Massimo Rizzo (agente di Larry Brown) racconta l'esperienza di coach Brown con la Fiat Torino

29.12.2018 12:15 di  Giorgio Bosco   vedi letture
Massimo Rizzo (agente di Larry Brown) racconta l'esperienza di coach Brown con la Fiat Torino

Intervenuto a Backdoor Podcast Massimo Rizzo, agente di Larry Brown, ha parlato dell'esperienza del 78enne nel nostro Campionato tra esonero e rapporto con i giocatori. Ecco un estratto dell'intervista. 

 

Esonero

Nelle ultime due settimane coach Brown non era contentissimo di come andassero le cose, dell’aria che stava respirando. È sempre stato molto contento di come è stato trattato dalla famiglia Forni e dalla città di Torino in generale. Per quanto riguarda l’ambiente interno allo spogliatoio stava soffrendo l’atmosfera che si stava creando. Sono cose che succedono, purtroppo è sempre stato scontento di non riuscire a trasmettere ai giocatori la sua idea di gioco

L’esperienza a Torino

I problemi si sono già palesati quest’estate quando il coach non è arrivato ad inizio raduno, ma è arrivato alla fine di Agosto. Lui ha dato delle determinate direttive che non so se sono state applicate o meno da Paolo Galbiati. Quando il coach è arrivato a Bormio ha iniziato a lavorare praticamente da zero nonostante i giocatori fossero li’ da due settimane e mezzo. Questi sono problemi strumentali perché poi lui è stato li’ quattro settimane e poi è dovuto tornare negli Stati Uniti per quattro settimane. In queste 4 settimane di assenza io non c’ero però mi hanno riferito che i giocatori hanno ripreso a fare le stesse cose che facevano senza coach Brown. Brown è tornato prima della sfida con Milano. Contro l’Olimpia si è fatto male McAdoo, poi a metà settimana Cotton e sono rimasti in 6 e mezzo. Delfino e Cusin erano già infortunati. A quel punto non è questione di tattica e di allenamenti, fai fatica a giocare sia in EuroCup che in Italia. È molto difficile poi tra Campionato e Coppa preparare una partita ogni 3 giorni. La cosa che più mi ha dispiaciuto è che c’è stato un rifiuto al “trapianto”. Invece di aprire il cervello e cercare di vedere le cose con la mente aperta da uno che qualche cosa l’ha vinta nella sua carriera la reazione è stata di rifiuto anche da parte di qualcuno all’interno del suo coach staff. Si sono iniziate a creare due linee di pensiero interne che alla fine non hanno portato buoni risultati.

Rapporto con i giocatori

In America se io ti pago per fare l’allenatore fai l’allenatore, se ti pago per fare il giocatore fai il giocatore. L’allenatore dice al giocatore cosa deve fare, giusto? Se il giocatore non lo fa succede che o stai in panchina o fai le valigie e lo mandano da un’altra parte. Da noi non può succedere perché i giocatori sono ultra protetti, soprattutto gli italiani, perché quelli sono e allora si prendono tutti gli abusi con tutti e non li puoi cacciare. Questa è la morale della favola. Questi giocatori, da quelli più giovani a quelli più anziani, avrebbero dovuto essere orgogliosi di spaccarsi le ginocchia per Larry Brown.

 

Ringraziamo Backdoor Podcast per la disponibilità nel concederci parte dell'intervista. Per ascoltarla tutta ecco il link (INTERVISTA COMPLETA QUI)