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LBA - Reyer, quante favole intorno al nuovo Palasport di Venezia

di Umberto De Santis

Si fa un gran parlare, in questi giorni, della volontà di Luigi Brugnaro di realizzare sui suoi terreni al Pili, una lingua di terra in cui finisce Mestre e comincia il ponte per Venezia, del nuovo palasport per la Reyer con annessi centri commerciali, abitazioni e quanto d'uso al giorno d'oggi in un'area devastata dall'industria chimica e quindi da bonificare, che il sindaco attuale della città ha comprato dal Demanio nel 2005.

L'opposizione parla di conflitto d'interessi, e lo stesso Brugnaro replica che avendo costituito i suoi beni in un blind trust opererebbe in un regime di imparzialità. Ovviamente più o meno entrambe le parti raccontano le storielle per il popolo bue.

Il conflitto di interessi, in Italia, non esiste. O meglio, esiste una legge (Frattini, 2004) che regola parzialmente il conflitto di interessi che può sorgere a determinate condizioni per "titolari di cariche di governo, nell'esercizio delle loro funzioni". Ovviamente un sindaco non rientra nella fattispecie. A quel tempo si disse che Berlusconi, con quelle regole, poteva fare una legge di regolamentazione dell'etere pro Mediaset (che fu fatta l'anno seguente, legge Gasparri), ma si dovette dimettere da presidente del Milan calcio perché in questo caso incompatibile. Per completezza di informazione, negli anni di governo di centrosinistra fino al governo Renzi nel 2016 sono state avanzate tante, "proclamose" e complicate proposte di modifica senza andare oltre a disegni di legge depositati alle Camere.

Il blind trust, in Italia, non esiste. O meglio, esiste una legge (16 ottobre 1989, n. 364) fatta di tre articoli che semplicemente recepiscono la convenzione adottata a L'Aja il 1 luglio 1985. Convenzione che a sua volta, all' articolo 6, spiega che "il trust è regolato dalla legge scelta dal costituente" e se non fosse stata scelta all'art. 7 spiega che "il trust sarà regolato dalla legge con la quale ha più stretti legami". Che per Brugnaro, che si è ben guardato dal dichiarare quale legge intenda seguire (inglese, oppure francese, ecc ecc), significa poter scegliere stando semplicemente zitto quella italiana che non ha regole e modelli di comportamento, ma anche nemmeno sanzioni al riguardo. Per nulla cieco (blind). Poi ci raccontano che Spadolini, al tempo presidente della Repubblica, fosse un grande statista pur firmando certe barzellette di leggi.

Ai veneziani litigiosi una proposta la facciamo noi. L'area dei Pili, che Brugnaro ha conferito in una società chiamata "La Porta di Venezia", è veramente tale. Noi non ci siamo mai stati, ma la topografia la conosciamo bene. Punto strategico, che unisce le due città che fanno il comune, dal quale si può arrivare e ripartire per ogni direzione. Area sufficientemente grande da legare a doppio filo però alla Reyer.

Perché se Brugnaro vuole farlo per la squadra di pallacanestro nell'ottica di assicurarle un futuro come parte di un sistema di entertainment le proprietà non devono essere disgiunte. Con una simile patrimonializzazione, con la capacità di rendita, con la creazione - e alla Reyer ci stanno lavorando bene - di un bacino di utenza fidelizzato la prospettiva di essere una protagonista non in EuroCup ma addirittura in EuroLeague non è utopia. Ad arena inaugurata, Venezia sarebbe avanti alla Milano di Armani anni luce.

Riguardo la bonifica, siamo entrati nell'ottica legale che "chi inquina paga". Ma se Brugnaro ha comprato, come scrivono i giornali locali, dal Demanio non ha inquinato lui. D'altra parte a bonifica avvenuta il valore della proprietà con le opere realizzate sarà di 100 milioni o una somma molto vicina. Fifty fifty, direbbero in America oltre alla condizione che il sindaco, controllore e controllato nel rilascio delle licenze edilizie e nell'esecuzione dei lavori, accetti che esiste un reale conflitto di interessi e accetti la supervisione di un vero terzo con poteri di legge a sovraintendere alla realizzazione del progetto. Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio.


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