondo blocco italiano (Andrea Ghiacci e Tommaso Ingrosso, scesi in Serie B) che ha tolto carisma alla causa bianconera. Da non sottovalutare l'addio di capitan Ghiacci che, nello spogliatoio ed al cospetto del PalaMaggiò, era un vero e proprio simbolo per tutto l'ambiente. Ma soprattutto è stato molto difficile salutare giocatori di enorme talento come Peyton Siva (Alba Berlino), giocatori estrosi come Micah Downs (Orleans) e atleti fisicamente formidabili come Bobby Jones (Piacenza) e Dario Hunt (Nancy). Al loro posto, però, la società ha saputo inserire giocatori che - almeno sulla carta - non dovrebbero farli rimpiangere. Su tutti Edgar Sosa, vero colpo estivo della Juve. Il newyorkese, a Biella e soprattutto a Sassari, ha dimostrato di essere decisivo e letale in un campionato come la Serie A. Tra gli esterni un altro volto nuovo: Josh Bostic, 29enne nato in Ohio, proveniente dal VEF Riga. Nello spot di ala, la società scommette su Raphiael Putney, all'esordio in Europa dopo aver giocato in Arabia Saudita, Australia, Malesia e Venezuela. Campionati non proprio di prima fascia, per usare un eufemismo. Il 26enne americano, però, ha disputato un'ottima stagione in D-League lo scorso anno con la maglia dei Rio Grande Vipers, segnando 17.2 punti di media in 48 partite, catturando anche 8.1 rimbalzi ad allacciata di scarpe. Dunque, la scommessa potrebbe anche vincerla Caserta. Fondamentale anche la firma di Olek Czyz, il quale in A ha saputo farsi molto apprezzare con le maglie di Virtus Roma e Pistoia. Infine, a rinforzare la squadra altri tre tasselli: Mitchell Watt, Tyler Bergantino e Andrea Trani. Il primo, un'ala grande americana, proviene dall'Alba Berlino e ha sul curriculum tre buone stagioni in Israele. Lo scorso anno in Germania, partendo dalla panchina, ha segnato 6.7 punti di media in 23 incontri disputati. Bergantino, invece, è l'investimento del futuro della società. La dirigenza bianconera è rimasta piacevolmente sorpresa dal classe '93, tanto da fargli firmare un triennale. Sull'americano di origine italiane - dunque tesserato come comunitario - la società ripone molta fiducia, come affermato da Iavazzi al momento della firma. Il centro di 206 cm però, oltre alla carriera universitaria, non ha alcuna esperienza. Possibile che, nel corso della stagione, i campani decidano di girarlo in prestito. Infine, è stato confermato il lungo georgiano Nika Metreveli, il quale pare aver recuperato la forma migliore dopo un lungo e travagliato periodo di stop. Ottimo anche il rinnovo di Viktor Gaddefors. In conclusione, la dirigenza nonostante mille problematiche extra-campo ha lavorato molto bene. A scalare: Sosa è un colpaccio, Watt può fare molto bene, Czyz e Bostic sono buone prese, così come è positiva la fiducia rinnovata a Gaddefors e Metreveli. Preoccupa un po', invece, la doppia scommessa Putney-Bergantino, doppio rischio. All'appello manca ancora un esterno, la società ci sta lavorando e se dovesse farcela il 7 in pagella sarebbe ancor più meritato. AGGIORNAMENTO delle ultime ore: Caserta firma la guardia maltese Darryl Joshua Jackson. La scorsa stagione in A2 con Casalpusterlengo, Jackson segna 17.2 punti a partita di media con il 47,4% da 3. Nel 2014/15 ha vestito la maglia dei Roseto Sharks, sempre in A2, segnando 15.4 punti ad allacciata di scarpe.

Scandone Avellino, voto 9
James Nunnally e Riccardo Cervi, due giocatori chiave della stagione da record, hanno lasciato la maglia della Sidigas. La partenza dell'MVP dello scorso campionato e del pivot reggiano tolgono alla squadra due terminali offensivi devastanti, ma la società ha saputo reagire e correre ai ripari con astuzia e diligenza. Il DS Nicola Alberani infatti, alla ferita procurata dall'addio di Nunnally, ha saputo mettere un bel cerotto, firmando il "bomber" Adonis Thomas. Anzi, due cerottti visto che il ruolo di ala piccola può essere anche ricoperto egregiamente da Levi Randolph, altro volto nuovo dei biancoverdi. Sulla carta Thomas potrebbe vestire i panni del "killer" dalla mano pesante, il suo identikit sembra combaciare proprio con quello di Nunnally. La società potrebbe aver pescato l'erede perfetto del suo ex cannoniere. Il 23enne di Memphis, fermo tutta la scorsa stagione per un grave infortunio, ha saputo farsi apprezzare dagli americani e dagli scout europei per l'ottima annata (2014-'15) in D-League con i Grand Rapids Drive, chiusa a 18.9 punti a partita. Stagione che apre al giocatore le porte della NBA, sponda Detroit. Ma, appunto, a causa di un infortunio molto serio è costretto a saltare l'intera annata. Anche Randolph viene dalla lega di sviluppo americana, dove ha sfiorato i 15 punti a partita con i Maine Red Claws, franchigia satellite dei Boston Celtics con sede a Portland. L'altro innesto è il promettente rookie belga Retin Obasohan, uscito dall'Università dell'Alabama. Guardia, nata nel '93, è la scommessa di Alberani. Ma non è finita qui perchè i colpi migliori arrivano nel pitturato, nei pressi del ferro. La società ha puntato tutte le proprie fiches (investendo gran parte del budget) su un trio mozzafiato, formando un reparto lunghi secondo a nessuno. I "Lupi" hanno strappato a Brindisi il capitano Andrea Zerini che, insieme a Marco Cusin e Kyrylo Fesenko, possano lanciare la Scandone verso i primi 4 posti. Il colpo del mercato biancoverde è sicuramente la presa del centrone ucraino, ex NBA, lo scorso anno a Cantù. Fesenko, insieme al'arrivo del "Cuso" da Cremona, forma indubbiamente la coppia di pivot più forte dell'intero campionato. Due buldozer, due schiacciasassi, chiamateli come volete ma, intanto, Alberani meglio di così proprio non poteva fare. Due colpi da novanta, entrambi esperti e dominanti sotto le plance, che rappresentano il fiore all'occhiello del mercato irpino. La scorsa stagione Avellino ha fatto quel che ha fatto proprio grazie ad un eccellente reparto lunghi, formato dal trio Cervi-Buva-Pini. Se andò bene con loro, figuriamoci con questi 3 nuovi interpreti. Poi, per carità, a parole è facile, bisogna far parlare il campo. Ma, confrontando il vecchio con il nuovo trio, Avellino ne esce molto più forte e non di poco. In conclusione, venendo al giudizio finale, è stata una grandiosa sessione di mercato per Alberani & Co. Le partenze pesanti citate all'inizio - senza dimenticare anche quelle di Benas Veikalas ed Alex Acker, i quali, partendo dalla panchina, avrebbero potuto dare tanto alla causa - sono state rimpiazzate a dovere. Quando Nunnally, Cervi e Buva hanno preso rispettivamente la via di Istanbul, Reggio Emilia e Bilbao, i tifosi temevano ad una mini-ricostruzione, dalla quale ne sarebbero usciti indeboliti. Ed, invece - anche grazie ai rinnovi di Ragland, Green e Leuenen - ne esce più corazzata della versione precedente, grazie appunto al lavoro certosino dello staff. Dunque, il voto, non può che essere molto alto. C'è, però, una piccola incognita: Thomas. Il talento del giocatore non si discute ma essere stato fermo ai box per un anno intero e avere sulle spalle un'eredità pesante, quella dello scorso MVP del campionato, potrebbe giocare un brutto scherzo.

The Flexx Pistoia, voto 6 -
Pistoia, guidata ancora da "El Diablo" Esposito, punterà sul consolidato 5+5. Al coach l'arduo compito di rendere diavoli anche i suoi giocatori, per lo più esordienti ed inesperti. Saranno ben quattro, infatti, a fare il proprio esordio nel nostro campionato. Nathan Boothe - unico rookie dei quattro - è un centro di 206 cm per 112 kg, dotato anche di un ottimo tiro da tre. Merce rara nei pivot. Proveniente dalla University of Toledo, ha disputato quattro campionati, raggiungendo le finali di Conference nel 2014. Nell’ultima stagione ha chiuso con 19.3 punti, 9 rimbalzi e 3.3 assist di media a partita, mettendosi in luce come uno dei migliori giocatori del campionato. Sarà lui l'erede di Alex Kirk. I due giocatori si assomigliano molto sia fisicamente (volto molto simile e corporatura identica) che come stile di gioco e movenze. La società sembra aver scelto di puntare proprio sul giocatore che più assomigliasse al partente Kirk (sfumata l'ipotesi NBA ha firmato in Cina). Gli altri volti nuovi della The Flexx sono i due esterni americani Corey Hawkins e Terran Petteway. Il primo, guardia, ha le doti per ricoprire anche il ruolo di playmaker e, presubilmente, sarà lui a portare la palla quando Moore sarà in panchina a rifiatare. Il secondo è una guardia, all'occorrenza anche ala, in grado di attaccare il ferro e andare in uno contro uno. Hawkins viene dalla sua prima stagione tra i professionisti, fra Sioux Falls Skyforce e Idaho Stampede, segnando circa 11 punti in D-League, catturando 3 rimbalzi e smazzando 2 assist di media a partita. Carriera analoga anche per Petteway (classe '92), il quale, nella scorsa stagione, ha giocato 49 partite in D-league con i Fort Wayne Mad Ants: 11.6 punti, 3.4 rimbalzi e 2.5 assist di media. Pistoia lo ha seguito durante la Summer League 2016, dove il giocatore ha vestito la maglia dei Milwaukee Bucks. L'altro volto nuovo in casa The Flexx è David Cournooh, che i tifosi ben conoscono per averlo affrontato quando vestiva la maglia di Brindisi. Sarà infatti l'ex Enel il cambio del play e della guardia titolare, vestendo i panni del sesto uomo di lusso. A lui il compito di rimpiazzare dignitosamente Ariel Filloy. La riserva del cambio, invece, sarà il diciannovenne Brandon Solazzi, play-guardia cresciuto cestisticamente a Pesaro, in maglia Vuelle. Fa ritorno a Pistoia Daniele Magro che, dopo aver guardato tutti dalla panchina lo scorso anno all'Olimpia Milano, si augura di giocare molti minuti, rilanciandosi. Per concludere con la "batteria" degli italiani, faranno parte ancora del roster Eric Lombardi e capitan Michele Antonutti. Venendo al voto finale: piace molto la presa Cournooh (che a fine giugno ha stregato anche Ettore Messina), così come il biennale propostogli. A piacere è anche la fiducia riposta in Lombardi, dopo aver resistito all'assalto di Torino. A proposito di italiani emergenti, peccato non aver rinnovato il prestito di Andrea Amato. Boothe, essendo un rookie, è un po' una scommessa ma il giocatore promette bene e Pistoia potrebbe davvero aver trovato in lui un nuovo Kirk. Valutando le partenze illustri di Wayne Blackshear, finito in A2 a Forlì, e di Preston Knowls, la società poteva fare qualcosa di più in questi ruoli. Manca un giocatore di grande esperienza nel quintetto titolare. Positiva la conferma di Ronald Moore, pupillo di Esposito e dal grande carisma. Mercato sufficiente ma il non aver firmato un titolare esperto da al voto un meno giustificato.

Umana Reyer Venezia, voto 7.5
Partiamo dagli addii, in particolare da quello dell'ormai ex capitano orogranata: Phil Goss. Venezia ha preso una scelta coraggiosa, separarsi da un leader e da una guardia esperta e di talento come l'ex Virtus Roma non era da tutti. Ma la società ha capito che, nonostante il giocatore abbia sempre dato anima e corpo per la causa, era arrivato il momento giusto per chiudere il ciclo. Diversa, invece, la faccenda con cui Venezia ha gestito il caso Mike Green. Il giocatore, alla costante ricerca di ingaggi sempre più corposi, è stato giudicato poco attaccato alla maglia e lo staff non lo ha ritenuto indispensabile. O meglio, la dirigenza ha preferito dosare il budget in maniera più omogenea, spalmandolo sui vari giocatori e non investendo tanto su un'unica pedina. Meno dolorosa, invece, la scelta di salutare Jarrius Jacksson. Venendo alle conferme, ottima l'idea poi diventata concreta di trattenere Melvin Ejim. Il canadese, lo scorso anno arrivato a stagione in corso, ha cambiato l'inerzia della squadra. Ma il vero colpo dei lagunari è la permanenza in rosa di Michael Bramos. Il greco ha rifiutato le sirene delle big europee e rimandato al mittente l'offerta del Panathinaikos, sua ex squadra. Fondamentale avere ancora nel roster Stefano Tonut, al quale si chiederà di essere più costante durante la regular season. Questa per lui può essere la stagione della conferma, l'esplosione definitiva anche in chiave Nazionale. Infine, la cosa più giusta ad essere stata fatta è aver rinnovato Ress, nominandolo capitano. Come uomo-spogliatoio può essere decisivo ma occhio a darlo per finito, le mani sono ancora quelle di un pianista. In laguna sono arrivate tante facce nuove ma comunque ben note ai tifosi di Venezia e non: Ariel Filloy, Tyrus McGee, Marquez Haynes e Jamelle Hagins. L'italo-argentino, citato per primo, in quel di Pistoia ha trovato la giusta maturità e può far bene anche alla Reyer. McGee, alla Vanoli la passata stagione, ha già dimostrato di avere un gran talento. Haynes dopo le esperienze in chiaro-scuro con Milano nel 2013 e Sassari nel 2015 ha voglia di prendersi la scena a suon di assist e canestri, diventando una volta per tutte un "top player" anche in Italia. Hagins, invece, è quello che noi italiani conosciamo meno ma del quale sentiremo molto parlare. Il centro, la scorsa stagione all'Aris Salonnico, viene da una buona annata sia in Grecia che in Eurocup (10 punti abbondanti a partita e 5.5 rimbalzi di media). Nel corso della carriera universitaria, il classe '90 ha segnato oltre 1000 punti e catturato più di 1000 rimbalzi. Tuttora è il miglior rimbalzista e stoppatore della storia dell’Università di Delaware. Promette bene. Voto al mercato della Reyer assolutamente positivo, dall'essere riusciti a trattenere Bramos al doppio colpo Haynes-McGee, un'asse play-guardia destinata a fare faville. Nel mercato dei lagunari, seppur privo di una stella (come poteva essere la firma di Adrian Banks o la conferma di quel fenomeno chiamato Jeremy Pargo), non troviamo errori. Perfetto. Senza eccessi, ma caratterizzato da acquisti intelligenti, Venezia è riuscita ad assemblare un roster di talento.

Vanoli Cremona, voto 6
La dirigenza, in primis il GM Andrea Conti, aveva l'arduo compito di non svalutare troppo la squadra dopo le partenze pesanti come macigni di Washington (Torino), McGee (Venezia), L.Vitali (Brescia) e Cusin (Avellino). Assenze che si faranno molto sentire nel corso della nuova stagione, per il talento ed i tanti punti che portavano i due americani. Così come si avrà nostalgia della leadership e dell'esperienza della coppia italiana sull'asse play-pivot. Il presente dice ancora Cesare Pancotto, alla sua quarta stagione con la Vanoli, valore aggiunto al roster. Scelto il 5+5 si è puntato forte su Andrea Amato, corteggiato per diversi mesi, chiamato a disputare la sua prima vera stagione da protagonista. Rimanendo in tema, Fabio Mian - per il terzo anno a Cremona - è stato nominato capitano. Confermati anche gli altri italiani Gaspardo e Biligha, a questi bisogna aggiungerne un altro - d'addozione - Jakub Wojciechovski. Sarà, infatti, l'ex canturino il quinto italiano, considerato tale per aver fatto le giovanili nel nostro Paese. Il polacco di nascita si giocherà il posto con Biligha, anche se forse - considerando il valore di entrambi, molto simile - sarebbe più giusto considerarli entrambi dei titolari, visto che (presubilmente) si divideranno i minuti in campo in maniera equa. Le chiavi del gioco saranno affidate a Terrell Holloway, autentico giramondo. Dopo aver finito gli studi universitari a Cincinnati (Ohio), cerca fortuna in Europa, giocando in Turchia prima ed in Belgio poi. Non riuscendo a sfondare "Tu" fa ritorno oltreoceano, affermandosi in America Latina. Porto Rico, Messico, Venezuela lo rendono un giocatore migliore e più appetibile sul mercato a stelle e strisce. La chiamata NBA, però, non arriva ma quella della D-League si, dove Thomas brilla particolarmente con la maglia dei Texas Legends grazie a medie eccellenti: 22,3 punti, 6,3 assist e 3,1 rimbalzi, con il 48.1% da due, il 41.1% da tre e l’88.8% ai liberi. La guardia titolare sarà ancora Elston Turner, partirà inizialmente dalla panchina invece l'altra guardia americana: Gabe York, il quale potrebbe essere il giocatore "spacca-partita" della Vanoli, oltre che il più impiegato in campo tra i panchinari. Un sesto uomo di lusso, per capirci. A consolidare quanto detto, le elequenti parole di Paolo Lepore sul suo conto: "Vedendolo dal vivo a Orlando (alla Summer League, ndr), siamo rimasti colpiti dalla sua capacità di entrare subito nel ritmo della partita: uscendo dalla panchina è in grando di produrre immediatamente punti e occasioni per i compagni". Le altre facce nuove sono quelle dei due Thomas, Omar e TaShawn. Mentre il primo è molto noto al pubblico italiano, il secondo è un'ala-centro del '93 proveniente dalla Bundesliga. In Germania ha prodotto 12.8 punti, 7.2 rimbalzi (secondo miglior rimbalzista del campionato), 2.3 assist e 1.7 stoppate di media a partita, con il 60.5% da due e il 30.3% da tre. Alla Vanoli sarà la sua seconda stagione tra i professionisti. Quanto ad Omar, lo abbiamo volutamente lasciato per ultimo perchè crediamo possa essere l'elemento chiave (in negativo) della squadra, augurandoci chiaramente il contrario. Omar Thomas, un nome che ha infiammato i cuori dei tifosi, non abituati a pedigree del genere. Giocatore di innato talento ma sicuramente agli sgoccioli della sua carriera. L’arrivo a Cremona di “Black Jesus” ha spaccato a metà i pareri dei tifosi, però. C’è chi urla al colpaccio e chi, invece, teme si tratti di un giocatore finito. L’ex Avellino e Sassari è la vera incognita del mercato, specialmente dopo aver indotto la società - nella settimana precedente - a rigettarsi sul mercato, tagliandolo prima ancora di iniziare il campionato. Motivo? Il giocatore non ha convinto nel pre-campionato, dmostrando anche poca voglia in allenamento. Dunque, l'allarme è subito scattato e Cremona si è guardata in giro. Alle orecchie di Thomas, che scemo non è, sono arrivate queste voci e - sarà un caso - il giocatore ha immediatamente cambiato registro. L'ala, che fu MVP della Legadue con Brindisi nel 2010 e pure l'anno dopo con Avellino in Serie A, ha risposto sul campo, spazzando via ogni scetticismo. Al Trofeo Lombardia, infatti, le sue prestazioni sono state ottime, specialmente contro la corazzata Olimpia (15 punti) e la dirigenza ha fatto prontamente dietrofront. I dubbi, però, restano eccome... sono abbastanza un paio di partite per far completamente cambiare idea? Evidentemente, alla dirigenza lombarda, sono bastate. A noi sembra un po' poco ma non conosciamo le dinamiche della questione, magari la Vanoli ha visto scattare negli occhi di Thomas la giusta scintilla. Passiamo al voto: due cose positive e due negative. La prima a non convincere è quella, come già detto, inerente al discorso Omar Thomas. La seconda è su Luca Vitali. Pesa la scelta di aver scaricato un giocatore simbolico e così esperto, noi l'avremmo tenuto. Il playmaker sarebbe rimasto molto volentieri ma il club ha preferito cambiare rotta. Per il resto, sicuramente da premiare il lavoro tempestivo della dirigenza: la Vanoli è stata tra le prime a lavorare sul mercato e questo potrebbe rivelarsi un fattore decisivo, per lo meno per le prime partite della stagione. Diciamo pure che Andrea Conti ha preferito seguire la strada opposta di Dimitrij Gerasimenko, fare tutto subito per agevolare il lavoro del coach. Dovessimo scegliere una delle due strade, noi seguiremmo la stessa percorsa da Conti. Altra nota positiva, gli italiani. Nonostante le partenze di Cusin e Vitali, la società ha mantenuto un nucleo solido, supportato dagli ultimi arrivati Amato e Wojciechovski.

ANALISI E PAGELLE A CURA DI ALESSANDRO PALERMO, RIPRODUZIONE RISERVATA*