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Lega A - Feira (Torino) e il pasticcio Nunnally "Siamo al dilettantismo!"

di Redazione Pianetabasket.com

Massimo Feira è l'amministratore delegato della Fiat Torino, almeno fino alla cessione dell'Auxilium alla Leonis come si discute ormai da diverse settimane. Ecco che oggi concede l'intervista a Domenico Latagliata de La Stampa, con al centro il caso Nunnally-Pistoia, come è ovvio che sia, visto che le spese della vicensa le ha fatte proprio la formazione piemontese, che con la Reggiana si è vista raggiungere in classifica dai due punti ottenuti dalla formazione toscana.

Dopo il 20-0 per Pistoia deciso dal Giudice Sportivo a scapito di Milano a causa della posizione irregolare di Nunnally, cosa si può dire del basket italiano? Quanto accaduto rimarca alcune carenze che non sono solo di Milano. Nel calcio, Lega e Uefa comunicano a inizio stagione i giocatori che hanno squalifiche pendenti: perché nel basket non capita? Sotto questo aspetto, siamo al dilettantismo. Fatico anche a credere che la fonte da cui è partito il tutto sia stato un tifoso sui social. La verità è che chi sapeva avrebbe dovuto comunicarlo prima di tutto all'Olimpia: nello specifico, se Avellino era a conoscenza della squalifica di Nunnally (il cui stop era appunto risalente ai tempi della sua permanenza in Irpinia, ndr), avrebbe dovuto avvisare Milano.

Quindi FIP e Leagabasket incolpevoli? Credo sia opportuno allargare il discorso. Al momento la Federazione è vista solo come un soggetto che tassa le società e commina multe: dovrebbe avere un atteggiamento diverso e, insieme alla stessa Lega, ammodernare il sistema per farlo diventare professionale e professionista.

Regole. Diverse. In questa stagione è successo di tutto, non lo si può negare. Bisogna cogliere la palla al balzo per migliorarsi, tutti insieme. Quanto appena accaduto è solo l'ultimo episodio di una lunga serie di problemi. Siamo partiti in sedici, ma i rumours dicono che almeno il 25% delle società faticherà ad arrivare a fine stagione: così si perdono credibilità e capacità di attrarre investimenti. In una situazione del genere, come si può pensare che l'anno prossimo ci siano 18 squadre al via?

Tornare indietro non si può. Vanno introdotte regole rigide: non da interpretare, ma solo da applicare. E serve il fairplay finanziario: chi inizia il campionato deve avere la certezza di arrivare alla fine. I controlli vanno fatti su tutti gli aspetti della vita societaria, non solo sullo stipendio dei giocatori. Lo dico da dirigente, consapevole delle difficoltà in un cui una società può venirsi a trovare nell'arco di una stagione: è fondamentale che le verifiche vengano fatte in estate, attraverso garanzie patrimoniali certificate. Oggi la fidejussione per iscriversi alla serie A è di 250.000 euro: troppo poco. Mi rendo conto che la mia sia una posizione impopolare, ma i primi che devono porsi come obiettivo la valorizzazione e la reputazione del prodotto basket sono i proprietari e i dirigenti.

Cammino salvezza. Quanto accaduto può alterare la corsa salvezza, che ci riguarda direttamente. Il campo deve rimanere il giudice unico: è lì che vogliamo salvarci.


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