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A1 F - Compagnoni: «A Broni il problema è il tessuto economico»

di Redazione Pianetabasket.com
Fonte: La Provincia Pavese

Massimo Compagnoni, bronese doc, è tra gli imprenditori a capo della Techedge, azienda (del settore tecnologico) che da quest’anno è sponsor principale del Broni in serie A1 femminile.

Lo abbiamo incontrato per parlare della Techedge Broni. Compagnoni, come valuta il girone di andata?

«Giudico discreta la nostra performance. Chiudiamo con 6 punti, potevano, e forse dovevano, essere 10, ma gli infortuni non hanno certo aiutato. L’obiettivo era e resta la salvezza».

Secondo lei, dove può realisticamente arrivare la Techedge?

«Il campionato è diviso in due fasce. Noi siamo nella seconda, in un ambito di 6 squadre confrontabili per roster e per budget. Certamente la squadra con la migliore performance parametrata al budget è San Martino, che sta in prima fascia con budget inferiore a quello delle migliori».

Quali sono gli aspetti su cui bisogna lavorare?

«Ci sono due problemi strutturali: il primo riguarda l’approccio alla partita; non è possibile prendere regolarmente 20-25 punti nel primo quarto contro chiunque. Il secondo sono i troppi tiri forzati allo scadere dei 24 secondi. Gli schemi dovrebbero forse essere un po’ più ficcanti e meno di aggiramento. Più gioco in transizione. A chiacchiere è molto facile. Però l’ultima partita, a Napoli, è stata foriera di buone notizie su entrambi i fronti: speriamo che sia una tendenza e non un caso».

La vera Techedge è quella dell’Opening day?

«Come dicevo, i roster di seconda fascia sono confrontabili: vincitori e vinti dipendono dalla grinta e dal killing instinct. Caratteristiche che hanno permesso il favoloso risultato della stagione scorsa; e che, peraltro, la squadra sta facendo fatica a confermare. Credo sia in corso un processo di adattamento psicologico, che consiste nell'imparare a prendere improvvisamente 20 punti conservando la capacità di tornare a galla, o almeno, contro le grandi, di non sfigurare. La miglior Techedge, comunque, per me non è quella vista contro Napoli ma quella vista a Broni contro Lucca: con Madu si sarebbe potuto portare a casa una vittoria storica».

La sua azienda è soddisfatta di aver intrapreso questa avventura?

«L’azienda non ha fatto un investimento in normale stile marketing: il nostro mercato è il mondo, dove il basket femminile italiano è totalmente invisibile. Si tratta piuttosto di un’azione di “responsabilità sociale”, un investimento in uno sport che, al femminile, è trascurato. Quindi il nostro grado di soddisfazione dipende dalla reazione del territorio: da questo punto di vista siamo molto soddisfatti. La comunità locale si è stretta intorno alla squadra: quello che si vede a Broni, non si vede da nessuna altra parte».

Broni può crescere in A1?

«Il vero problema, che sta dietro alle quinte, è di tipo economico: la sostenibilità della serie A1 in un tessuto economico debole come quello di Broni è complicata: anche in questo caso i dirigenti stanno facendo i salti mortali».

Franco Scabrosetti


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